Da sempre la bellezza è un canone universale dell’arte e ogni artista ha provato a raccontarla, narrandola su una pagina scritta, dipingendola su una tela, scolpendola su un blocco di marmo.
In un’arte più recente, ha trovato posto nella fotografia, di cui Agnes Spaak è autorevole rappresentante.
La sua ultima mostra fotografica, dal titolo “Sense of beauty”, sarà inaugurata a Mantova il 17 novembre ore18,30 presso la “Casa del Rigoletto” in Piazza Sordello, 23.
La personale consta di una carrellata di quaranta immagini, che tracciano un percorso che evoca la bellezza filtrata attraverso l’occhio dell’obiettivo magico dell’artista, che ancora una volta sceglie come protagonista il volto femminile.
Tuttavia, e qui si sostanzia la grandezza della fotografa, ogni immagine attraversa la realtà oggettiva fine a se stessa, e si reinventa in un modo tutto nuovo e diverso rispetto allo stato originale da cui è partita.
Ogni soggetto, dopo che è stato imprigionato dalla sua macchina fotografica, scrive e propone una vita altra, fatta di emozioni variegate: amori, memorie, vibrazioni, suggestioni, tormenti, felicità.
Così lo spettatore, di fronte ad ogni foto, ruota il caleidoscopio dell’anima, e viene portato per mano dentro una ricerca personale che invita a mettere in moto il cuore.
Ci si fa palombari delle emozioni più intime, che facciano suonare le corde più remote della sensibilità.
Se la bellezza è universale, il “Sense of beauty” di questa mostra della Spaak, ne contraddice l’assunto, e la smembra e scardina in singoli frammenti, che ruotano un ventaglio di visi narranti la propria storia e, nel raccontarla, la rigenerano in modo unico e diverso, attraverso gli occhi di chi guarda.
Per citare il proverbio “non è bello quel che è bello, ma è bello ciò che piace”, la Spaak crea fasci di luce, dentro cui il visitatore inciderà a suo piacimento, il volto di donna prediletto.
Qual è la differenza tra “Le Rêve dans le Rêve” tua epica mostra, e questa di ora “Sense of beauty”?
Ricordo con grande gioia “Le Rêve dans le Rêve”, presentato nel meraviglioso “Palazzo Isimbardi” di Milano, e poi, tra i vari contesti, alla “Galleria Vittoria” di Roma. Come suggeriva il titolo, le foto immettevano in un sogno: una sorta di flusso di coscienza giocato tra le immagini e lo spettatore.
In “Sense of beauty”, la similitudine sta nel riproporre come protagonista la donna, ma il linguaggio narrativo si sposta dal tema del sogno a quello della bellezza.
Qual è stato il criterio di scelta per questa personale?
Ho selezionato 40 foto, tutte di donne: alcune immagini sono pure e altre, secondo una tecnica da me elaborata, risultano sovrapposizioni con paesaggi naturalisti, ambienti casalinghi, luoghi cittadini di vario tipo.
Mi spieghi il tuo “Sense of beauty”?
Parto ribellandomi e discostandomi dal criterio di bellezza attuale, per cui ho un vero e proprio rifiuto! Basti pensare al tipo di immagini di donne rifatte e tutte uguali, postate su Instagram: criteri che reputo volgari e banali.
Per me la bellezza significa non omologarsi, in un viaggio personale a doppio binario: può provenire da fuori attraverso un bel viso, e catturare l’animo, o viceversa, sgorgare dal di dentro e fissarsi sul volto esternamente.
La bellezza è un’arma a doppio taglio: quando è un vantaggio e quando può risultare negativa?
Diventa negativa quando una donna non la sa gestire. Ovvio che essere belli è un vantaggio! Tuttavia è un dono che va interpretato coniugandolo ad altre qualità, diversamente diventa uno svantaggio. E come tutte le fortune, il momento che se ne fa mercato, non se ne ha più la corretta cura.
Un messaggio per i giovani che vedranno la mostra?
I giovani hanno un’idea di bellezza, legato spesso ai social, che può essere fuorviante. Preciso che non mando messaggi a nessuno: auguro che chiunque apprezzi l’eleganza da me suggerita.
Svelo una curiosità: quando visito i musei, osservo le opere senza leggere alcun tipo di presentazione, perché amo spiegare a me stessa quel che ammiro, senza indicazioni di sorta.
Per questa ragione, queste foto sono sprovviste di didascalia, lasciando libero il visitatore di titolare a suo piacimento, e con le proprie impressioni, ciò che vede.
Dopo “Casa del Rigoletto” di Mantova che ospiterà la tua personale, sono previste altre esposizioni?
Intanto a Mantova, dopo l’inaugurazione alle 18,30 del 17 Novembre, la mostra sarà accessibile al pubblico fino al 9 Dicembre. Poi sono già fissate le piazze di Napoli e Bologna e altre in via di definizione come Milano e Bruxelles, sede a cui tengo particolarmente in quanto il Belgio ha dato i natali a mio padre, lo sceneggiatore Charles Spaak.
La mostra si fregia nel catalogo di una recensione del nostro primo critico d’arte: Vittorio Sgarbi.
Lo dipingono come un uomo difficile, invece si è rilevato simpatico ed affabile! Ovviamente è stato un onore e una gioia, l’attenzione che Vittorio Sgarbi mi ha dedicato e spero, molteplici impegni permettendo, possa essere presente il giorno dell’inaugurazione.
L’intervista è terminata e la scrittora augura che per tutti esista una bellezza del cuore, che non conosca rughe e affanni.