Per scrivere il testo di “Io Sì”, la versione italiana di “Seen” di Diane Warren, Laura Pausini e Niccolò Agliardi ci hanno messo un mese. Ad agosto del 2020, Pausini pensava: “Quando essere invisibile è peggio che non vivere, la canto e mi commuove perché siamo anche tutti separati. La canzone è il significato dell’Oscar stesso, appartiene a chi ha capito come sentirsi protetto anche senza famiglia”. E questo testo sul film “The Life Ahead” di Sophia Loren ed Edoardo Ponti è candidata agli Oscar.
Delle 6 nomination finora avute da italiani agli Oscar, 4 sono per le musiche (Riz Ortolani, Giorgio Moroder con i film degli anni 80), mentre Tony Renis è l’unico precedente illustre di nomination di autore italiano. In ogni caso se vincesse Laura Pausini nel 2021, questo sarebbe l’unico Oscar a una canzone cantata e scritta in Italiano nei 93 anni dell’Academy Award. “Il successo della canzone – racconta – è dovuto al grande e lungo lavoro che c’è stato. Netflix e Paolmar hanno acconsentito a inserire il brano in italiano. Edoardo Ponti non è stato solo un regista, ma un direttore anche della mia voce, per la prima volta mi sono fatta dirigere e ho ascoltato consigli su dove insistere. Niccolò Agliardi mi ha ascoltata e guidata non è stato semplice trovare le parole giuste”.

Tutta questa attenzione per questi pochi minuti di musica che stanno facendo il giro del mondo in queste settimane, è servita indubbiamente. “Da Agosto 2020 ad oggi sono entrata a far parte di una grande famiglia che non mi ha solo chiesto di essere la voce della canzone principale, ma ha creato un gruppo di persone che si sono dedicate con passione e dedizione nella creazione artistica di questo film. Tutti ci siamo messi a disposizione del messaggio che vogliamo portare dall’Italia nel resto del mondo. Voglio ringraziare Sophia, Edoardo, Diane, Niccoló, Bonnie e tutto il team di ‘La vita davanti a sé’ perché ho scoperto un nuovo modo di scrivere e di essere diretta nell’interpretazione del canto che normalmente faccio per mia scelta in completa solitudine. Ringrazio anche Palomar e Netflix che mi hanno accompagnata in questo sogno. Questa nuova nomination, stavolta è più travolgente che mai a livello emotivo, perché è molto importante anche per il nostro paese e per la cultura italiana – ha dichiarato Laura Pausini- La canzone e il film sono dedicati alle persone che si sentono perse, abbandonate, senza protezione. Stato d’animo che conosco e che oggi più che mai vive in molte persone a causa della pandemia. Ma la speranza è l’insegnamento che questa canzone e questo film si sono proposti di dare come tema principale. Anche per questo, in maniera particolare, ringrazio l’Academy”.
Emozionata come non mai, a maggio avrà 47 anni, dice in collegamento alla vigilia della notte che potrebbe portare il suo nome nella storia (la 93esima edizione degli Academy Awards si terrà in slittamento visto l’annata particolare, il 25 aprile 2021): “Vorrei fare tutto perfetto per voi italiani. Solo voi italiani mi avete vista come sono: Italia abbiamo vinto non ho detto mamma abbiamo vinto. E tutte le emozioni sono amplificate, io sono abituata a stare con le persone del mondo e sono due anni che non viaggio. Per me è un periodo duro, voglio andare su un palco a cantare, perché non posso farlo mannaggia!”.
Il video passa in italiano ovunque e i sottotitoli va in inglese. E in radio “Io sì” viene passata anche in italiano in America, nei primi 30 posti nelle radio: “E io quando vado all’estero e sento che mi cantano in italiano un po’ me la tiro. In Italia invece ho paura perché sono amata dai miei fan, in Italia è l’unico paese del mondo dove ho fatto il tour interamente negli stadi. In Sud America mi sono formata come donna”.

Il successo inarrestabile che l’ha portata da Sanremo ai Golden Globe fino agli Oscar, lo spiega così: “Quando vado all’estero non ho paura e in Italia mi sento sempre una grande responsabilità. Però se guardo indietro, ho rotto le balle a tutti i paesi per farmi conoscere e fare la promozione, per farmi cantare e mi rimbocco le maniche anche dopo aver vinto un Grammy, questa è la verità. C’è tanta gente che lavora tanto e non ha i miei risultati. Per i primi 10 anni pensavo fossi solo fortunata, poi dopo 28 anni di carriera forse ce l’ho ma ho paura di sentirmi speciale. Se sono così qualcosa c’è in me e devo rendermene conto“.
Il discorso più importante dice di averlo già fatto: “Dedico la mia nomination al mio babbo, ho cominciato con lui che è un musicista e cantante e ha lavorato con Raoul Casadei che è scomparso da poco ed è nei nostri pensieri. E quando ero adolescente ha lasciato le orchestre e ha preparato il piano bar con un suo collega, costruendosi il repertorio pensando a quali canzoni gli avrebbe chiesto il pubblico. Mi ha spiegato perché le canzoni sono importanti per la vita delle persone, a otto anni mi ha detto del messaggio delle canzoni. Cantava Aznavour, aspettava che io volessi cantare con lui e al ristorante Napoleone di Bologna che purtroppo non c’è più e come regalo mi ha dato quello che volevo: il microfono”.

Da Solarolo a Sanremo, Laura Pausi ammette che questo percorso non è stato nemmeno nella sua immaginazione: “Piano bar o stella mondiale ma quando canto da sola e davanti a me o 100 persone che mangiavano e i 70mila di San Siro. Me le ricordo l’insegnamento di mio padre: è la musica che è la stessa”.
La canzone in gara per l’Oscar come “Best Original Song” scritta appositamente per la colonna sonora del film “The life ahead” per la regia di Edoardo Ponti con Sofia Loren (Palomar Production/Netflix), ha ricevuto, oltre al GOLDEN GLOBE per la Miglior canzone originale, anche l’Hollywood Music and Media Awards e il Satellite Awards dell’International Press Academy.
Niccolò Agliardi commenta così questo importante riconoscimento: “E’ impossibile abituarsi a tanti colpi di scena così ravvicinati nel tempo? Scoppio di sorpresa e di orgoglio. Sono felice per Laura, e sono grato di appartenere ad una squadra che da tanti anni lavora con cura e dedizione con la pazienza di un albero che cresce e la tenacia delle sue radici. Ci tengo a ringraziare Diane Warren, Edoardo Ponti, i produttori di Palomar, il team Curci e naturalmente Laura per l’opportunità che mi è stata concessa”.