Antonio Scurati ha vinto la 73ma edizione del Premio Strega con ‘M. Il figlio del secolo’, edito da Bompiani. Il 50enne scrittore napoletano si è imposto con 228 voti davanti a Benedetta Cibrario con “Il rumore del mondo” (Mondadori) 127 voti . Terzo con 91 voti Marco Missiroli con “Fedelta’” (Einaudi) . Al quarto posto Claudia Durastanti con “La straniera” (La nave di Teseo), 63 voti. Quinta Nadia Terranova con “Addio fantasmi” (Einaudi), 47 voti.
Scurati partecipava al Premio Strega per la terza volta, avendo ottenuto due secondi posti nel 2009, quando era stato battuto per un solo voto, e nel 2014, sconfitto per cinque voti.
Come tradizione la cerimonia si ‘ svolta a Roma, al Ninfeo di Villa Giulia presenti fra gli altri l’ex ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, Nicola Lagioia, vincitore dell’edizione 2015 con “Ferocia”, il presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi, Dacia Maraini e Corrado Augias.
“Sono felice della vittoria ma sono anche molto contento che altri italiani leggeranno questo libro. Potranno conoscere meglio la nostra storia: con la speranza che non si ripeta, anche in forme diverse“, ha dichiarato un emozionatissimo Scurati. A margine dell’evento ha aggiunto di voler dedicare “la vittoria ai nostri nonni e ai nostri padri, che furono prima sedotti e poi oppressi dal fascismo, soprattutto quelli che tra loro trovarono il coraggio di combatterlo armi alla mano”, aggiungendo di voler “dedicare il premio anche ai nostri figli con l’auspicio che non debbano tornare a vivere quello che abbiamo vissuto cent’anni fa, in modo particolare a mia figlia Lucia”. Scurati ha dichiarato che “é necessario un nuovo impegno civile” e che “era ora di riscrivere questa storia da dentro perchè il lettore diventasse antifascista alla fine e non all’inizio della lettura”.
Il Premio Strega è nato nel 1947 ed è considerato il più importante premio letterario in Italia. Ideato e realizzato dalla scrittrtice e traduttrice Maria Bellonci con l’appoggio e il sostegno del marito Goffredo Bellonci, titolare della ditta produttrice del liquore “Strega”, il premio ha visto la partecipazione di scrittori come Cesare Pavese, Elsa Morante, Primo Levi e Umberto Eco.
“Da tempo cominciavo a pensare ad un nostro premio, un premio che nessuno ancora avesse mai immaginato” spiegò a suo tempo la Bellonci: “L’idea di una giuria vasta e democratica che comprendesse tutti i nostri amici mi sembrava tornar bene per ogni verso; confermava il nuovo acquisto della democrazia” seguendo questo impulso di dare una prospettiva culturale all’Italia nella desolazione del primo dopoguerra. Già nel 1944 a Roma, i coniugi Bellonci accoglievano nella loro casa un gruppo di intellettuali «Artisti della domenica», per avviare una “ricostruzione” anche culturale mentre quella materiale teneva impegnata tutta l’Italia. In seguito a quegli incontri, nel 1947 partì l’idea di un “premio” letterario democratico e nuovo, che non prevedesse una giuria specifica ma che si affidasse ai giudizi di tutti coloro che partecipavano alle riunioni domenicali.
Nacque il Premio Strega. Da allora in quella casa continuano le riunioni per la presentazione dei libri in concorso (ogni libro deve essere indicato da due «amici») e per la selezione dei cinque finalisti. L’organizzazione del premio è gestita dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci (PRESIDENTE Giovanni Solimine, studioso di problemi dell’editoria e del libro, docente alla alla Sapienza di Scienze documentarie, linguistiche e filologiche) . La scelta del vincitore é affidata a un gruppo di quattrocento uomini e donne di cultura, tra cui gli ex vincitori, che possono proporre dei titoli a loro graditi, purché ogni candidatura sia supportata almeno da due di loro; un’ulteriore selezione designa la cinquina delle opere finaliste. Il vincitore viene proclamato il primo giovedì di luglio durante una cerimonia nel giardino di Villa Giulia a Roma.
Il meccanismo che permette di arrivare alla proclamazione dei vincitori rispetta in pieno il desiderio della Bellonci che “una giuria vasta e democratica” riflettesse anche per il Premio “il nuovo acquisto della democrazia”, anche se non manca chi critica l’allargamento della giuria a 660 aventi diritto.
Tra i contrari Asor Rosa per il quale “l’elettorato deve essere qualificato, ristretto” non “formato da gente che vota non dico non sapendo né leggere né scrivere, ma quasi” perchè é “più soggetto al potere delle grandi case editrici: sono loro ad aver fatto la poesia e la narrativa italiana negli ultimi cinquant’anni”.
I 57 libri candidati sono stati votati da una giuria composta dai 400 “Amici della domenica”, da 200 votanti all’estero selezionati da 20 Istituti italiani di cultura, da 40 lettori ‘forti’ selezionati da 20 librerie associate all’Ali, e da 20 voti collettivi di biblioteche, università e circoli di lettura (15 i circoli coordinati dalle Biblioteche di Roma), per un totale di 660 votanti. La votazione per la selezione della cinquina dei finalisti si è tenuta il 4 giugno nel Tempio di Adriano – Camera di Commercio di Roma, e non, come da tradizione, nella sede della Fondazione Bellonci, chiusa per lavori di ristrutturazione. La votazione per l’elezione del vincitore, invece, si é svolta il 4 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma con la diretta su Rai 3.
I cinque libri finalisti dell’edizione 2019, la cosiddetta “cinquina” comprendevano:
M il figlio del secolo di Antonio Scurati Ed. Bompiani
Primo di una trilogia è scritto dal punto di vista di Benito Mussolini. Parte dal 1919, anno di fondazione del movimento dei Fasci italiani di combattimento e si chiude col discorso del 1925 che segnò l’inizio della dittatura fascista. Se ne sono già vendute oltre 120.000 copie.
Addio fantasmi di Nadia Terranova Ed. Einaudi Stile Libero
La scrittrice siciliana Nadia Terranova racconta la storia di una donna che tornata nella casa della madre a Messina rielabora la scomparsa del padre, avvenuta quando era ragazza, e l’infanzia e l’adolescenza passata in Sicilia.
Il rumore del mondo di Benedetta Cibrario Ed. Mondadori
Ambientato a Torino nella prima metà dell’Ottocento, protagonista la figlia di un mercante di seta moglie di un ufficiale inglese, la cui storia è strettamente legata a quegli anni che portarono alla nascita dell’Italia unita.
Fedeltà di Marco Missiroli Ed. Einaudi
Ambientato a Milano, che indaga sui tormenti dell’animo umano parlando di una coppia e dei tradimenti che ne cambiano gli equilibri. Ha già vinto il Premio Strega Giovani.
La straniera di Claudia Durastanti Ed La Nave di Teseo
La storia di una famiglia di emigrati lucani negli Stati Uniti nella seconda metà del Novecento, in cui i due genitori sono sordi e «attiravano gli sguardi per le strade». Lei, giovanissima e selvatica, soffre questa situazione e trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra i senzatetto e gli emarginati
Come già accennato, intorno al Premio non sono mancate le polemiche: alcuni critici sostengono che lo strapotere delle Case editrici più importanti possa influenzare le scelte dei giudici. In proposito “L’Espresso”, visto il montare della discussione, ha organizzato una tavola rotonda con la scrittrice Elvira Seminara, l’accademico Alberto Asor Rosa, lo scrittore Paolo Di Paolo, l’editore Gian Arturo Ferrari, per anni al vertice del Gruppo Mondadori, “interlocutori non direttamente coinvolti nella sfida, alla vigilia del più prestigioso e bellicoso tra i premi letterari”, per un confronto sui libri finalisti, “intorno ai quali case editrici, editor, agenti, uffici stampa, e solo da ultimi gli autori, si agitano da mesi l’un contro l’altro armati”.
Del ricco dibattito che ne è scaturito ci piace registrare l’opinione di Asor Rosa che già si era dichiarato molto critico nei confronti dei premi letterari, ma che ritiene “che lo Strega rappresenti un termometro attendibile dei valori presenti nella ricerca letteraria e nella narrativa italiana”. E ancora: dopo aver rivisto i vincitori degli ultimi 15 anni giudica che “ tra loro ce ne sono almeno dieci di altissimo livello, ed è una media molto positiva per un premio… Anche la distribuzione degli editori è significativa. In 15 anni trovo 4 volte Einaudi, 5 Mondadori…»
Molto accesa la polemica tra l’accademico Ernesto Galli della Loggia e Antonio Scurati. Il primo intervento di Ernesto Galli della Loggia in merito al romanzo di A Scurati è sul «Corriere della Sera» del 14 ottobre a pagina 32 con il titolo chiaramente critico “Il romanzo che ritocca la storia”. Particolarmente polemico su come lo scrittore tratta la figura di Benedetto Croce, della Loggia si dichiara poco convinto “sulla differenza tra lo sguardo dello storico e quella del romanziere” sostenendo che “chi legge deve poter riconoscere realtà e finzione” e che “la licenza creativa non autorizza a tradire la verità della storia”.