3 Luglio 2017

Nicola Gobbetto: All You Can Eat a Dimora Artica è arte antropomorfa

Assemblaggio di ossessioni contemporanee e un tableau vivant al piano superiore della galleria a NoLo. Un esperimento che colpisce.

3 Luglio 2017

Nicola Gobbetto: All You Can Eat a Dimora Artica è arte antropomorfa

Assemblaggio di ossessioni contemporanee e un tableau vivant al piano superiore della galleria a NoLo. Un esperimento che colpisce.

3 Luglio 2017

Nicola Gobbetto: All You Can Eat a Dimora Artica è arte antropomorfa

Assemblaggio di ossessioni contemporanee e un tableau vivant al piano superiore della galleria a NoLo. Un esperimento che colpisce.

Prende spunto dalla bulimia collettiva che impera in quest’epoca la mostra di Nicola Gobbetto All you can eat, a cura di Andrea Lacarpia, allestita nello spazio di Dimora Artica a Milano fino al 29 luglio 2017.

La galleria milanese presenta la personale (in collaborazione con Galleria  Arrivada) che si interroga sulla corsa all’abbuffata metaforica di oggetti, sensazioni e informazioni che ci governa, in un momento in cui la mente dell’uomo tende ad antropomorfizzare lo spazio e gli oggetti che lo circondano. Ecco perché ci sono elementi “alimentari” che assumono altre sembianze nell’allestimento, e anche un tableau vivent che si chiama Grope In The Dark, con un ragazzo intento a riflettere al piano superiore dello spazio, pressocché immobile.all you can eat mostra dimora artica

Intitolata All you can eat come i ristoranti dove si può mangiare quanto si vuole a prezzo fisso, l’opera allude all’ipertrofia del desiderio che allontana dalle reali necessità in favore di un mondo illusorio. Una  piccola  scultura  dal  titolo Puking  mussels (Cozze  che  vomitano)  allude  alle  funzioni  digestive, ricalcando  la  forma  dei  molluschi  che,  funzionando  come  filtri  biologici,  sono  in  grado  di  assorbire  l’ossigeno  per  la  respirazione  e  di  trattenere  contemporaneamente  il  cibo  per  l’alimentazione,  costituita soprattutto da plancton.

Qui l”immaginazione  è strettamente connessa alla soddisfazione  del desiderio tramite artefatti, sostituti simbolici forniti dalla mente. Dopo aver affrontato, nell’ultimo progetto personale Hands up hands tied alla Galleria Davide Gallo, il tema del  percorso  iniziatico  che  porta  l’eroe  all’autocoscienza,  nella  mostra  in  Dimora  Artica  Nicola  Gobbetto concentra  l’attenzione  sull’atto  creativo,  in  particolare  sul  momento  che  precede  la  genesi  di  un’idea.all you can eat the way magazine

L’innata  tensione  rinviante  che  porta  l’uomo  ad  espandersi  nello  spazio  può  rendere  bulimico  il rapporto con  il  piacere  e  l’autoaffermazione,  in  una  ricerca  della  performance  maggiore  possibile  che  Gobbetto illustra  mettendo  sullo  stesso  piano  la  sessualità,  lo sport  e  la  creazione  artistica,  uniti  dalla  necessità  di confrontarsi con i limiti del corpo.

Lo spazio di  Dimora  Artica  è  interpretato  da  Gobbetto come  un organismo  umano  in  cui  il  piano  terra  è  il luogo dei processi biologici, un ampio ventre che assimila nutrimento dal mondo esterno, e il soppalco è la mente in attesa di stimoli per creare e rimettere in circolo l’energia vitale.

nicola gobbetto the way magazine
Nicola Gobbetto in posa per The Way Magazine a Dimora Artica, la galleria nel quartiere NoLo a Milano.

Le pareti del piano terra presentano un reticolato ortogonale che sintetizza il desiderio di affinamento delle capacità  fisiche  attraverso  il  controllo  razionale,  facendo  da  sfondo  agli  oggetti  che  attendono  di  essere metabolizzati dalla stanza-stomaco. Un assemblaggio scultoreo presenta un gruppo di integratori utilizzati per migliorare le prestazioni sportive, immaginative e sessuali: un barattolo di proteine sintetiche, delle noci moscate (dagli effetti potenzialmente stupefacenti) e delle pastiglie di Viagra realizzate in polistirene, ingigantite e unite in una ramificazione che ne distorce la forma alludendo all’azione metabolizzante dei succhi gastrici.

A  parete,  l’opera We’ll  never  lie  to  you  descrive  la  dialettica  che  porta  alla  ciclicità  di  ordine  e  disordine nella vita psichica. Essa è formata da un pannello di legno con stampa effetto marmo e tre palloni da rugbyposti in verticale, dai quali fuoriescono dei bastoncini di incenso fumanti. Il pannello presenta la fusione di due  quadrati,  di  cui  uno  spezzato  a  metà  collassa  sul  secondo,  rappresentando  con  forme  astratte  il disordine che sovrasta l’ordine. I palloni, dalla forma che ricorda gli enigmatici manichini dipinti da Giorgio De Chirico, rimandano alla testa vuota dei fanciulli svogliati che nel Pinocchio di Carlo Collodi finiscono nel Paese  dei  balocchi,  luogo  di  divertimenti  e  tentazioni.  I  nasi  d’incenso  si  consumano  con  il  passare  del tempo, rappresentando la volontà di redimersi dal vizio e tornare ad essere sinceri ed onesti. Sul pavimento, una massa di indumenti sportivi sui toni blu ricordano il mare, metafora dello smarrimento nell’inconscio, facendo da supporto a una bottiglia che reca un messaggio sonoro: è una canzone inno all’eroicità dell’essere artista.

La scala a chiocciola che collega i due ambienti espositivi rammenta il legame tra il corpo e la mente, e percorrendola ci si trova davanti a un tableau vivant che è il culmine dell’intero progetto, in cui un ragazzo è in attesa delle energie necessarie per riorganizzare il caos nella propria mente e partorire una nuova idea. Egli siede in  una  posizione  ispirata  al Pensatore,  celebre  scultura di  Auguste  Rodin  in  cui  le  membra  chiuse  in  una posizione  tesa  e  raccolta  rappresentano  il  travaglio  interiore  del  creatore.  La  parete  di  fondo  presenta  lascritta Grope in the dark (Brancolare nel buio), rimarcando il senso di smarrimento che precede la nascita di  una  nuova  idea.  Per  generare bellezza  non  si  può  fare  a  meno  dell’energia  proveniente  dall’inconscio, come afferma Friedrich Nietzsche nella sua  celebre frase: Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.

Apertura mostra: dal 27 giugno al 29 luglio 2017 su appuntamento
DIMORA ARTICA, via Matteo Maria Boiardo 11– Milano (MM1 Turro)

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Christian D'Antonio

Christian D'Antonio

Figlio degli anni 70, colonna del newsfeed di The Way, nasce come giornalista economico, poi prestato alla musica e infine convertito al racconto del lifestyle dei giorni nostri. Ossessionato dal tempo e dall’essere in accordo con quello che vive, cerca il buono in tutto e curiosa ovunque per riportarlo. Meridionale italiano col Nord Europa nel cuore, vive il contrappunto geografico con serenità e ironia. Moda, arte e spettacoli tv anni 80 compongono il suo brunch preferito.
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