Totem tribali, forme e luoghi lontani dal vago sapore esotico. Le sculture, prevalentemente di legno , di Marco Barina lasciano supporre ritrovamenti antichi e forme d’spressioni arcaiche di perdute civiltà. Che l’ex marketing manager del gruppo L’Espresso in realtà non ha ritrovato, ma inventato.
L’affascinante mostra “MUSEO DI PANGEA. Le civiltà immaginarie di Marco Barina” è aperta fino al 10 giugno 2018, a cura della Fondazione Franco Maria Ricci fa riferimento al super-continente che 180 milioni di anni fa si spezzò, generando i continenti Laurasia e Gondwana, progenitori diretti di Africa, Asia, Europa, Oceania, Antartide.
Al Museo San Michele di Trento l’artista ha già esposto la mostra Etnografia Immaginaria. La linea è quindi tracciata, dopo un periodo dedicato alla pittura, e la dedizione all’arte iniziata completamente nel 2005 (Barina è nato nel 1956).
Ora le opere sono nel museo di Fontanellato, provincia di Parma, all’interno del famoso Labrinto della Masone,
COSA SI VEDE – I manufatti di popolazioni immaginarie sono 70 e realizzati negli ultimi dieci anni da Marco Barina, sottoforma di idoli, pali totemici, feticci, maschere, urne cinerarie.
“Sono felice e orgoglioso di ospitare una mostra il cui titolo, Il Museo dei Pangea, non stona con la mia prima professione di geologo – dice Franco Maria Ricci – Spero che molti visitatori, guardando i feticci del mondo parallelo immaginato da Marco Barina, proveranno l’emozione di un riaccostamento a dèi, a culture, ad archetipi che esistevano già – ma come brocante dimenticata – nelle soffitte o nelle cantine della loro mente.”
Per realizzare i suoi assemblages Barina ha battuto il mercato delle pulci di Porta Portese e altri mercatini e negozi dei rigattieri, cercando tra la cianfrusaglia (ciotole, cucchiai, chiavistelli, zuccheriere, grattugie, scaldini) i frantumi di un Pantheon smembrato, con lo scopo di ricomporlo e di restituirgli potenza ed efficacia. L’esposizione al Labirinto della Masone è la conseguenza di un coup de foudre tra Franco Maria Ricci e Marco Barina.
L’esposizione sarà accompagnata da una Guida edita da Franco Maria Ricci, che ne firmerà l’introduzione, mentre la riproduzione delle opere sarà affiancata dai testi di Anna Mattirolo e di Giovanni Mariotti.