Il 7 dicembre 2016 Madama Butterfly torna al Teatro Alla Scala con la direzione di Riccardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis. Si tratta di un ritorno nella prima versione che Giacomo Puccini scrisse nel 1904 per la rappresentazione originaria nella sala del Piermarini. Un legame forte, quello di Puccini con Milano che viene celebrato con una retrospettiva museale nello spazio accanto al teatro per ricordarne gli interpreti, ricostruirne gli allestimenti.
La mostra appena aperta si chiama Madama Butterfly, l’Oriente ritrovato, a cura di Vittoria Crespi Morbio, che racconta le meraviglie dischiuse sulla scena scaligera da registi, scenografi e costumisti, da Caramba a Foujita fino a Keita Asari.
Sono documentati quattro allestimenti storici, a partire dal primo del 1904, con le scene firmate da Carlo Songa e Vittorio Rota, di cui si ammirano i bozzetti e figurini, che Puccini non gradì perché espressione di un orientalismo generico in cui comparivano anche vasi Gallé e addirittura una sedia a dondolo per Cio Cio San. La prima viene ricordata male ancora oggi.
Ci vollero vent’anni per riscattare l’opera alla Scala e qui è ricordato con l’omaggio all’allestimento dell’edizione con Toscanini sul podio e la fantasia di Caramba per scene e costumi: l’opera già acclamata nel mondo tornava trionfalmente nel teatro in cui era nata.
Nel 1951 il direttore Victor De Sabata e le scene e costumi in carica a un pittore di fama, Tsuguharu Foujita, giapponese trapiantato a Parigi, generarono un nuovo trionfo. Cio Cio San in questa edizione ha splendidi kimono dipinti a mano, che qui sono esposti.
L’ultimo allestimento documentato dalla mostra è quello del 1985 firmato da Keita Asari per la regia, Ichiro Takada per le scene e Hanae Mori per i costumi, con la direzione di Lorin Maazel e più volte ripreso con direttori tra i quali Gavazzeni, Bartoletti, Chung e lo stesso Riccardo Chailly. La messa in scena, limpida ed essenziale, si rifaceva con esemplare eleganza alle formule del teatro tradizionale giapponese
La Mostra è sostenuta da un simbolo del made in Italy nel mondo, il moka producer Gruppo Cimbali. “Siamo molto orgogliosi di avviare questa collaborazione con uno dei più prestigiosi ambasciatori della cultura italiana nel mondo – ha detto Simona Colombo, direttore marketing e communications di Gruppo Cimbali – invenzione, genio, tradizione, tecnologia, internazionalità: sono molti gli elementi distintivi che identificano la Scala e nei quali abbiamo ritrovato anche i valori fondanti de La Cimbali.”