Il potere del collezionismo fa luce su alcuni momenti della nostra storia, dove neanche i ricordi bastano. Un giovane collezionista di Seregno, cittadina di Monza-Brianza, Mirko Valtorta, ha realizzato con i suoi ritrovamenti di collezione, una riuscita mostra nella sua città tutta incentrata su un’istituzione scolastico-religiosa della zona. Si tratta del Collegio Ballerini di fine Ottocento, la cui storia si interseca con quella di Andrea Carlo Ferrari, di cui nel 2021 è ricorso il centenario della morte, un cardinale straordinario in tempi non ordinari.
Ferrari (arcivescovo della diocesi di Milano dal 1894 al 1921) promosse visite pastorali, diede nuovo vigore all’istruzione religiosa e agli oratori parrocchiali e istituì numerosi collegi per l’educazione della gioventù. Famoso per aver fondato l’Opera di assistenza sociale che da lui prese il nome, aiutò anche il Collegio Ballerini di Seregno.
In segno di ringraziamento, il Collegio donò la Cardinale un album in grande formato composto da 12 fotografie realizzate in Sali d’argento, in cui vennero mostrate le diverse aree che componevano l’allora Collegio. Quelle foto sono state ritrovate da Mirko Valtorta in un incontro con un antiquario lombardo e oggi apaiono un’incredibile e precisa testimonianza di come si doveva presentare la struttura all’epoca della sua apertura in una Italia che stava compiendo un percorso tumultuoso verso la modernità.
Il cimelio dopo più di un secolo è tornato nella città d’origine in ottime condizioni per essere esposto nella mostra chiusa da poco, “Ballerini de la memoria: il Ballerini, Seregno e Milano: storia di luoghi straordinari in tempi non ordinari”.
Mirko ci racconta: “Sono immagini d’epoca che vogliono omaggiare una figura che ha dato tanto per migliorare le condizioni delle fasce più fragili della popolazione locale. L’abbiamo divisa in 3 sezioni, una dedicata alla Seregno dell’inizio Noveccento, la seconda con la riproduzione del contenuto dell’album donato al Cardinal Ferrari e la terza incentrata su Milano e il suo sviluppo da città lombarda a locomotiva del progresso d’Italia”.
Mirko Valtorta nato Seregno il 17 gennaio del 1990 si è appassionato alla storia fin da piccolo, da quando ha trovato una raccolta di giornali antichi nella cantina del nonno: “Dal ritrovamento dei Correre della Sera a oggi ho raccolto 2mila pezzi. al collezionismo appassionato quando ho trovato Corriere della Sera antichi nella cantina di mio nonno 13 anni fa. Ho accumulato duemila pezzi, tra stampe, giornali e litografie tutte databili da inizio Ottocento fino agli anni 50 del Novecento“.
Una collezione pregevole, che si ferma un attimo prima dell’ulteriore scatto di modernità, nel secondo dopoguerra, quando tutto cambia nella società italiana.
L’album fotografico con 12 scatti stampati su carta a sali d’argento che è stato fulcro della mostra, è un prodotto prezioso dell’epoca in cui fu stampato: è in pelle di coccodrillo, inciso con stile Liberty dei caratteri tipografici. Se ne conosceza l’esistenza perché lo storico Flavio Ronzoni aveva scritto il libro sul centenario del collegio negli anni Novanta ma nessuno era stato in grado di trovare tracce del suo percorso.
Mirko ha una passione unica e anche molto spirito collaborativo. “Ho allestito il percorso con il circolo culturale della città del presidente Paolo Cazzaniga e i responsabili del collegio Ballerini – racconta – . Si percorre una cavalcata nella storia, tra rivolte sociali, gli echi della prima guerra mondiale e le guerre coloniali. Ci troviamo nel periodo iniziale della Belle Epoque, ma Seregno era città di contadini, mentre Milano era già industriale e la ricchezza era appannaggio di poche persone. Per questo ho inserito nell’esposizione documenti fotografici di Milano con i Tram. Il progresso stava accelerando, dal 1893 in sei anni elettrifacorono il centro fino a parco Sempione. Qui si vedono Piazza Duomo, la galleria e il Teatro alla Scala prima dei bombardamenti del Novecento, quando Milano era ancora una città di 400mila abitanti, mentre Seregno ne aveva 12mila”.
La mostra ha avuto successo, con tanta sorpresa da parte del rettore don Guido Gregorini, ma anche degli ospiti, che ora molte istituzioni mostrano maggior interesse per i cimeli storici fotografici. Inizia la stagione dei grandi centenari e persone come Mirko, che hanno voglia di condividere testimonianze del passato, sono preziose. “Faccio questa attività – dice della sua collezione – perché attraverso i ritrovamenti ci rendiamo conto di quanto sia vero il passato. Con il materiale che ho a casa posso costruire mostre monografiche su Prima Guerra Mondiale, Risorgimento, sulla moda, sempre utilizzando giornali d’epoca e raccolte fotografiche. Ho anche organizzato un’esposizione ‘L’età dei velieri’ sulla stagione dei velieri storici americani. Si è tenuta a Milano in una scuola di mediazione culturale”.
La trasmissione alle nuove generazioni di quanto è avvenuto in passato passa anche dalla consapevolezza delle realtà che ci hanno generato. “Guardiamo le foto – racconta Valtorta – e ci ricordiamo di quanto è costata l’acquisizione dei diritti sociali, una delle cose a cui tengo di più, si scoprono radici delle città non solo dove si vive. È un’occasione per conoscere la società dell’epoca, se si conosce il proprio passato si può avere una chiave di lettura del presente. E forse si impara a come comportarsi in futuro”.
Mirko ritiene che queste percezioni oggi stanno venendo meno. La storia viene vista come un insieme di date, ma non sono numeri. “Bisogna approfondire quello che si legge dietro la linea del tempo – dice il collezionista – ed è anche appassionante scoprire i particolari della vita del tempo srotolando i ricordi, visto che quello che riportavano i redattori nei giornali è un’indicazione su come si pensava e si viveva“.
Altro valore aggiunto è portare questo patrimonio a conoscenza dei visitatori delle mostre. “Quando si organizza una mostra ci si arricchisce anche delle suggestioni altrui – osserva Valtorta -. Arrivano anziani, studiosi e riconoscono luoghi e storie. Guardando le immagini ci sono persone che ricordano cosa si faceva negli spazi che sono ritratti. E in quel momento quegli oggetti bidimensionali riacquisiscono vita”.
Ora Mirko Valtorta vorrebbe organizzare farne una sulla moda e sulla satira che si faceva su questa infatuazione femminile per l’apparire sin dall’Ottocento. Le riviste iniziarono a parlare della passione per l’apparire anche in chiave critica nei confronti dei ceti abbienti. Partita dalla Francia e poi arrivata in Italia, la passione della moda generò all’inizio una vera forma particolare di satira. Il giornale torinese Pasquino ne fu un esempio. Nel 1855, rivela lo studioso, c’era una raccolta “Le torture della moda” che era una miniera di satira per i vestiti alla moda. “Anche qui ho trovato delle testimonianze della società del tempo. L’abitudine dei giornali di moda ad avere poche scritte era sintomatica del loro target di riferimento, donne che non sapevano leggere ma che guardavano figure”.