Un festival degli spazi e degli studi d’artista che si avvicina sempre dipiù al pubblico con esperienze pluri-sensoriali. Walk-In Festival, che parte a Milano il 20 ottobre (in pieno rispetto delle norme anti-Covid, quindi bisogna prenotare le visite scaglionate) durerà quattro giorni e vedrà tanti quartieri aderire alle aperture. Il linguaggio non verbale e l’alfabeto del corpo è la base del dialogo individuale e collettivo, di cui l’espressione verbale è una diretta conseguenza. Il linguaggio non verbale è la forma più potente di comunicazione: su di essa si concentrano le esperienze d’arte dei due atelier, soprattutto nelle collaborazioni interdisciplinari studiate per Walk-in Studio che sono evidenziate in questo articolo. Idiomi differenti, che vivono di espressione, energia e movimento. Pittura, fotografia, incisione e performance.
GIO MANZONI – Manzoni Studio (foto d’apertura) partecipa a Walk in Studio in una veste rinnovata, una fucina di produzione d’arte che accoglie il frutto di diverse ricerche, non soltanto durante la kermesse autunnale. Manzoni Studio ha fatto tesoro di un bisogno nato durante il lockdown, quello di un progetto condiviso nel rispetto delle individualità, per diventare una factory aperta ogni giorno a stimoli esterni, nell’integrazione delle discipline artistiche.
Per Walk-in Studio otto anime ragionano attraverso il linguaggio del corpo nella sua forza espressiva e nella sua presenza simbolica e scenica, privilegiando la grafica lineare delle forme. Il disegno dell’anatomia tanto presente nello studio è declinato in esperienze eterogenee, offerte al pubblico quali esempi di ricerche pluriennali.
L’ alfabeto del corpo è la base del dialogo individuale e collettivo, di cui l’espressione verbale è una diretta conseguenza.Il linguaggio non verbale è la forma più potente di comunicazione; comprende infatti tutti i gesti che il nostro corpo produce inconsciamente come reazione alle emozioni. Lo studio di Giovanni Manzoni vede la partecipazione di idiomi differenti, che vivono di espressione, energia e movimento.
L’arte racconta il corpo e il corpo racconta l’arte: attraverso le svariate discipline presenti, emerge costantemente la mimica corporea che, al contempo, racconta la genesi delle diverse espressioni artistiche presenti.
Si tratta infatti di un ciclo che ha origini nell’arte primitiva attraverso le maschere di Cavarra,analizzando l’espressione facciale, sino ad arrivare ai linguaggi più contemporanei, passando dal disegno alla pittura, sino alla fotografia alle arti performative. Queste ultime si focalizzano maggiormente sul movimento del corpo, sulle tracce che vengono rilasciate in maniera leggibile e permanente nell’opera.
Un elemento fortemente presente è sicuramente la Natura, da cui tutto ha inizio e vita. Dalla Terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’essere umano. Noi siamo il frutto della Terra feconda, come l’arte getta le sue fondamenta nella preistoria.Il progetto vuole esplorare il ciclo della vita e il ciclo dell’arte, mostrando le loro diverse contaminazioni che li rendono indissolubili.
Tracce Corporee esplora la fotografia di Sara Meliti e Juri Ronzoni, che analizzano lo spazio e la metafora del corpo in azioni performative, sia nella genesi che nel suo svolgimento teatrale. Per il mondo del teatro sono create le sculture di Andrea Cavarra, mentre i disegni di Silvia del Grosso partono dalle pagine di taccuini per diffondere linee e concetti su supporti mobili, da indossare. Paolo Guarnieri osserva con curiosità la routine quotidiana di donne presenti e immaginarie, Alessandra Vaghi esporrà per la prima volta il suo studio sulla figura ispirato alla mitologia, in una pittura densa di significati simbolici legati alla contemporaneità. Il padrone di casa Gio Manzoni accompagna lo sguardo nella moltiplicazione delle forme disegnate, più spesso femminili, fuori da canoni estetici o da modelli espressivi, in un vortice dal gusto déco.
L’atelier ospiterà il performer Marek, che fa del linguaggio del corpo una vera e propria danza, o della danza un vero e proprio linguaggio. La sua ricerca si unirà a quella di Manzoni attraverso una sorta di tableau vivant dello spirito che muove le figure del disegnatore, secondo una sequenza di movenze studiate dai due artisti. Marek avrà posato per Gio Manzoni nei giorni precedenti quindi in mostra saranno esposti i disegni della coreografia. Durante Walk in Studio la danza riproporrà live i gesti e le espressioni corporee degli studi su carta, mentre la pelle di Marek sarà decorata da simboli urbani e tribali: così le due discipline si manifesteranno in parallelo secondo una genesi autonoma, per dare luogo ad una performance possibile solo grazie alla loro integrazione.
Un’area dello studio sarà dedicata ad una selezione di artisti che fanno parte della futura programmazione della factory di via Derna: Sonia Aloi porterà disegni e serigrafie connotate dalla sua personale idea di erotismo, ironico e zuccheroso, la scenografa Serenella Bellini con la sua produzione di arredi. Per l’evento saranno in mostra un tavolino ed una seduta, ideati e realizzati insieme a Gio Manzoni.
Nello studio saranno esposte le piastrelle di Grandinetti Srl, sulle quali Manzoni sta lavorando con disegni originali, primo atto di un progetto di cooperazione internazionale.
L’ingresso è libero su prenotazione scrivendo a manzonistudio23@gmail.com
Arte FRAGILE è quella su carta, con la grafica d’arte di tre artiste italiane, di diverse tecniche e background. Arte FRAGILE è incontro tra spirito e corpo, meditazione su passi di danza. La casa laboratorio di Paki Paola Bernardi, un tempo studio di Federica Galli, apre le sue porte per Walk In Studio.
Un incontro pubblico in un luogo privato connotato da un genius loci artistico, con opere di Elena Monzo, Paki Paola Bernardi e un prestito d’eccezione dalla Fondazione Federica Galli.
Durante le serate si potrà assistere alla performance CLOSER di Elisa Ghion congiunta ad un’azione di Paki Paola Bernardi, intesa sia come tappa essenziale del processo creativo che forma le sue incisioni, sia come momento interattivo col pubblico osservante.
FRAGILE è il momento che stiamo vivendo, e fragili siamo sempre noi esseri umani, solo che normalmente viviamo come se non lo sapessimo. FRAGILE è un potenziale che si collega alla parte più umana di noi, e ci permette di connetterci tra noi in modo più empatico, consapevoli del nostro bisogno degli altri per sopravvivere.
Paki Paola Bernardi sviluppa la sua ricerca attraverso la danza, la meditazione e consapevolezza del corpo. Il suo atto d’arte per FRAGILE è una coreografia emotiva che esplora questi mondi nella pratica dell’incisione, nel tempo di fruizione di una performance. La danza libera energie che vengono trasmesse dai solchi dei tacchi su una matrice metallica, in seguito rielaborata e stampata come testimonianza del processo creativo. Questi segni ora convulsi ora diradati, a seconda dell’emozione da cui sono sprigionati, rivelano una struttura evanescente, che mantiene invece concretezza nel percorso della loro formazione. La loro creazione avviene tramite un collegamento e un radicamento al terreno.
Le tracce grafiche sono scia permanente del linguaggio interiore che passa attraverso lo strumento espressivo del corpo. La sua coreografia emozionale è altresì strumento di connessione nel suo ramificarsi grazie al contatto, alla relazione con l’energia altrui. La performance di Paki Paola Bernardi è prevista alle ore 19 della prima serata di FRAGILE.
Elena Monzo porta nel linguaggio della sua opera un’energia di radicamento profondo, oltre i canoni e gli stereotipi. La sua logica di esplorazione identitaria è raccontata attraverso i gesti e le espressioni corporee, gli elementi iconografici come attributi di un carattere, i travestimenti rivelatori di una femminilità poliedrica.
L’energia della donna è legata ai cicli naturali e si svela attraverso una forza espressiva scevra dai condizionamenti di un’epoca, dall’immagine oggettivizzata della pubblicità ad esempio, per presentarsi in quanto soggetto attivo che porta verso l’introspezione. La donna di Elena Monzo è potente come uno sciamano nel suo radicamento alla Natura. Apre porte di percezione nuove dal corpo verso la dimensione energetica propria di arcaiche discipline misteriosofiche, dalla notte dei tempi antichi.
Le figure di Elena Monzo portano addosso segni inequivocabili di vulnerabilità e forza. Ciascuna di loro cerca a suo modo un abbraccio, un contatto oltre la materia che le informa: nello sdoppiarsi in alter ego, nello sguardo che invita all’attenzione l’osservatore, nella orgogliosa ostentazione di un costume o di un attributo che simboleggi un’identità ambivalente. Sono totem radicati a terra dal peso di una fisicità esasperata, in cerca di un contatto con la spiritualità del rito che le ha costituite, carne in fuga verso lo spirito.
Federica Galli. L’albero è un elemento iconografico e iconologico antichissimo, presente in tutte le culture. Dalla concretezza della Natura, una metafora del radicamento e della crescita attraverso i rami che portano fiori e frutti. Nella sua straordinaria carriera incisoria Federica Galli è conosciuta anche come la Signora degli Alberi per il lavoro dedicato, negli anni, alla rappresentazione di sessantasei Alberi Monumentali Italiani, selezionati per motivi storici, botanici, letterari ed estetici.
L’albero è anche possibile metafora del corpo umano che resiste alle intemperie della vita. Durante la meditazione ad esempio ci sono momenti nei quali si chiudono gli occhi e si “respira” l’oscillazione e i movimenti del tronco- sostantivo rivelatore- che rimane nella sua flessibilità ancorato al terreno. Ci si connette al cielo nella tensione verso l’alto, e al radicamento con l’energia della Terra.
Genus loci o nume tutelare, la storia creativa di Federica Galli si interseca e prosegue attraverso la continuità nel lavoro artistico delle personalità che oggi vivono sotto lo stesso tetto della sua mano e delle sue acqueforti. Ricerche che nascono ad altre latitudini spirituali, ma che condividono strumenti e tecniche, insieme all’ispirazione dal senso di mutevolezza perdurante della Natura. FRAGILE si confronta con l’opera dell’artista esponendo un antichissimo Albero Monumentale italiano ad acquaforte, prestito della Fondazione Federica Galli.
CLOSER- La performance di Elisa Ghion si manifesterà come ulteriore atto di liberazione emozionale attraverso il linguaggio del corpo. A partire dal soppalco, inteso come luogo separato e connesso al contempo col resto dello studio, l’artista suggerisce dei movimenti nella costrizione di un involucro di cellophane, arrivando al limite dell’area di visita della mostra.
E’ condivisa con Paki Paola Bernardi la poetica della scoperta e della cura di se stessi. La capacità di darsi supporto, capire per accettare la fragilità e la forza. Mostrare la propria vulnerabilità è riuscire a connettersi con coraggio alla propria bellezza, è rivelare che se non saremo mai abbastanza forti possiamo restare fragili.
Durante l’isolamento del lockdown abbiamo imparato a rapportarci intimamente con noi stessi, scoperto l’importanza di presidiare il nostro spazio privato tutelandolo come un bene prezioso. Quotidianamente abbiamo in passato chiuso la porta di casa lasciando il mondo esterno fuori, a distanza. Fino al giorno in cui è diventata l’unica opzione possibile: tutti abbiamo dovuto guardarci dentro, crescere nella consapevolezza di chi siamo, ma abbiamo anche sentito la mancanza di esprimere nel contatto la nostra identità. In questo ci siamo sentiti e accettati come fragili creature, bisognose di avvicinarci ad altre energie. “Contienimi, abbracciami, ricordami chi sono. Non aver paura, vieni più vicino”.
AZIONI congiunte– Per Walk in Studio la danza di Ghion anela alla manifestazione del sè vulnerabile con l’altro, fino a ricongiungersi idealmente con lo spazio fisico ed emozionale degli altri artisti coinvolti, passando il testimone all’azione di Paki Paola Bernardi.
Dal desiderio di includere il pubblico per metterlo in relazione con lo spazio e le opere d’arte esposte, e soprattutto renderlo testimone della modalità e del processo artistico, verrà offerto un momento guidato di meditazione nello spazio, attraverso una tecnica che rende l’opera più comprensibile nella possibilità di essere “sentita” dall’osservatore. Un linguaggio decisivo per avere “esperienza” più che “idea” dell’arte.
“Credo che il futuro dell’arte soprattutto in questo momento sia di dialogo con il mondo e con la gente, per coadiuvare l’apertura di nuove e inedite interpretazioni”.
Nel desiderio di trasformare in azione questo pensiero di Paki Paola Bernardi, al termine del percorso sarà a disposizione un questionario, formulato per favorire un’ ulteriore analisi dell’esperienza d’arte che il pubblico sta vivendo.
Opening martedì 20 ottobre ore 18.30 – 23
Mercoledì 21 -giovedì 22-sabato 24 ore 14-19, venerdì 23 ottobre ore 14 – 23
In linea con le normative vigenti per il distanziamento sociale la prenotazione è obbligatoria alle mail
ongaretticomunicazione@gmail.com – info@paolabernardi.it
Indirizzo e orari
FRAGILE presso l’atelier di Paki Paola Bernardi
Via Pietro Giannone 9 – Milano
Opening martedì 20 ottobre dalle ore 18.30 su quattro turni- 18.30-19.15—-19.30-20.15—20.30-21—21.15-22—22.15-23
Mercoledì 21– Sabato 24 dalle ore 11 alle ore 19
Tracce Corporee presso Manzoni Studio
Via Derna 23- Milano
Opening Martedì 20 ottobre dalle ore 18 alle 23 su turni di un’ora
Mercoledì 21– Sabato 24 dalle ore 11 alle ore 21