Stefano Piccirillo a 19 anni conduceva già il suo primo programma su un network nazionale. Sarà anche per questa longevità radiofonica che ogni uscita su libro che l’amato speaker radiofonico annuncia, viene raccolta con entusiasmo dai suoi ascoltatori. Oggi è la voce dei programmi di Radio Kiss Kiss, l’unica radio che da Napoli ha conquistato il cuore dell’FM nazionale. Il suo ultimo romanzo, “Una volta ancora” esce proprio questa settimana e noi l’abbiamo incontrato virtualmente per farci raccontare la sua genesi e qualche curiosità.
Stefano, raccontaci anzitutto come si fa a diventare una voce amica nell’affollato panorama radiofonico italiano.
Ho indossato la maglia di Radio Kiss Kiss da sempre, la prima volta dal 1987 al 1994 e dal 2003 ad oggi, dove sono in onda tutti i giorni dalle 12 alle 14. Prima ho ricoperto ruoli a Rtl 102.5, Rds Radio Dimensione Suono, R101, Radio Rai 2 come conduttore e autore di programmi musicali. Credo che si stabilisca un rapporto di fiducia con chi ascolta la radio perché la voce è uno strumento che entra nelle case in maniera sottile ma decisa.
Hai fatto l’attore, il giornalista musicale. Sei docente di comunicazione e conduzione, tra le altre cose. Ma cosa ti spinge a scrivere anche libri?
Ho scritto dei libri che prendevano molto dalla mia vita privata. Mentre in questo “Una volta ancora” c’è il mio nome e il mio mestiere ma il contenuto è fiction. Lo reputo il primo come scrittore tout court. Racconta di come nella vita dobbiamo accogliere le nuove emozioni, vivere desideri, la terza possibilità in una storia d’amore come in una nuova amicizia. Non c’è un tempo massimo per ricominciare. Mi sembra un concetto molto contemporaneo, non è esclusivamente romantico, ho usato volutamente un linguaggio con rituali attuali.
Ti sarai fatto un’idea su come navigano i rapporti in questi periodi, quindi?
Questo periodo di blocco mi ha fatto riflettere sulle cose importanti, le persone sono importanti ma spesso le diamo per scontate. Abbiamo sempre pensato che ci fossero tutti accanto a noi, che fossero tutti sempre lì ma oggi pensiamo allal belleza dei momenti che abbiamo trascurato, agli abbracci mancati. Penso che oggi ci siano più tentazioni superficiali derivate da una vita frenetica. Come giustamente si dice, abbiamo più offerta che richiesta. Alla fine, però, siamo tentati dal nulla, spesso si va dietro a una figura sui social con cui non interagiamo realmente. La vita è fatta di gesti naturali, di istinti che necessitano di incontrarsi. E le storie che racconto sono un’indicazione di questo.
La tua vita professionale ti porta in vari campi. Ci sono dei punti d’incontro?
Beh, la mia passione è la musica, la radio che mi ha portato dagli anni 70 e 80 della soul e disco fever fino all’evoluzione del pop. Da quel momento ho adorato anche il rock e tutto ciò che mi rende curioso, non ho preclusioni. E questo è forse l’atteggiamento che mi ha forgiato anche in altri aspetti della vita. Ho vissuto a Bergamo, Napoli, Roma, ho sempre fatto una vita dedita all’incontro e all’ascolto delle storie altrui.
Che rapporto hai adesso con chi ti segue?
Con gli ascoltatori si è creato subito un bellissimo rapporto di fidelizzazione. Il mio mestiere è un privilegio e fa nascere continuamente l’empatia con gli altri. Vero è che ognuno si esprime a modo proprio, tanti si aprono con me senza richiesta da parte mia, è un rapporto di famigliarità. Credo che negli ultimi temi si è rafforzata questa catena e ci sia stata un’intensificazione del lato emozionale tra me e gli ascoltatori.
Tu ascolti molto. Ma cosa bisogna fare per colpirti?
Sono preofondamente empatico e sensibile, il lavoro mi consente di riconoscere attraverso il tono di voce, il modo in cui si propone l’altro e come l’altro mi avverte. Sono colpito dalla semplicità e sincerità che non vuol dire sempre simpatia. Apprezzo chi si rivela a me per come è. Ho questa ricerca dell’autenticità che è un mantra nella mia vita. Non faccio differenza tra quando sono in radio o quando vado a fare la spesa. Amo persone che praticano la verità.
Le tue passioni, oltre a parlare e scrivere?
Stare in mezzo alla gente, il tennis, viaggiare, capire quello che non so. Chiedere ‘non ho capito’ che vuol dire: imparare. Vorrei che questa curiosità fosse contagiosa.