Cramum è una parola latina che significa “crema”, “la parte migliore del latte”. Il Premio cramum è stato ideato nel 2012 da Andi Kacziba e Sabino Maria Frassà proprio per sostenere i migliori giovani in Italia a prescindere dalla provenienza. Quest’anno, con la mostra in corso presso la sede della Città metropolitana di Milano, ci si è interrogati sulla destinazione dell’arte contemporanea. L’esposizione che è visibile gratuitamente ed è disposta a piano terra e cortile del palazzo Isimbardi si chiama proprio “A chi parla l’arte contemporanea” e il curatore ce l’ha così spiegata: “Non è difficile selezionarli ma il compito del curatore è mettere assieme gli artisti e saper raccontare una storia. Ho un’idea in testa fin dall’inizio e dovendo raccontare e comunicare la coerenza è necessaria. Se ci capita un’opera bellissima ma che non ha attinenza, la scartiamo“.
Nelle sale si avvicendano lavori fatti ad hoc per l’occasione e opere perfettamente in tema. Come quella di Emilio Isgrò dove profeticamente l’artista ha cancellato tutti i nomi dalla cartina geografica della Turchia, lasciando solo emblematicamente quello di Istambul. Mai più attuale di oggi.
Anche nell’arte ci vuole il coraggio? “Certo, il coraggio di sapersi fermare – dice sicuro Sabino Maria Frassà – perché quello è un momento in cui devi dare l’ultima pennellata. Il vantaggio dell’arte contemporanea è che non c’è più un canone da copiare, siamo tutti liberi ma influenzati da quello che vediamo. La maggior diversità di cui disponiamo è un valore. A volte i ragazzi scimmiottano i grandi e non c’è peggior tranello che quello, è fondamentale essere originali, andare avanti e non sentire eccessivamente il peso del confronto col glorioso passato artistico italiano”.
Il Premio Cramum ha avuto il merito di portare a Milano una varietà di stili e tendenze da grandi artisti a giovani emergenti molto ricca e spesso provocatoria. Abbiamo visto tantissimi materiali e tecniche usati, linguaggi diversi interpellati. “In un mondo globalizzato è molto difficile trovare dei filoni, nei paesi dell’Est per esempio c’è molta responsabilizzazione e si è più orgogliosi di quello che si vuole essere. Noi siamo influenzati dalla qualità della vita che abbiamo in Occidente, molto alta, nonostante la crisi degli ultimi anni”. Questo vuol dire che molti si improvvisano artisti per raggiungere il successo? “Ebbene sì, anche nell’arte c’è la ricerca del successo immediato. Così come c’è la tendenza a delegare la realizzazione dell’opera agli artigiani. Ma questo è un aspetto dell’arte contemporanea: il protagonista non è artista perché sa fare l’opera materialmente, ma perché la concepisce“.
PREMIAZIONE – Matteo Fato nato nel 1979 a Pescara, dove vive e lavora, ha vinto con l’opera Cose Naturali il premio Cramum 2016. L’artista, diplomato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino, dove è docente dal 2003, è stato scelto da una giuria che comprende ex vincitori del premio ed esperti d’arte di Rai, università italiane, Iulm, Ied, Oxford. L’opera rappresenta una sorta di allestimento della pittura, con la tridimensionalità posta davanti all’oggetto pittorico.
A CHI PARLA L’ARTE CONTEMPORANEA? 4° premio cramum