Senza un maestro cerimoniere ma con la musica e nostalgia dei Queen, la serata dei 91esimi Oscar da Hollywood ha irradiato nel mondo toni di speranza. Un mini concerto dei Queen (Roger Taylor e Brian May con il giovane Adam Lambert alla voce) ha fatto alzare tutti in piedi l’altra notte.
Il medley “We Will Rock You/We Are The Champions” è stato azzeccato come inizio, ma le oltre tre ore di diretta, secondo i media americani, sono ancora troppe per mantenere sveglia l’attenzione.
Che è salita quando Spike Lee ha accettato il suo primo Oscar non da protagonista, quello per “best adapted screenplay” per il suo film BlackKklansman.
Vestito in un completo purple in onore a Prince, con un salto e abbraccio a Samuel L. Jackson, il regista snobbato dall’Academy per il suo film del 1990 “Do The Right Thing”, è tornato sull’argomento. Ambientato nell’America razzista degli anni 70, il film di quest’anno ha dato opportunità allo sceneggiatore di dire all’America: “Per il 2020 riprendiamoci la nostra umanità, votiamo per la cosa giusta”.
Alla fine, l’atteso exploit di “Bohemian Rhapsody” c’è stato a metà: ha vinto per il migliore montaggio sonoro, miglior colonna sonora, ha regalato la statuetta come miglior attor protagonista a Rami Malek. Ma il miglior film per l’Academy è Green Book, diretto da Peter Farrelly che ha come protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Ali. Ricorderete che vi avevamo segnalato già a ottobre a Roma la meritata corsa agli Oscar di questa storia.
“Roma” di Alfonso Cuaron vince tre Oscar (tra cui miglior montaggio, miglior film straniero) e stabilisce un primato: Netflix, il gigante mondiale dello streaming entra nella prota dorata di Hollywood e probabilmente ci resterà per molto tempo. Niente Italia in questa vittoria come alcuni pensano: la Roma del titolo è un quartiere di Città del Messico.
L’unica italianità è da riscontrare nella vincita di Spider-Man: Into the Spider-Verse’ (‘Spider-Man – Un nuovo universo’) per miglior film di animazione. Nel team c’è la marchigiana Sara Pichelli, fumettista di fama internazionale.
Continua il legame con gli altri premi: se Cuaron poteva vincere un Emmy (premio per le serie tv), Lady Gaga con la canzone originale per A star is born sarebbe stata perfetta per i Grammy. Ma invece la cantante italo-americana arriva al prestigio del suo primo Oscar con questa vincita.
La migliore attrice protagonista per il 2019 è Olivia Coleman per “La Favorita”. L’artista britannica 45enne ha portato un po’ di glamour, girl power ma anche ironia per il suo primo Oscar. Dal palco ha detto a Glenn Close: “Sei stata il mio idolo da sempre e non volevo finisse così”. Per la Close, nominata per ils uo ruolo in “The Wife” ancora una corsa vana per l’ambita statuetta, ormai è un record anche quello. Si tratta dell’attrice vivente con più nomination (7) senza vincite nella storia del cinema mondiale.