Da giovedì 18 ottobre 2018 si sono accesi i riflettori sull’edizione numero 13 della Festa del Cinema di Roma. Ed è iniziata tra il polveroso, affascinante ed ambiguo Hotel Royale e dei suoi 7 misteriosi personaggi del talentuoso sceneggiatore e regista Drew Goddard, e dal drammatico thriller argentino, diretto da Barbara Sarasola-Day, ‘Sangre Blanca’.
E’ chiaro che per questa tredicesima edizione le attese sono tante e non solamente per le due pellicole menzionate e per le altre ulteriori che passeranno in rassegna in questi giorni. Ma anche per mostre, retrospettive ed incontri, come ricordato e precisato nell’articolo precedente, con personaggi iconici della settima arte. Ma ritorniamo ai due film menzionati sopra con qualche breve commento.
Scritto e diretto da Drew Goddard, già autore di serie tv come ‘Daredevil’ e ‘Quella casa nel bosco’, il film sembra inizialmente, anche solo alla lontana, un intreccio che ricorda il cinema di Alfred Hitchcok. Lo sviluppo medesimo della storia invece, con il susseguirsi di colpi di scena e mistero, tende più ad avvicinarsi allo stile del regista Quentin Tarantino. I 141 minuti strappano più di qualche applauso da parte della stampa, un applauso meritato non solamente per la costruzione del plot, da parte del regista, ma anche e soprattutto, per la performance di Jeff Bridges e di tutti gli altri attori che hanno partecipato come Jon Hamm, Chris Hemswortn, Dakota Johnson e la sorprendente Cynthia Erivo. Quest’ultima, attrice londinese che in passato ha calcato i vari palcoscenici di Broadway, ha sfoggiato tutto il suo talento canoro in alcune scene del film. Alcuni pezzi famosi, i quali compongono la colonna sonora, sono stati reinterpretati da lei medesima. Un film sicuramente da vedere.
SANGRE BLANCA
La pellicola argentina è un vorrei ma non posso da parte della regista Sarasola-Day. Incentrato su una duplice trama che si intreccia, ‘Sangre Blanca’ sembrava aver le carte in regola per ipnotizzare gli addetti ai lavori ed il pubblico con il duplice dramma della protagonista femminile e, quasi sicuramente, giocarsi qualche possibilità per la vittoria finale. Eppure lo sviluppo della storia ha mostrato più buchi di trama, che una storia solida e ben studiata dalla regista medesima, autrice anche della scenggiatrice. L’intenzione era quella, mediante il genere thriller, di psico-analizzare il rapporto padre-figlia in una situazione di imminente pericolo per quest’ultima. Ciò che non ha funzionato o che comunque ha di fatto azzerato l’attenzione da parte dello spettatore, sono stati alcuni momenti allungati per riempire la trama stessa. Peccato: una bella occasione sprecata.
Testo a cura del nostro inviato a Roma Vincenzo Pepe .