Che il gusto per la vita, con i suoi lati oscuri, possa essere una questione di istanti ce lo illustra con grande sensibilità Roberta Giaretta nel suo ultimo libro, “Questione di Istanti”, il quale sarà presentato il prossimo 31 ottobre Vicenza.
Siamo abituati a pensare al trascorrere degli anni, dei mesi, dei giorni, delle ore senza renderci conto che, in realtà, è proprio quell’istante, quel secondo impercettibile fra tanti, a cambiare la nostra vita per sempre.
Queste poche righe mettono insieme istanti di vita che hanno portato Roberta Giaretta, ad una maturazione intellettuale e morale che l’hanno spinta poi a mettere su carta, dopo varie vicissitudini, la storia di Isabel. Istanti felici, a volte pesanti, frenati, vissuti, violenti, da cui Isabel ha tratto linfa vitale per non farsi schiacciare e continuare ad andare avanti. Ecco allora che Isabel si fa alter ego per raccontare un vissuto e renderci partecipi attivamente; e proprio di questo alter ego, ora, ne parliamo con Roberta Giaretta.
Come mai questione di istanti e, per esempio, non di attimi? Questa cosa mi ha incuriosito molto.
È una bella domanda. Se devo essere sincera non ho una risposta puntuale, ha giocato molto il fatto che mi piaceva la sonorità della parola Istanti. Alla fine credo che l’istante renda meglio dell’attimo, la vita è una catena d’istanti, più o meno vissuti, anche in un certo modo.
Cosa intendi?
Beh… stiamo parlano di un lavoro autobiografico, di una vita che non è stata facile, all’interno della quale ho dovuto far fronte a situazioni… diciamo spiacevoli, anche violente.
Si tratta di un libro contro la violenza, in particolar mondo contro la violenza alle donne?
Sì certo, attraverso il racconto della mia esperienza vorrei potare il lettore ad una riflessione, il mio scopo è quello di portare in superficie comportamenti familiari vessatori da una parte e violenti dall’altra in modo che simili storie non abbiano più a ripetersi. Mi rendo conto dell’ambizione ma ci devo provare.
Il libro è un’autobiografia, non temi che qualcuno possa riconoscersi?
Non mi interessa.
Ho notato la sintesi nella scrittura e l’essenzialità dei concetti, come mai questa scelta?
Non volevo perdermi in orpelli narrativi. Per questo tipo di storia dovevo arrivare subito al punto. Mi rendo conto di chiedere uno sforzo al lettore ma è anche vero che lo conduco, senza distrazioni, al centro degli eventi. Il racconto poi è diviso in capitoletti attraverso i quali si può entrare e uscire come in una specie di sogno. Ho voluto essere necessariamente semplice.
Il libro è dedicato a tuo padre e al nonno…
Sì, mio nonno e soprattutto mio padre sono stati importantissimi per la mia vita. Sempre vicino mi hanno aiutato a crescere e a superare i momenti più difficili.
Racconti una storia difficile come abbiamo già detto, ti aspettavi questo successo?
No, mi fa piacere, anche perché l’idea non era quella di pubblicare, ho scritto questo libro di pancia, come si dice, senza pensarci troppo, in pochi giorni. Le parole uscivano da sole probabilmente, anzi, sicuramente, ne avevo bisogno e volevo tenerlo per me. Poi, leggendolo, mi hanno convinto a farlo pubblicare. Spero davvero che possa essere un lavoro utile per molte donne in difficoltà. Questo resta sempre il mio pensiero principale.