Appena finita una mostra di successo a Pietrasanta, Toscana, le foto liquide di Veronica Gaido sono già in esposizione a New York. C’è una mostra in una galleria prestigiosa del quartiere Chelsea, poi la personale all’ambasciata italiana delle Nazioni Unite sempre a New York, poi Miami.
Veronica Gaido ha presentato per la prima volta nel 2018 “Invisible Cities”, un corpus di fotografie che svela il lato nascosto delle città con uno sguardo parallelo, ampio e misterioso. “Invisible Cities” come le città del romanzo di Italo Calvino, sono sconosciute, costruite non con volumi e materiali reali, ma fatte di linee e forme smisurate, di luci e trasparenze inconsuete, in cui il ritmo delle facciate diventa pentagramma tridimensionale.
a metropoli, con le sue architetture, i suoi grattacieli si umanizza in un turbolento dialogo tra gli edifici, svelando la sua struttura spoglia, spettacolare, luminosa.
L’artista dice: “Mi immedesimo nelle mie architetture, che una volta ho associato alle città invisibili di Italo Calvino. Immagino un grattacielo, un edificio che per sempre troverà un altro grattacielo davanti a sé, e in fondo è come se fronteggiandosi si guardassero dentro l’un l’altro,
gesto più facile che per noi umani no? Sono così simili tra loro… sono come corpi.
Anche i miei nudi li voglio mossi, cerco di mettere in luce un ritmo, che per me è una costante della vita, e mostro un certo tipo di bellezza, perché ogni corpo è bello, ne basta una parte, un’angolazione… In tutto, che si tratti di città o di donne ricerco un’anima, il mio è sempre un viaggio spirituale”.
Le fotografie di Veronica Gaido uniscono originalità, individualità e velocità riuscendo a restituire emozioni personali, una sorta di “onda densa e luminosa, come una piccola epifania” del reale, come l’ha definita Philippe Daverio.
Il suo universo è un organismo vivo, dinamico, in continuo rapporto con l’animo umano. La contemplazione del paesaggio è fondamentale nella comprensione del dettaglio e del senso del territorio, dove lo spettacolo della natura genera nel suo animo emozioni che vanno oltre la semplice contemplazione estetica e il cui lavoro ne evidenzia la ricchezza cromatica e i giochi di luci e ombre, opere in cui la natura e il suo mondo interiore si confondono.
APHRODITES – “Aphrodites” sono le donne che l’artista ha scelto, la visione della sua fotografia che segue la danza e l’eleganza delle figure “ritratte”. Attraverso un utilizzo ricercato della macchina fotografica vengono realizzate opere in movimento, una tecnica sofisticata che gioca con tempi di esposizione e messa a fuoco. L’ambientazione, realizzata con la luce delle candele, è un muro luminoso che modella le forme del corpo femminile esaltandone le rotondità. Quella di Veronica Gaido è una “fotografia liquida” che mescola la grazia ottocentesca degli Impressionisti, come un pennello che dipinge la tela, e il dinamismo del Novecento, che coglie il ritmo fluido della contemporaneità. Il suo universo è un organismo vivo, dinamico, in continuo rapporto con l’animo umano. I nudi li predilige mossi per cercare di metterne in risalto il ritmo, per l’artista una costante della vita, e mostrare la bellezza insita in ogni corpo, in ogni sua parte o angolazione. In tutto quello che fotografa, dai corpi alle città, Veronica Gaido è alla ricerca dell’anima al suo interno e il suo è sempre un viaggio spirituale.
In foto d’apertura: