Area Caproni U8OPIA, una mostra concepita dal dialogo tra Louisa Clement e Georg Herold, due artisti appartenenti a diverse generazioni, entrambi tedeschi, espongono insieme e a Milano per la prima volta.
Sviluppandosi attraverso i due piani della galleria, la mostra rivela un mondo transitorio popolato da umanoidi che propongono nuovi meccanismi per regolare la vita. Le loro opere d’arte recenti, alcune delle quali mai state esposte prima, suscitano un interrogatorio interattivo su come si stanno evolvendo le relazioni tra gli umani, i loro corpi e I cicli di vita.
Avvicinandosi al lavoro con media differenti Louisa Clement e Georg Herold aprono un dialogo intenso creando una tensione tra le dinamiche della vita umana che riconosciamo e levoluzione che pretendiamo di ignorare.
Louisa Clement lavora con fotografia, video, scultura e realtà virtuale, analizzando metaforicamente l’oggettivazione del corpo umano, attraverso nuovi modi di rappresentare le fisionomie umane. Nel suo lavoro fotografico il soggetto è un manichino come riflesso dell’identità della percezione e come simbolo delle molteplici personalità con cui le persone si identificano.
Nella serie Avatar, fotografie di manichini dai colori vivaci, scattate con la fotocamera del suo smartphone, disumanizzano la diversità dei corpi mentre la serialità di pose simili anonimizza l’essere umano. In modo seducente nel lavoro di Clement, la dissoluzione della definizione grafica dellimmagine alla base della sua pratica, rompe i confini tra fotografia e pittura.
La ricerca di nuovi significati e interpretazioni del corpo umano continua nel lavoro di Georg Herold con figure antropomorfe iper-naturalmente contorte. Corpi di umanoidi surrealisticamente sovradimensionati, o porzioni di gambe o braccia, trasmettono ambiguamente emozioni controverse di dolore estremo o estasi sublime. Composti da tele tese su assi di legno, bronzo, schiuma o legno grezzo, i corpi sono arrestati nel momento dell’azione, in una posa ironica o sessualmente provocatoria. La narrazione della mostra si sviluppa verso la decostruzione della fisicità. Come nei lath-paintings, opere realizzate utilizzando listellature del tetto, che ricordano il linguaggio grafico a 8 bit, trasformano lo scopo della tela che diventa un supporto che si estende dalla cornice all’immagine, assemblato con carta fotografica colorata, collant e altri materiali poveri con cui lavora dagli anni ’80.
La continua ricerca sugli umanoidi e le dinamiche delle interazioni tra esseri umani è spinta oltre nella nuova scultura Mold di Louisa Clement. L’opera in bronzo è lo stampo di una bambola del sesso appartenente a una nuova generazione di giocattoli sessuali di lusso, dotata di un’intelligenza artificiale, che consente alla bambola di apprendere e memorizzare le preferenze degli utenti e interagire con loro al fine di raggiungere un nuovo livello di esperienza. Questo processo di sostituire un partner vivente è direttamente correlato alle nuove fotografie. Inquadrando le sculture con la fotocamera del suo smartphone, ha compreso che il volume negativo della scultura diventa positivo. Sviluppandosi dal suo interesse per l’era dei social digitalizzati, questo lavoro diventa una metafora dei profili Instagram, che sono in grado di completare la vita delle persone. L’interferenza tra trasformazione fisica e digitale raggiunge la sua massima espressione nell’opera video Circling Head di Clement, in cui la testa di un manichino ruota in loop provocando nello spettatore un senso di nichilismo e disturbo inarrestabile.
Fino al 28 marzo 2020
Martedì Sabato | 11 19
Via Mecenate 76/45 20138 Milano
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