Michele Penna è un artista che ha fatto del recupero dei materiali e della luce un suo tratto distintivo. Due mondi apparentemente distanti quelli in cui si muove, che però collidono in una sintesi sorprendente quando si ammirano le sue opere: quello dell’elettronica di precisione e quello dell’arte che si illumina.
Abbiamo incontrato Michele allo Spazio Porpora di Milano, dove è in corso una collettiva sulla luce e sul colore (fino al 15 gennaio, via Nicola Antonio Porpora, 16, 20131 Milano).
La luce è il motore della nostra vita, senza di essa non esistono colori, forme, contrasti, emozioni concretizzate. In mostra ci sono oggetti, fotografie, quadri, video e azioni performative di tanti talenti dalle più svariate provenienze, messi assieme da Silvia Ceffa curatrice d’arte ed organizzatrice di eventi. Ci sono anche brand di moda selezionati da Michelle Kling Hannover che opera da anni nella moda come giornalista e stylist.
Penna, giovane artista di Seregno attualmente esposto anche alla Fabbrica del Vapore a Milano, parte dal recupero: “Sono autodidatta e da 16 anni sono nel mondo dell’arte, all’inizio non ho realizzato sculture con luci. Le mie prime opere erano molto semplici e utilizzavano solo materiali di recupero. Poi lavorando di giorno nel campo dell’elettronica e della meccanica di precisione ho iniziato a usare quei componenti anche in questo percorso”.
Tutti i giorni per lavoro osservava quello che veniva buttato nella sua azienda e lo recuperava: “L’utilità è un’aggiunta alle mie opere. La luce serve a questo, sono il precursore di chi ha iniziato a usare i led per far luce. Nell’ambiente di casa non si usavano e io li ho innestati nelle sculture. C’è l’opera con le lampadine bruciate nel 2010 che sono accese solo tramite il led che si infrange su di esse. Credo ci sia una duplice funzione della mia arte, che è un concetto mi piace”.
L’interesse che Michele suscita con le sue opere singolari è tanto: “Ho esposto sul Lago di Garda, a Brescia e poi anche a Pescara e nelle Marche. Piacciono perché sono particolari e soprattutto quando uso le schede elettroniche che vengono usate per le antenne, o quando integro il sensore di sensibilità per rendere le opere interattive, passando la mano si accendono o con il semplice battito”.
E i colleghi della meccanica che dicono? “All’inizio ho incontrato reticenze, pensavano che fosse un aspetto dilettantistico, poi quando vengono nelle gallerie a guardare mi fanno i complimenti. Non ho mai mollato perché mi sento arricchito, partendo da Seregno, vicino Milano, ho conosciuto un sacco di persone nell’ambito ”.
Per ammirare altre opere di Michele Penna consultate il suo sito.