Monica Silva è un’artista e fotografa brasiliana di fama internazionale, grande ritrattista e versatile creativa con uno stile molto distintivo.
Protagonista di una mostra che risuona ancora nei ricordi dei fortunati che l’hanno ammirata a Milano nel 2019 (“Sacro e Profano” in esposizione presso lo spazio M.A.C. di Piazza Tito Lucrezio Caro) è conosciuta per i suoi famosi portraits e progetti “Banana Golden Pop Art” (2014), “Lux et filum –una visione contemporanea di Caravaggio” (2015), “Flower Power Series Pop Art” (2018), “Coca Cola Series” (2019) e“Sexy Pop Fruit Series” (2019).
Il realismo magico di Monica Silva come racconta Andrea Dusio che ha seguito il progetto di curatela della mostra milanese, “imanda ad una dimensione intangibile che riguarda la capacità della retina di registrare qualcosa che l’obbiettivo non vede, e che appartiene a un atto magico, misterioso. [..] Quello che noi europei chiamiamo realismo magico non è altro che l’accettazione, o perlomeno la messa in discussione, di un elemento non spiegabile, irriducibile alla logica, e che però fa parte della realtà”.
I lavori come “Lux et filum – una visione contemporanea di Caravaggio”, vantano il patrocinio culturale del Governo dello stato di San Paolo (Brasile) per essere “di rilevanza culturale e sociale e per contribuire in modo significativo alla diffusione della cultura.
Le opere di “Banana Golden Pop Art” sono un omaggio giocoso all’estetica della Pop Art e all’immagine iconica di Andy Warhol, e per le fotografie del progetto “Sexy Pop Fruit Series”, la vernice d’oro sui frutti allude alla metafora sessuale che appartiene sin dall’antichità alla pittura di genere. Questi suoi frutti sono soprattutto pensieri, provocazioni, icone sfrontate.
Molto peculiari anche i ritratti della fotografa brasiliana: “I suoi Portraits aiutano la persona ritratta a tirar fuori qualcosa di sé che ha paura di esibire. E questo è tanto più vero quanto il soggetto è una donna, perché attraverso il volto e il corpo la fotografa brasiliana racconta sempre qualcosa della propria storia, un fatto individuale che è condiviso con chi sta davanti all’obiettivo, qualcosa che ha intravisto e che sente appartenere a tutte le donne” dice il curatore Andrea Dusio.