Luca Seta è famoso tra le appassioante di fiction (7 Vite, Un Posto al Sole, Don Matteo, Capri) ma è un attore a tutto tondo che va oltre i ruoli che la tv gli ha fornito. Ed è anche un bravo cantautore con un album uscito nel 2013 e uno nuovissimo in lacio oggi.
Luca ha suonato al festival della cultura italiana in Thainlandia e Astana, Kazakhistan, facendo scomporre platee abituate a rimanere composte e attente. È amico di Elena Barolo, collega attrice e fashion victim, ma ammette di non subire il fascino della moda. Eppure giovane, bello e naturale, sembra fatto apposta per un editoriale di bellezza. Dal cinema alla fiction alla musica, Luca Seta ha molto da raccontare, specie ora che lancia il suo secondo disco Ricomincio Da Qui che avrà una data live a Roma, l’otto aprile, all’Auditorium Parco della Musica.
Come ti senti dopo tanto tempo al secondo disco?
La mia seconda prova, adesso sono passati anni e fortunatamente si cambia. Sicuramente ripensandoci sono stato stavolta più lucido e consapevole per le scelte musicali. Per il pezzo Ricomincio da qui ho chiesto io al produttore Gabriele Buonasorte di pensarlo come singolo, dopo varie proposte che non ci convincevano. Ho voluto chitarra e armonica a bocca. Avevo chiaro il mondo che volevo.
Che sarebbe?
Volevo una musica pulita, pura, meno casino, nel mondo che urla ho scelto di parlare. Ci si livella sull’urlo, come quando rimproveri un figlio e non ti sta a sentire.
Hai fatto l’attore e la tua immagine non compare in copertina sul tuo album. Provochi?
L’ho ragionato come un libro. Quando si ricomincia c’è bisogno di una pagina bianca, tutto è possibile. Volevo tutta l’attenzione sulle parole. Perché io sono parole. Il monologo che apre il disco mi rappresenta, sono io che mando a quel paese un barista ma è un modo per raccontare di me. Dico quello che penso.
L’idea di ricominciare…cosa vuoi trasmettere?
Ho capito delle cose, scrivendolo di getto, ero arrabbiato. Come sto cercando di vivere io, credo, può cozzare con le idee degli altri, che a volte criticano solo perché fanno cose diverse da te. Saremmo più felici se ci facessimo di più i fatti propri.
Perché succede questo?
Questo atteggiamento è frutto dei pettegoli, ci sono sempre stati. Il tutto facilitato dalla cultura del talent dove il giudice è diventato Dio in terra, chiunque si sente investito di giudicare gli altri. Concentriamoci a fare cose invece di parlar male degli altri.
Ma l’artista che può fare? Ha una mission?
L’unica mission che riguarda tutti è essere sinceri in quello che si fa. Se scrivi e canti arrivi alla gente ma non ho voglia di cambiare le menti delle persone. Se qualcuno è d’accordo con me o meno sono contento. Quando ero ragazzino e leggevo di scrittori che pensavano cose condivisibili mi aiutava molto. Ma oggi ci sono amici fraterni che non amano la mia musica e restano amici.
Parliamo del tuo pubblico, che cosa ti chiede, da dove arriva, più dalla musica o dalla tv?
Mi scrivono, in molti sono riservati. Ho scoperto di persone che mi seguono e non mi hanno mai chiesto niente ma sanno quello che faccio anche come attore. Posso dire che sono molto fortunato a non avere persone che insultano, ma sono tutte brave persone.
Secondo me attiri le menti più riflessive.
Può essere ma questo pubblico che a volte incontro sono quelli più silenti, non si manifestano e poi te li ritrovi ai concerti. Ci sono anche dei bambini, a volte è bello non capire il perché.
Volevi essere un personaggio pubblico a cavallo di vari generi?
Tutto quello che ho fatto non è stato mai razionale. Dopo Sette Vite 2, la fiction, stavo andando bene, la mia agente mi diceva che volevano facessi altro ma io volevo arrangiare le mie canzoni, e ho imposto uno stop per dedicarmi alla musica. Per fortuna poi mi hanno preso per Un Posto Al Sole. Sono stato poco bravo a farmi i conti in tutta la mia carriera.
Cosa resterà del disco?
Abbiamo molti pezzi forti. C’è Nevica che ha un filo stretto con me, molto forte e non ce l’avrei fatta a cantarla qualche anno fa. Non è un album con riempitivi, sono tutte canzoni toste. Alcune scritte molto tempo fa e altre recentemente, perché sono strano, ho dei flussi creativi per mesi e poi nulla. Le metabolizzo fisicamente le canzoni, il processo è fisico. Se l’ispirazione è pura sono sicuro di riconoscerla, smetto di scrivere se mi accorgo che non vale la pena. Le parole arrivano da un’altra parte, sono io che devo prepararmi per sostenerle. Un mio amico musicista, Massimo Zanetti, diceva che spesso non mi capiva, diceva che ero inafferrabile. Per me la musica è fisica, l’anima che esce dalla musica è tangibile.
Ora presenti un disco con parole tutte tue. Come si esprime la verità quando fai l’attore e reciti copioni scritti da altri?
Spesso correggendo le sceneggiature! Dire le parole degli altri è una possibilità che accetto volentieri. La sfida è farle diventare proprie. Questa è la mia interpretazione del ruolo attoriale. Non lo vedo come un limite.
La tua musica è legata alla tua lingua. Come ti percepiscono quando suoni all’estero?
In Thainlandia o Kazakhistan si sono entusiasmati. Dal vivo mettiamo molta più musica suonata rispetto al disco, ma l’italiano piace. Da ragazzino ascoltavo Bob Dylan e Guns N’ Roses, studiando francese non capivo nulla ma non mi frenava dall’apprezzarli.
Come ti piace impiegare il tuo tempo libero?
Faccio Kite Surf e a ottobre mi sono infortunato al dito, rischiando di non suonare mai più. Per fortuna ora sto facendo fisioterapia e mi sono sempre più avvicinato al mare. È come l’arrampicata che facevo prima, è la mia forma di meditazione. Sono passato dalla montagna al mare, ma corpo, mente e anima sono davvero unite e mi sento col cervello libero.
“RICOMINCIO DA QUI”, secondo disco dopo “In viaggio con Kerouac” (2013), verrà presentato in concerto domenica 8 aprile sul palco dell’Auditorium Parco della Musica – Teatro Studio di Roma (ore 18.00). I biglietti sono già disponibili sul circuito TicketOne (http://www.ticketone.it/biglietti.html).
Luca Seta, pseudonimo di Luca Barbareschi, nasce a Borgosesia (VC) il 9 giugno 1977. A 15 anni inizia a suonare la chitarra, interessandosi successivamente anche alla recitazione. Dopo tre anni di odontoiatria, si iscrive a un corso di recitazione teatrale a Milano. Nel 2003 debutta in teatro. Foto d’apertura: Gianluca Saragò.