Ha divagato tra musica, impegno e food talent in tv ultimamente Nesli. Il cantautore partito dal rap e approdato al pop italiano, si è distinto l’anno scorso all’edizione italiana di Celebrity MasterChef. Ma ora torna alla musica, pubblicando il videoclip di Viva la vita, singolo che sarà contenuto nel suo nuovo album. Il filmato, diretto da Gaetano Morbioli, traduce in immagini lo spirito ottimista e positivo della canzone, dopo il successo del brano “Immagini”, ed è scritto dallo stesso Nesli (all’anagrafe Francesco Tarducci) che lo descrive come “un incoraggiamento a non perdere mai la fiducia in se stessi e nel prossimo, puntando sulla vera essenza del nostro esistere, ovvero il valore della vita”.
Appuntamenti dal vivo fissati per l’autunno. Il primo live è in programma il 2 novembre a Bologna. Poi, il 15 l’artista si esibirà a Roma, il 22 a Napoli, il 23 a Modugno (Bari), il 24 a Catania e il 29 a Milano.
Trovi similitudini tra cibo e musica?
Il cibo è l’ingrediente più naturale e intuitivo della vita, è un linguaggio, non solo in Italia, credo sia lo stesso in tutto il mondo, anche se da noi specie al sud ha una valenza fondamentale. La condivisione è positiva se passa per qualcosa che accomuna, come la musica per esempio. Lo specchio che esiste tra musica e cucina esiste e lo confermo io che ho fatto un processo creativo anche nel cibo e quindi posso dire che ci sono tante similitudini.
Viviamo in un mondo pieno di opzioni, anche in questi due campi. Come se ne esce?
Troppe scelte non sono sempre un bene, siamo un popolo che se ha troppo non sceglie nulla.
Che idea ti sei fatto sui ragazzi che ascoltano musica oggi?
Premetto che io sono un giovane che non vuole fare nostalgia. Mi piace che la mentalità dei ragazzi oggi sia senza regole e che permetta la mischia delle carte, come si vede nell’esplosione del rap. La musica parla a tutti, ai ragazzini e li influenza. Anche chi non si sente esempio alla fine lo è. E poi rimane chi ha qualcosa da dire.
Che pro e contro vedi nell’esplosione del rap nella musia italaiana?
Hanno smosso tanto i rapper. Le regole prima erano in mano a pochi addetti o artisti. Lo trovo stimolante, ben venga il senso rivoluzionario e creativo nell’arte. Loro parlano esattamente come quei ragazzini che li ascoltano. Non è l’hip hop che sdogana lo slang ma quel linguaggio arriva dalla strada, dalla scuola, è già patrimonio dei ragazzi. Magari lo esasperano ma quella cosa c’è già e quindi esiste, non hanno una responsabilità gli artisti per la diffusione di quelle parole. Forse più nelle Instagram Stories.
Cioè?
Lì hanno più responsabilità gli artisti, perché l’effetto visivo può far diventare tutto lecito. Vero è che non ci dobbiamo sorprendere se alcuni temi scottanti viaggiano nei filmati di alcuni rapper in vista. Ci sono cose indicibili anche sui profili di persone comuni. Oggi non dovrebbe essere possibile pubblicare determinate cose, così come io non voglio mettere qualcosa che non sia a norma o buon gusto nei miei video, si dovrebbe discutere anche di opportunità di far vedere cose o meno sui social. Secondo me ci deve essere un briciolo di moralità personale. Se uno non ce l’ha…
Diversità con quando hai iniziato tu?
Ho smesso di fare rap da 15 anni, era frutto di tante contaminazioni quello che si faceva all’epoca. Era urban. Ringrazio dio di essere stato influenzato da I Colle, Sangue Misto. Perché c’era tanto contenuto in quei gruppi, e hanno detto qualcosa a tutti noi che li ascoltavamo, mi metto dentro alla generazione che è venuta dopo, come i Club Dogo.
Come vedi il futuro della scena italiana?
Oggi se dai sempre meno come esempio, quello che genererai sarà sempre meno, è il declino, il decadimento culturale è vicino, di questo passo. Anche se riconosco che al momento non c’è più differenza tra rap e pop italiano, con i telefoni abbiamo accorciato le distanze, si abbassa la qualità, ci si omologa, è tutto immediato ma è un prodotto riflesso di tante altre cose. Un ragazzino può registrare al cellulare qualcosa in ogni momento e alla stessa maniera in tutto il mondo.
Fotoservizio Nesli al Napoli Pizza Village di Maurizio De Costanzo per The Way Magazine.