31 Dicembre 2020

Nell’anno delle discoteche chiuse, la rimonta della disco

La selezione musicale internazionale più retrò di questo 2020, dal mainstream all'indie fino al k-pop. Tutto improntato al ballo.

31 Dicembre 2020

Nell’anno delle discoteche chiuse, la rimonta della disco

La selezione musicale internazionale più retrò di questo 2020, dal mainstream all'indie fino al k-pop. Tutto improntato al ballo.

31 Dicembre 2020

Nell’anno delle discoteche chiuse, la rimonta della disco

La selezione musicale internazionale più retrò di questo 2020, dal mainstream all'indie fino al k-pop. Tutto improntato al ballo.

Le discoteche sono chiuse ma chi ha mai detto che l’atmosfera disco non possa essere portata direttamente all’interno delle nostre case? Nel 2020 abbiamo assistito ad un vero revival retrò e molti artisti hanno deciso di intraprendere un percorso artistico più nostalgico del solito. Ma ci siamo mai domandati sul perché di tale tendenza?

Il 2020 è un anno nostalgico sotto vari punti di vista. Il desiderio di voler ricordare tempi migliori, cercando un’evasione dalla realtà che ci circonda, ha investito appieno anche il settore musicale, determinando una revival retrò del tutto inaspettato. Tanti sono gli artisti che nel 2020 hanno deciso di ispirarsi alle sonorità tipiche della disco music e del pop degli anni ’70-’80.

Tale svolta retrò della musica è individuabile in diversi settori e generi: dal pop mainstream, ricordando le ultime uscite di The Weekend, Dua Lipa e Doja Cat, passando per artisti più alternative e indie come Zella Day e Ròisìn Murphy, la disco music è riuscita persino ad influenzare il lontano mercato asiatico, ispirando progetti come “Sour Lady” di Yukika e “Mago” delle GFriend, girl group k-pop.

Dall’uscita del singolo “Don’t start now” della cantante britannica Dua Lipa è come se il mondo musicale fosse stato travolto da un’ondata di sonorità ispirate al funk americano, alle percussioni latine e ai vecchi sintetizzatori europei. Perché ora? E perché proprio la disco music?  

La disco music è nata in America negli anni ’70 nel bel mezzo di una profonda crisi economica. Il boom economico del dopo guerra era giunto al termine, esaurendo i suoi benefici, e gli Stati Uniti dovettero sopportare una recessione che comportò una crisi petrolifera, il crollo del mercato azionario ed un forte incremento dei livelli di disoccupazione ed inflazione. In aggiunta a quanto detto, il movimento per i diritti civili era stato da poco scosso dagli omicidi di Martin Luther King, Jr. e del vicepresidente del Black Panther Party, Fred Hampton.

In un contesto di sparatorie di massa e scioperi prolungati, bastarono semplici messaggi di empowerment, pesanti linee di basso funky, percussioni eclettiche ed un ritmo da pista da ballo per far sì che la disco music diventasse un simbolo di liberazione ed evasione dalla realtà. Pezzi iconici come “You should be dancing” dei Bee Gees o “I Will Survive” di Gloria Gaynor diventarono un piccolo rifugio dove dimenticare le drammatiche vicissitudini quotidiane, segnando una via di fuga per le categorie più emarginate dalla società – in particolare per i disoccupati, neri, gay, ispanici ed italoamericani.

Considerando la situazione odierna, è difficile non scorgere similitudini tra il contesto in cui ha avuto inizio la disco music ed i cambiamenti politici, economici e culturali che si stanno attualmente verificando. L’attuale crisi della salute pubblica, la conseguente recessione economica e la nascita del movimento Black Lives Matter hanno alimentato le richieste per un’effettiva ristrutturazione sociale a favore dell’uguaglianza, caricando, tuttavia, le persone di uno sconforto e di un peso difficili da sopportare.

“When shit’s going bad, people like to indulge in happier music,” sostiene Ian Kirkpatrick, produttore dei successi “Don’t start now” e “New Rules” di Dua Lipa, aggiungendo: “These songs are so uplifting. This is a way of escaping.”

Uno degli aspetti che aiuta la disco music a rimanere indelebile nel tempo riguarda il modo il cui gli artisti riescano sempre a trasformare sonorità ormai familiari ed obsolete in suoni innovativi e originali. Il genere della disco music è sostanzialmente un divertente cruciverba poliglotta nell’ambito del quale è possibile mixare elementi tra loro diversi, dando vita ad un progetto musicale dalle sonorità eterogenee e complesse. “There’s a whole mishmash of cultures — American funk, Latin percussion, European-driven synth programming — all speaking to each other in such an inclusive and fun way,” afferma Eugenie Cho, co-fondatrice della nü-disco band Escort.

Tralasciando le abilità degli artisti e dei produttori nel far rivivere nel tempo tali sonorità retrò, il vero punto cardine della disco music risiede in quella sensazione di empowerment, di libertà e di felicità o semplicemente nel desiderio di sentirsi bene. È questo ciò che la renderà sempre viva e attuale.

“It isn’t just a genre,” ribadisce Eugenie Cho. “It’s the soundtrack to some of the best moments of all our lives and the driving force behind it.” (“Non è solo un genere ma la colonna sonora dei migliori momenti delle nostre vite e l’energie dietro”).

Qui di seguito una lista dei brani del 2020 più rappresentativi di questo revival retrò, nella speranza che possano essere ballati al più presto sulle piste da ballo.

Say So – Doja Cat

Nel momento in cui rapper come Roddy Ricch, DaBaby e Meghan Thee Stallion si prendono una pausa dalla cima delle classifiche, ecco che il pop ispirato alla disco music se ne approfitta e prendere il sopravvento. È il caso di “Say So”, singolo di successo della cantante americana Doja Cat, che nel maggio di quest’anno – con un remix della stessa “Say So” – si è aggiudicata per la prima volta in carriera il primo posto nella Hot 100 Billboard.

Levitating – Dua Lipa

Un’esperienza di evasione sulla pista da ballo è stata ciò che ha ispirato la produzione e la scrittura dell’ultimo album in studio di Dua Lipa, “Future Nostalgia”. Kirkpatrick e le sue collaboratrici raccontano che nel gennaio del 2019, durante la produzione di “Don’t Start Now”, deciserò di andare in discoteca a sfogarsi dopo una lunga giornata di lavoro. “That night we got completely drunk and the morning after we were like, ‘F*ck it, let’s do something disco-y.’ I wish I could tell you I had a vision and I knew exactly that it was going to work, but, no, we just went to disco night.”

“Levitating”, quinto estratto dell’album e oggetto di diversi remix – tra cui il più famoso di The Blessed Madonna – è un connubio di sonorità electro disco e nü-disco ed incorpora elementi del dance-pop e del pop-funk degli anni ’70 e ’80. Si tratta di una vera e propria perla del pop ispirato alla disco music.

In Your Eyes – The Weekend

“In Your Eyes” ha l’aria di essere una di quelle canzoni intramontabili, alla pari di “Get Lucky” dei Daft Punk.  La canzone, scritta da The Weekend e prodotta da Max Martin e Oscar Holter, è un pezzo elettro disco ricco di molteplici elementi sonori: una chitarra ritmica prepotente, riff di tromba incalzanti, voci robotiche ed un assolo di sassofono che chiude la canzone con un outro da sogno. 

Spotlight – Jessie Ware

Con il suo quarto album in studio, “What’s Your Pleasure”, Jesse Ware ci ricorda come, ispirandosi alla disco music degli anni ’70, possano nascere progetti sorprendenti e degni di nota. Inebriante e radicato nella musica dance lussuriosa, questo album dimostra quanto Jessie Ware sia ormai una pietra miliare del pop contemporaneo. “Spotlight”, open track dell’album, attira subito l’attenzione degli ascoltatori, invitandoli a puntare i riflettori su sé stessi e sulle loro vite. “This is our time in the spotlight”. La voce mozzafiato di Jessie e gli instrumental fanno da cornice ad un brano simbolo di rinascita e consapevolezza di sé.

Don’t Kill The Wave – Ric Wilson, Terrace Martin

L’EP “They Call Me Disco”, rilasciato dal rapper Ric Wilson in collaborazione con il producer Terrace Martin, è una collezione dirompente di 6 tracce caratterizzate da un groove estivo e da un funk che richiama il passato.  “Don’t Kill The Wave” rappresenta l’apice dell’EP: un brano frizzante e ricco di synth ispirato al funk dei precedenti decenni.

Real Groove – Kylie Minogue

Kylie Minogue non è sicuramente un nome nuovo quando si parla di disco music. Il suo nuovo album “DISCO” – 15esimo della sua lunga discografia – continua, tuttavia, a far parlare della cantante naturalizzata britannica come se fosse ancora alle prime esperienze nel campo della musica dance. “Real Groove” è l’esempio perfetto di musica disco contemporanea ed è la canzone con la quale Kylie si è esibita insieme a Dua Lipa durante la diretta streaming “Studio 2054”, il cui concept era anch’esso ispirato alla disco-funk music degli anni ’70.

In occasione del suo 15esimo album in studio, Kylie ha anche organizzato un doppio concerto promozionale in live streaming, “Infinitive Disco”, di cui sarà possibile seguire la seconda diretta durante la sera di Capodanno.

MAGO – GFriend

La disco music è atterrata anche in Asia e, nello specifico, in Korea del Sud, con il k-pop girl group GFriend. Anche loro salgono sul treno retrò che per tutto il 2020 ha accolto diversi idols sud-coreani, ma lo fanno con un brano che riesce a mettere in ombra i progetti precedenti, puntando su un concept molto più vibrante e disco. MAGO si presenta come un brano orecchiabile e frizzante e con un ritornello catchy inconfondibile, rappresentando un’eccellenza della musica         k-pop retrò.  

Murphy’s Law – Ròisìn Murphy

Se si è indecisi sul fatto che Ròisìn Murphy stia facendo rivivere una seconda epoca d’oro alla disco music, la traccia “Murphy’s Law” toglie qualsiasi dubbio. Descritta come un’ode alla mancanza di autocontrollo, Ròisìn la canta con un registro tanto profondo quanto il suo groove. 7 minuti e 59 secondi di canzone da godersi tutta d’un fiato, ti permette di entrare nell’atmosfera retrò tipica dello Studio 54.  

Testo a cura di Alessandro Cassata

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