Pensate di andare a ballare al Plastic a Milano, cuore della nightlife meneghina di un certo stile, e vi ritrovate in una suggestiva mostra d’arte. L’ha allestita il PlasMa, il Plastic Modern Art, in uno spazio abbandonato di grande impatto con opere dell’arista milanese Davide Genna. L’ispirazione della mostra a pavimento (tutte opere a terra) è la leggerezza e infatti si chiama ARIA ed è visibile fino al 17 dicembre a via Gargano, 15, ingresso libero (si paga se volete andare a ballare).
“Un progetto specifico per questo posto che mi ha subito stimolato – ci dice l’artista – C’è solo il rumore dell’aria, è una mostra che si guarda al silenzio ed è singolare che accanto ci sia il club che vive invece di suoni dell’elettronica”.
Appena entrati nello spazio vi troverete in una scena scarna: non c’è nulla alle pareti ma soltanto aria, l’opera a terra è illuminata per creare un’isola di luce e di colori. La luce evidenzia solo il visibile ma anche l’ambiente che è industriale. L’ambiente va visto ma ovviamente in penombra.
Le persone arrivano, contente, stimolate, incuriosite: “La mostra piace e propone un approccio diverso perché la si sperimenta dall’alto, in perimetro visto che i lavori sono tutti a terra. E soprattutto la si vede in notturna”, dice Genna, classe 1983, lui stesso frequentatore della scena clubbing di Milano.
ARIA è all’interno di una programmazione di arte contemporanea che promuove tutte le forme d’arte al di fuori della musica che si sente nel celebrato Plastic. Ci sono stati happening teatrali e a di altra natura ma questa di Davide Genna è un’occasione davvero speciale: “Avevo sempre lavorato sulle pareti, a pavimento diventa tutto scultoreo e l’ambiente industriale rivela al centro un’isola che contiene i miei lavori. Ci si può anche entrare, alcuni si spingono ed è piacevole osservarli”.
PROGETTO – Il progetto è sito specifico, nasce lì dove lo si ammira: “Aria nasce al Plasma che è uno spazio di circa 400 mq . Ho realizzato la scacchiera triangolare a pavimento con lati di 8 metri. Ho voluto realizzare un trofeo dechirichiano a pavimento, con alcuni miei lavori concepiti come un trofeo surrealista”. La carta è il centro predominante della sua arte, accostata all’acciaio, plastiche, legni e metalli. Al centro c’è una X che è la firma degli analfabeti, un lavoro che l’artista ha fatto sull’incapacità transitoria di intendere e di volere. “Tutti possiamo provarla prima o poi”, ci dice con persuasiva convinzione.
Disposti secondo una logica cronologica, i lavori (prodotti negli ultimi 10 anni circa) hanno in cima alla forma di triangolo un ventilatore che soffia aria sui lavori “con l’angolo del triangolo che è esattamente corrispondente all’oscillazione del ventilatore”.
È una metafora dell’oscillazione del movimento della poetica di un artista con l’aria: “Secondo me l’aria ha una sua forma scultorea – dice Genna – , sto ragionando sull’aria come scultura, è un elemento percepito inconsistente ma è leggera nella sua eleganza”. Per questo l’installazione è anche un’indagine sulla leggerezza che Davide Genna, uscito dall’Accademia di Brera e allievo di Gianni Caravaggio, propone tra pittura e scultura, bidimensionalità e tridimensionalità.
“Con ARIA la mia carriera è sintetizzata dall’inizio ad adesso e si conclude con la vegetazione e le raffigurazioni, le ultime cose su cui sto lavorando che sono ispirate dall’ottica di giungla urbana che mi interessa ultimamente. Non sapevo che sarebbero stati disposti così sono tutti irregolari, avevo deciso l’opera con cui iniziare, un grande posacenere, e poi è stato lo spazio a dettarmi la disposizione. Ero felicissimo quando me l’hanno proposto, è stato come lavorare in un hangar, non curato. Il che mi ha permesso di sviluppare nuove sensazioni lontane dalle classiche pareti della galleria”.
Foto dell’installazione: Cosimo Filippini