Realizzare un seguito non è mai facile. Soprattutto quando si cerca di dare un continuo ad una storia, ad un film in questo caso, che oltre ad essere un cult e rappresentativo di un decennio in particolare, gli anni ’80, ha fatto anche storia. Il primo inimitabile capitolo della saga di Eddie Murphy, Il Principe Cerca Moglie è di 33 anni da e l’attore comico il prossimo mese spegnerà sessanta candeline.
Lui, caduto sul finir del decennio che l’aveva consacrato, è rimasto sempre il giovane sfacciato dalla battuta facile e dalla risata contagiosa che, tre il 1984 ed il 1988, arrestava delinquenti a Beverly Hills e conquistava una umile lavoratrice del Queens per portarsela nel suo regno fatato.
Stiamo parlando del poliziotto Axel Foley e del Principe Akeem, erede al trono di Zamunda, il quale, ormai, è diventato Re e che scopre di avere un figlio illegittimo. La cui conoscenza gli è stata tenuta nascosta per ben trenta lunghi anni. È questa, nella sostanza, la trama de ‘Il Principe cerca figlio’, seguito dell’apprezzatissimo ‘Principe cerca moglie’ dell’anno 1988.
Una scelta coraggiosa questa del 2021 (supportata da Amazon Prime Video), dunque, e molto probabilmente anche doverosa, visto che con altri personaggi non gli è più riuscito di far breccia nel pubblico. Una scommessa, insomma che lo ha portato a misurarsi con uno dei suoi personaggi più iconici. Il tempo, però, passa per tutti. Anche per lui. Certi ruoli che si svolgono a venti è difficilissimo riproporli quasi a sessanta.
Certo il Principe Akeem è ‘cresciuto’. E’ diventato più saggio. Forse è anche per questo che manca l’iconica risata che ha identificato, nel corso degli anni, il tipico personaggio di Eddie Murphy. Una risata, furbetta e trascinante, resa ancor più celebre, per non usare il termine leggendaria, dall’indimenticato Tonino Accolla. Al suo posto c’è il doppiatore di Black Jack, Fabrizio Vidale. Ma non è la stessa cosa e non perché il doppiatore non sia bravo, anzi, fa di tutto per non far rimpiangere chi purtroppo non c’è più.
Ma la verità è un’altra ed è ben visibile quando si vede ‘Il Principe cerca figlio’: Eddie Murphy è cambiato, il suo personaggio lo è altrettanto. Il mutamento nell’attore era già stato confermato in ‘My name is Dolemite’. Un biopic tra il serio e la commedia. Ciò che è stato fatto è quello di riproporre le due anime, facendo diventare il nuovo sovrano Akeem agli occhi del pubblico la falsa copia di sé stesso.
Eppure la sua prova non deve far gridare al fallimento. Come attore, lui, non è in discussione e non perché magari si è di parte. Sono altri gli elementi che determinano una promozione a metà del sequel. Piccole scelte dovute, chissà, dalla stessa produzione o addirittura dagli sceneggiatori. Come, per esempio, quella del modo in cui Akeem viene a sapere dell’esistenza del figlio illegittimo. Del mondo in cui il Re, Joffy Joffer, cede il suo trono al suo erede.
O l’utilizzo dei troppi balletti di gruppo per introdurre alcuni personaggi, come l’antagonista di Akeem interpretato da Wesley Snipes. Per non parlare, anche, del fatto di come lo stesso personaggio trovi suo figlio, in maniera troppo facile, e subito gli fa credere di essere suo padre.
Altro particolare: se durante la lavorazione del film era stato annunciato che sarebbero ritornati tutti i componenti della storia originale come mai non c’è stata alcuna traccia della sorella della moglie? Per non parlare del rapporto con la stessa con la donna dalla quale Akeem ha avuto il figlio o anche specificare al meglio come sia venuta a mancare la madre del nuovo Re?
Normale credere che forse si sta cercando il pelo nell’uovo per bocciare il ritorno di Eddie Murphy. Ma non è così. Gli errori ci sono e nonostante non siano neanche tanto grossolani sommati, però, determinano il mezzo fiasco. Un’altra ‘somma’ di cui si deve tener conto è quella relativa ai troppi particolari. Come se ci fosse troppa ‘carne a cuocere’, alimentando l’impressione che c’erano diverse idee vagliate per il sequel e, in fase successiva, inserite all’intero di questo contenitore.
Eppure il film, proprio per questa concentrazione di troppi elementi, non annoia. È godibile fino alla fine, cerca di mantenere lo spirito del 1988 senza nemmeno, però, avvicinarsi ad esso. Un’opera cinematografica per famiglia che non eccelle, ma nemmeno ‘terrorizza’ a tal punto da urlare al fallimento.
I nuovi personaggi, intesi come i figli di Akeem, sono stati ben costruiti e proposti. Nessuno stereotipo è mostrato all’estremizzazione. Piace l’idea di far allenare le figlie con il padre. Qualche risata appare un po’ forzata. Senza dimenticare che molti dialoghi del primo film sono stati riproposti, in segno di omaggio.
La morale c’è e nemmeno questa, in verità, stona. Forse ciò che stona è vedere un Akeem copia di sé stesso. Se nel primo film il principe che voleva trovare una moglie che ‘scuoteva il suo intelletto’, in verità, mostrava anche l’irrefrenabile voglia di cambiare il mondo. Mentre in questo nuovo capitolo sembra che lo stesso Akeem sia stato sopraffatto dal sistema che voleva mutare e nonostante tutto ritorna ad essere quello rivoluzionario, seppur in modo compassato.
Riproporre, dunque, personaggi iconici non sempre è la via giusta. Non perché non lo sia a priori. Tutto dipende dall’idea e come si vuole sviluppare la trama stessa. Ma Eddie Murphy sembra che ci ha preso gusto. No, non ci riferiamo ad Axel Foley, che tornerà come già accennato, ma dell’intenzione di realizzare il terzo capitolo di ‘Coming To America’, quando avrà 75 anni. E chissà se in quel caso sarà stata veramente una buona idea.
Testo a cura di Vincenzo Pepe