24 Febbraio 2020

Paolo Benvegnù: “Siamo dei mostri, ci salva l’intimità”

"Preferisco le pietre alle persone. Siamo una specie distruttiva. Vorrei scomparire ma non ho il coraggio". Conversazione profonda con un protagonista della musica italiana.

24 Febbraio 2020

Paolo Benvegnù: “Siamo dei mostri, ci salva l’intimità”

"Preferisco le pietre alle persone. Siamo una specie distruttiva. Vorrei scomparire ma non ho il coraggio". Conversazione profonda con un protagonista della musica italiana.

24 Febbraio 2020

Paolo Benvegnù: “Siamo dei mostri, ci salva l’intimità”

"Preferisco le pietre alle persone. Siamo una specie distruttiva. Vorrei scomparire ma non ho il coraggio". Conversazione profonda con un protagonista della musica italiana.

Ha un nemico nascosto ma molto garbato, Paolo Benvegnù. “Un nuovo Silvio Pellico”, scherza cercando di introdurci al mood del titolo, e di tutto il disco, che esce il 6 marzo su tutte le piattaforme digitali . Non si chiama “Dei delitti e delle pene” ma “DELL’ODIO DELL’INNOCENZA” (Black Candy Produzioni), il nuovo atteso album del cantautore lombardo, anticipato dal singolo “PIETRE”. Il nuovo disco includerà dieci inediti “chitarra e voce” e un undicesimo brano esclusivamente strumentale.

Anche Mina, ha reinterpretato una sua canzone “Io e Te”; i suoi brani sono stati cantati da Irene Grandi (È solo un sogno), Giusy Ferreri, Marina Rei (Il mare verticale). Paolo Benvegnù è stato il chitarrista-cantante fondatore degli Scisma, imprescindibile gruppo alternative-rock italiano ormai sciolto, con cui ha registrato, prodotto e composto tre dischi su etichetta Parlophone-EMI.

Proprio questo è il primo disco che arriva dopo la breve reunion del gruppo originario. Di cui parla volentieri: “Dal punto di vista umano è stato uno spartiacque, abbiamo concluso il nostro grande romanzo di formazione. I dolori dei giovani gardesani, direi. Un’esperienza dal sapore dolciastro, per me gli Scisma sono una meraviglia incompiuta ancora adesso. Se c’è qualcosa che ci unisce oggi è questa incompiutezza che è consapevole, è legata all’innocenza ed è strano pensarsi consapevolmente ingenui, ma è così”.

Prima di incontrarlo, Paolo Benvegnù, immaginando uno scenario in cui il suo nuovo disco, “Dell’odio dell’innocenza”, gli viene spedito via posta da un mittente sconosciuto, aveva scritto: «Dopo un sonno relativo, decido che chi ha scritto e registrato in modo rudimentale tali canzoni ne aveva la stretta necessarietà. La scrittura mi pare abissale e profonda, vagamente imperfetta e verbosa, vanamente protesa alle risoluzioni degli esseri umani. Quasi un campionario ideale di impossibilità»

Sulla scia di questo racconto dai tratti onirici, Benvegnù spiega: «Quei brani sono un disco intero. Si chiama “Dell’odio dell’innocenza” e non ho alcuna responsabilità rispetto al contenuto. Sensazione e profumi di gelsomino e canto antico di mondi perduti».

Il primo singolo con un video molto suggestivo girato alla Cavea del Nuovo Teatro dell’opera di Firenze (“L’unico posto moderno dove ho sentito un’emozione antica”, racconta) è intitolato “Pietre”. Un verso dice “Io conosco gli umani e preferisco le pietre“.

In effetti preferisco le pietre. Avendo dato un significato a ogni cosa l’uomo per evolversi deve andare dove non si conosce. Ho pensato alle pietre quindi, perché non sappiamo nulla dei materiali perché chi ci può dire che non comunichino? Che non abbiano reaziono? Non lo sappiamo”.

C’è un certo disagio nel riconoscersi umani, in questo disco. “Alle vette altissime nessuno ti tocca, fino a ottocento metri abbiamo controllo su tutto intorno, poi lo perdiamo. Da piccolo vedevo sul lago che tutte le case erano fino a duecento metri sopra il livello del mare. La citazione che nel disco faccio di “come figli delle stelle” è per dire che non siamo così, se estrai il magico da un essere umano siamo solamente un agglomerato di opportunismi. La volontà di avere secondo fine economico è vergognosa in ogni cosa che ci riguarda”.

Paolo Benvegnù e la copertina del suo disco che esce il 6 marzo 2020 durante l’intervista con The Way Magazine. Milano, febbraio 2020.

Paolo Benvegnù riesce a rimanere innocente. “Non riesco a essere diverso dall’ingenuo. L’innocenza fa i conti col fatto di poter essere colpevole. Sono colpevole di stupore, di commozione, di vergognarmi e indignarmi. Mi dispiace che siamo così in pochi a riconoscerlo. Sono convinto del fatto che viviamo una vita fisica e viviamo anche altre a livello onirico, gli squarci che avvengono nella nostra quotidianità possono essere finestre su altre vite. Per questo dico che guardarsi negli occhi è una componente importante realtà”.

Ancora deve essere sviscerato, però, il senso del titolo di questo suo lavoro di ritorno. “Non mi riconosco nella grammatica italiana e quindi il titolo è inusuale. Penso a un breviario dell’odio e dell’innocenza e ci ho pensato un po’ come Silvio Pellico, solo che lì il nemico era facile oggi invece è un mondo molto garbato ma le possibilità di riconoscerlo sono identiche”.

L’estremo è dietro l’angolo. “Ho una fortissima fantasia di sparizione, una mia vecchia compagna psicoanalista me lo diceva spesso. Ci sono delle cose che mi legano a questo mondo ma sono poco coraggioso perché la solitudine non ho il coraggio di sceglierla. Invidio i cani che vanno e non tornano a casa. La mia idea di essere umano è vivere senza toccare troppo e andarsene via senza toccare niente”.

La sua musica, però, ha toccato molte orecchie attente. E molte voci femminili che l’hanno voluta fare propria. “La mia vita è un regno della casualità e le donne che hanno voluto cantare le canzoni scritte da me, in un certo senso, non le voglio controllare. Sono convinto di essere una madre e l’attinenza che c’è tra loro e me ha a che fare con questo. Non ho doti organizzative ma quando canto sono una madre e la vita mi ha insegnato a riconoscere queste parti”.

Cosa ascolta questo monumento del cantautorato? “Mi piacciono gli uomini anziani. Battiato, Fossati, Gaber e Jannacci. Lui, perché era questa città, Milano, ed era la più bassa Milano. Tra i nuovi mi piace Dario Brunori, perché canta con grande naturalezza e canta la sua terra. Non mi ritengo poeta ma un minore. Per questo rispetto sempre le cose nascoste. Marco Parente e Alessandro Fiori mi piacciono mi piacciono. Per me il libro del Novecento italiano è “Il mare verticale” di Giorgio Saviane. Apprezzo Fellini ma il più grande è Elio Petri. Mi piace Mastroianni ma Gianmaria Volonté è un gigante“.

Adesso che inizia il tour e la riproposizione della sua musica, lo immaginiamo più in pace con la sua dimensione di personaggio pubblico. Eppure è lui che ci ringrazia per avergli dedicato del tempo, ponendogli delle domande, dicendo di sentirsi sempre incredibilmente a disagio con questo ruolo. “Non sono in pace perché non devo essere in pace, non esiste intimità maggiore che il condividere in maniera assoluta la mostruosità dell’altro. Quindi sono convinto che noi siamo anche mostri, siamo una grande specie ma distruggiamo gli equilibri. Detto questo, sono contento ovviamente di aver vissuto cinquant’anni di riscaldamento artificiale”. E per la prima data siciliana del tour che parte il 4 marzo ha già l’ansia:Parto da casa di Mario Venuti, Cesare Basile e Carmen Consoli. Devo essere particolarmente all’altezza perché lì e a Palermo ci sono tante orecchie attente e tantissimi musicisti validi”.

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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