BOZAR a Bruxelles presenta un’importante retrospettiva del leggendario artista americano Keith Haring. Amico e compagno di progetti artistici di Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, Keith Haring ha avuto una presenza unica a New York negli anni ’80, svolgendo un ruolo chiave nella controcultura e creando uno stile immediatamente riconoscibile.
Famoso soprattutto per i suoi motivi iconici dei cani che abbaiano, bambini che strisciano e dischi volanti – Haring ha cercato di creare un ‘”arte pubblica” che ha diffuso attraverso il suo Pop Shop, i media o nelle metropolitane e negli spazi urbani collettivi. Il suo tratto a metà tra il pop e il graffitismo primitivo è talmente entrato nella cultura popolare che è difficile finanche storicizzarlo. Appartiene a un eterno presente che non passa di moda e non è legato a una decade, benché tutti associno Haring agli anni 80, il momento del suo massimo splendore.
Attingendo alle sue influenze nell’espressionismo astratto, alla pop art, alla calligrafia giapponese o al lavoro degli artisti di graffiti di New York, il suo stile singolare, apparentemente spontaneo, è stato ugualmente echeggiato dalle energie del suo tempo, dai viaggi nello spazio. hip-hop e videogiochi. Un’opera potente, che non ha perso nulla della sua rilevanza.
L’eredità visiva dell’artista americano Keith Haring è il riflesso di uno stato d’animo, quello di un decennio e di un continente. I suoi personaggi che fanno eco al fumetto, i suoi colori vivaci e i cani che abbaiano sono stati visti in tutto il mondo, ma questa produzione artistica non deve nascondere un altro aspetto della sua personalità. Keith Haring si è scagliato contro la politica interna ed estera americana e ha ravvivato la vita notturna e le serate dei club degli anni ottanta, offrendo anche una lotta nazionale – e personale – contro il virus dell’AIDS che alla fine avrebbe prevalso negli anni ’90. La grande retrospettiva che BOZAR gli dedica ritorna alla vita movimentata e al lavoro di questa leggenda americana.
Organizzato da Tate Liverpool in collaborazione con BOZAR / Palais des Beaux-Arts a Bruxelles e il Museo Folkwang, Essen.
Foto dell’allestimento: Guy Hofman – Bruxelles /The Way Magazine