“Noi viviamo come se dovessimo vivere sempre, non riflettiamo mai che siamo esseri fragili” così scrisse Seneca nel De Brevitate vitae e “Morsa” (Blackcandy Produzioni con distribuzione Believe/Warner Chappell) è proprio quel viaggio alla scoperta della fragilità, infatti la fragilità ne è il cuore pulsante, fragilità intesa come punto di rottura e poi di rinascita. Morsa è il primo album di Serena Altavilla e dal 9 Aprile è disponibile in CD e su tutte le piattaforme di streaming.
Serena Altavilla, già attiva in numerose formazioni ben note del panorama alternativo italiano, in questo iter di dieci tracce compie in chiave musicale un viaggio autobiografico tra deja-vu e fantasmi passati, presenti e futuri, disegnando scenari variegati e personali, a metà strada tra il reale e l’onirico: ogni canzone è una stanza abitata da umori e personaggi diversi; dalle finestre si scorgono paesaggi notturni, penombre, qualche raggio di luce. Il sound del disco contribuisce a ricreare atmosfere agli antipodi, passando dal pieno allo scarno in un battere di ciglia, dal suolo al sottosuolo, dal giorno alla notte. Uno scivolo inesorabile dai mille affacci.

Proprio sull’album Serena ha detto: «In questo album, mi sono ritrovata ad essere da sola nel senso che non avevo una band fissa ma tantissimi grandi musicisti che ho avuto la fortuna di poter ospitare in questo disco. Volevo slegarmi dalle mie abitudini, volevo mettermi in difficoltà per provare nuove sensazioni. Il voler fare un disco da sola, posso dire, è nato spontaneamente e insieme al mio produttore abbiamo deciso di usare insieme agli strumenti classici anche strumenti più antichi. In questo album le parole sono venute dopo, prima è arrivata la musica e c’è un brano, contenuto appunto nell’album, che è senza testo ma composto di soli vocalizzi.»
La produzione artistica dell’album è stata curata da Marco Giudici ed hanno partecipato all’arrangiamento e all’esecuzione dei brani: Adele Altro (Any Other), Francesca Baccolini (Hobocombo), Alessandro Cau (Geoff Barrow, Miles Cooper Seaton), Luca Cavina (Calibro 35, Zeus!), Enrico Gabrielli (Calibro 35, PJ Harvey, Mariposa), Matteo Lenzi (Filarmonica Municipale LaCrisi), Jacopo Lietti (Fine Before You Came), Fabio Rondanini (Afterhours, Calibro 35, I Hate My Village) e Valeria Sturba (OoopopoiooO).
Mettendo insieme alcuni titoli delle canzoni, quali Epidermide, Un bacio sotto il ginocchio, Quaggiù, Tentativo per l’anima e Sotto le ossa è come se rappresentassero un viaggio alla ricerca del proprio “Io”, partendo quindi dall’epidermide andando fin quaggiù dove c’è l’anima per riscoprire la nostra fragilità e poi ripartire da lì. Questo è quanto ho percepito io dal tuo album, vorrei sapere che cosa ne pensi.
«Che vorrei averlo detto io! (ride). Si, è vero, c’è questo scivolo, questa scalinata interiore ed è vero che i titoli delle canzoni accompagnano questo percorso. Io ho avuto la fortuna di scrivere i testi con Patrizio Gioffredi che è entrato totalmente in sintonia con me. Tutte le parole a cui avevamo pensato sin dall’inizio tornavano sempre su questi temi di conflitto, di lotta intesi come un ostacolo da superare quindi è bellissimo quello che dici, grazie. Infatti alla fine ho messo un pò di vento per ripulire tutto. Il disco è breve ma è molto intenso»
Dall’album “MORSA” è stato estratto il primo singolo “Epidermide”, con un videoclip creato dal collettivo John Snellinberg e diretto da Patrizio Gioffredi, che ha assecondato le venature dark e romantiche della canzone ambientando il tutto in un minimale set teatrale, con luci cangianti ed espressioniste e un montaggio che gioca con il buio. Sulla scena Altavilla interagisce con il suo doppelgänger, a cui presta il corpo l’attrice e regista Livia Gionfrida.

Proprio sul videoclip Serena ha detto:
«Il pezzo aveva queste tinte dark, tinte noir, e fare il video con Patrizio Gioffredi ha rappresentato un andare ancora più al fondo della canzone ed è stato lui ad avere l’idea dello sdoppiamento perché la persona con la quale dialogo nel video sono sempre io ed è stato girato in un teatro di Prato»
L’immagine di copertina è opera dell’artista e fotografo Jacopo Benassi, attivo dalla fine degli anni Ottanta e acclamato a livello internazionale. Il suo stile, caratterizzato dalla luce del flash a cancellare la luce reale, è crudo e potente e l’artwork del cd è stato curato da Legno.
Intervista a cura di Nicola Di Dio.