Nuon vuole cambiare in base alle mode, lui il suo universo di riferimento l’ha trovato tra gli anni 50 e 60 e lì vuole restare. Il giovane Matthew Lee è un prodigio del pianoforte e lo testimoniano gli entusiasmi con cui avvengono i concerti (più di mille finora) in ogni angolo del mondo.
Partito da Pesaro, Matthew Lee è arrivato a esibirsi in contesti presigiosi oltre che a essere protagonista di video virali sul web come questo sopra. “Essere d’altri tempi – dice – non significa rimanere ancorato al passato, ma semplicemente recuperare valori importanti, che forse stavamo rischiando di perdere, il tutto però rivisto in una chiave attuale, non “un’operazione nostalgia”, ma un qualcosa che spero possa essere percepito come una novità”.
Fin da piccolo innamorato del Rock’n’Roll, studia pianoforte presso il Conservatorio G. Rossini di Pesaro (dove verrà poi radiato per incompatibilità del suo stile troppo “esuberante”), si avvicina allo stile di Elvis Presley: la sua carriera cresce rapidamente e comincia a suonare in importanti e famosi club italiani ed europei con concerti in Inghilterra, Olanda, Germania, Francia, Svizzera, Slovenia, Belgio. Poi la vincita nel 2015 con il singolo “E’ tempo d’altri tempi” al Coca Cola Summer Festival (categoria giovani).
“Piano Man” è il suo nuovo, spumeggiante album, dove alterna personalissimi arrangiamenti di celebri canzoni (Lady Gaga, Bruno Mars, Nancy Sinatra, George Harrison, Bobby Darin) a brani classici (Gioacchino Rossini e Kurt Weill) oltre a brani scritti dal lui stesso.
Prima della partenza del tour (prima data 2 febbraio Blue Note di Milano), abbiamo fatto qualche domanda a Matthew.
Oggi ti esibirai da Eataly a Milano, come trasporti l’energia di Piano Man dal vivo?
Succede il contrario, devo mettere tutta l’energia nel disco perché io nasco dal vivo come performer. Devo aver fatto molta gavetta perché mi son inventato molti metodi per rimanere nell’attenzione dello spettatore. Tra cui fare l’acrobata al piano.
Come hai scelto gli artisti contemporanei di cui fare cover?
Anche io ascolto la radio e mi piace la musica che va oggi, non vivo nel passato. Riconosco che persone come Bruno Mars sono vintage a modo loro. Sono i miei preferiti e li ho voluti riprendere aggiungendo qualcosa di mio. Nel mio vintage ci sono molte novità.
Parli anche della Loren in un pezzo, perché?
L’ha scritta il mio amico Luca Chiaravalli, perché lei è un’icona di bellezza riconosciuta in tutto il mondo. Il pezzo si chiama La Mia Sofia Loren ed è un groove moderno su sonorità anni 60. Un omaggio alla bellezza femminile.
Cosa dicono all’estero di te?
Non c’è bisogno di essere americani per fare il vero rock’n’roll e quindi mi sento a mio agio se suono in tour in Inghilterra, dove mi dicono di trattarmi come artista locale, o se sono al Cincinnati Blues. Ovviamente noi italiani abbiamo modi di fare che vengono subito riconosciuti ma se suoni bene non ha importanza di che origine sei.
E nel tuo caso credo che sia importante la personalizzazione della musica.
Nessuno mi ha insegnato il rock’n’roll, mio padre ascoltava Little Richard, poi sono passato ai miei gusti e mi sono formato da solo. L’estero è arrivato presto nel mio percorso e mi ha permesso di confrontarmi con tante realtà diverse. Ho sempre lavorato molto, anche se a volte è mancata la cassa di risonanza.
E ora che sei alla Decca Universal cosa ti aspetti?
Io vivo dell’emoione del concerto dal vivo, come insegnano i miei maestri Elton John e Billy Joel. Vorre farne sempre di più e arrivare a tante persone. Se ricapiteranno occasioni televisive come le ultime con Fiorello o Gigi Proietti le prenderò volentieri.