Il nuovo film “OSLAVIA – La Grotta del Passato Futuro” è attualmente in mostra al Museo MAXXI di Roma all’interno della mostra “Casa Balla, Dalla casa all’universo e ritorno“, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Domitilla Dardi.
“In pieno lockdown durante la pandemia di Covid 19, per la prima volta dopo quasi mezzo secolo di inaccessibilità, Bêka & Lemoine hanno avuto la possibilità di entrare, con due curatori del Museo MAXXI, nella casa-studio del pittore futurista Giacomo Balla , situato in Via Oslavia a Roma. Con le sue due adorate figlie, Luce ed Elica, Giacomo Balla vi trascorse la fine della sua vita. Paragonabile allo stupore di scoprire la Domus Aurea, la tomba di Tutankhamon o la Grotta di Lascaux, l’emozione di entrare questo spazio era quello di un viaggio nel tempo congelato di un futuro passato”.
Al MAXXI il film illustra in trent’anni Giacomo Balla (1871-1958) trasformò l’intera abitazione di famiglia in una vera e propria opera d’arte, un laboratorio di sperimentazione fatto di pareti dipinte, di una miriade di mobili, arredamenti, utensili decorati, di numerosi quadri e sculture, di abiti da lui disegnati e di tanti altri oggetti che, insieme, hanno creato un unico e caleidoscopico progetto totale.
Per la prima volta, apre al pubblico la straordinaria casa futurista sita a Roma in Via Oslavia 39 b, nella quale Giacomo Balla visse e lavorò dal 1929 sino alla morte è visibile. Il film è un viaggio all’interno della casa-atelier dove Giacomo Balla, eminente pittore futurista e figura di spicco delle avanguardie del primo Novecento, trascorse gli ultimi trent’anni della sua vita, a Roma. Di inestimabile valore storico, l’appartamento è una vera opera d’arte totale dove ogni centimetro dal pavimento al soffitto è stato dipinto, trasformato e personalizzato dall’artista e dalle sue due figlie, Elica e Luce, anch’esse pittrici.
In pieno lockdown nel 2020, Bêka & Lemoine sono stati invitati dal team curatoriale del Museo MAXXI di Roma a entrare in questo spazio di arte sacra rimasto intatto dalla morte dell’artista nel 1958. Il film è un viaggio archeologico nel «passato futuro» di Il mondo di Balla, sigillato nello spazio silenzioso dell’appartamento.
Catturando i movimenti dei curatori del museo mentre si muovono lentamente nello spazio, seguendo i raggi delle loro torce che sfiorano tutti gli oggetti lasciati intorno, la macchina da presa risveglia le emozioni tremanti che giacciono sopite in ogni angolo della casa. Ricostruendo lo spazio e la sua memoria emergente attraverso lampi, suoni e colori, il film trasmette lo stesso senso di meraviglia dei primi esploratori dei maggiori siti archeologici.