La sua birra preferita era la Budweiser. Il suo attore preferito era Spencer Tracy. E quando chiesero al campione italiano di nuoto, Carlo Pedersoli, ritiratosi dall’attività agonistica per fare l’attore, di scegliersi un nome d’arte, senza esitazioni lui rispose: Bud Spencer. Funzionò da subito e grazie al fisico imponente (193 cm d’altezza per quasi 120 kg di peso) s’impose nel genere western con ruoli da gigante burbero e un po’ scemo ma buono.
Non portava la barba e per ragioni cinematografiche fu costretto a farsela crescere, elemento questo che lo connotò ancora di più come personaggio simpatico a cui affezionarsi fin dalle prime scene. Nel 1970, E. B. Clucher voleva realizzare un film western serio dopo aver visto i film di Sergio Leone ma alla prima del suo lavoro “Lo chiamavano Trinità” vedendo la reazione del pubblico, che fu tutt’altro che seria, si convinse a girare un sequel con gli stessi canoni comici e involontari del primo, “… continuavano a chiamarlo Trinità” dichiarando: “non volevo fare un film comico ma mi è venuto fuori così”.
Bud Spencer e Terence Hill decollarono definitivamente diventando una delle coppie brillanti più salde della storia del cinema, professionalmente e umanamente. Nacque un nuovo filone cinematografico, difficile da incasellare nei già affermati generi e per questo si limitarono a chiamarli i film con Bud Spencer e Terence Hill, commedie brillanti (spesso per bambini) che avevano come caposaldo un’esagerata rissa collettiva (senza sangue o volgarità) tra i protagonisti e i comprimari. A titoli come “Lo chiamavano Trinità” e “… continuavano a chiamarlo Trinità” seguirono “I due super piedi quasi piatti” sempre di Clucher, “Altrimenti ci arrabbiamo” di Marcello Fondato, “Più forte ragazzi” di Giuseppe Colizzi, “Porgi l’altra guancia” di Franco Rossi e tanti altri. Spesso Bud Spencer lavorò anche da solo in film tutti italiani come la serie “Piedone”, un commissario di polizia in servizio a Napoli e reso internazionale a causa delle indagini che portava avanti, in Egitto, in Cina e in Africa. Bud Spencer si affezionò particolarmente a Piedone perché gli permise di esprimersi recitando con la sua voce, visto che fino ad allora era sempre stato doppiato da Glauco Onorato, al quale, tra l’altro, Spencer tributò sempre il suo ringraziamento per “averlo reso un attore vero” dato che lui si riteneva solo un personaggio.
Pilota di elicotteri, in una scena del film “Nati con la camicia” di Clucher, fu proprio lui a pilotare un elicottero senza l’ausilio della controfigura. I film più amati dai bambini di ieri (scrivente compreso) restano sempre “Altrimenti ci arrabbiamo”, seguito da “Uno sceriffo extraterrestre, poco extra molto terrestre” e “Chissà perché capitano tutte a me” entrambi di Michele Lupo. Nei suoi film lavorarono anche pugili del calibro di Joe Bugner, Piero Del Papa e Antonio Monselesan, accreditato come Tony Norton, meglio noto per aver interpretato Wild Cat Hendriks in “… continuavano a chiamarlo Trinità”.
Il ricordo più bello? Il suo sorriso e la sua enorme mano che stringe quella del bambino extraterrestre H725. Oggi chi vuole ritrovare nuovamente il sorriso di Bud Spencer può farlo prendendosi un caffè con Domenico Giuffrè, originale barista di Piacenza che assecondando (finalmente) la sua passione per l’attore scomparso due anni fa a 86 anni, ha da pochissimo aperto un bar dal nome davvero molto particolare: Al bar da zio Bud. Il signor Domenico il cinema ce l’ha nel sangue, a partire dal cognome (ma nulla a che vedere con i fratelli Giuffrè), e dal fatto che partecipò ad un provino per fare la controfigura proprio al suo idolo, Bud Spencer. In effetti Domenico somiglia molto all’attore napoletano ma purtroppo non fu preso solo per ragioni anagrafiche, all’epoca era troppo giovane. Domenico si diverte e beve il caffè seduto proprio sotto una gigantografia di Bud Spencer che ne ripercorre graficamente le più importanti tappe cinematografiche.