Takashi Murakami è l’esponente principe del movimento di arte giapponese Superdeep, stampe, litografie, arte riproducibile, estetica individuata dopo il terremoto e lo tsunami del Nord del Giappone del 2011. Murakami è il grande maestro ‘Sensei’ del Superflat, già in mostra a Palazzo Reale di Milano nel 2014. Quando era arrivato in città, il maestro aveva detto: “Prima o poi arriverà anche in Italia la vera cultura del manga. Noi saremo la prossima ondata. In questo periodo in Giappone, nei musei ci sono moltissime mostre dedicate agli autori di manga”.
Profetico, Takashi Murakami, a giudicare dall’interesse che sta suscitando la mostra “Takashi Murakami: un otaku superdeep” alla Deodato Arte di via Santa Marta, 6 a Milano (fino al 30 settembre) a cura di Christian Gancitano, l‘esperto di Japan Pop che ci ha fatto già conoscere Tomoko, artista residente a Milano celebrata al Victoria and Albert Museum a Londra.
La galleria milanese ospita 30 litografie e stampe a tecnica mista realizzate da Takashi Murakami nell’ultimo decennio.
“Il percorso espositivo svela il Superdeep – spiega Gancitano – una corrente che si pone come una risposta alla catastrofe e in generale ai temi dell’umanità, quali il progresso in relazione all’ambiente. Temi questi che assumono una visione salvifica e spirituale, così da trasformare il concetto di Superflat in qualcosa di più profondo. ‘Deep’, appunto. Conseguenza di uno shock che ha cambiato per sempre il rapporto dei giapponesi con la natura, l’economia e la società contemporanea e quindi il ruolo dell’arte e dell’artista stesso”.
Takashi Murakami è affermato, le sue sculture valgono milioni di euro, e qui è rappresentato come capostipite e padre spirituale di una nuova cultura estetica che miscela i caratteri tipici dell’arte giapponese tradizionale, l’immaginario feticista, che appartiene prettamente alla sub-cultura degli Otaku, ovvero i collezionisti maniacali e conoscitori di manga, anime e gadget. Per questo alla Deodato Arte si trovano anche stampe dei giovani artisti giapponesi Tomoko Nagao e Hiroyuki Takahashi, nonché una collezione originale di Robot “mecha” anni ’80, quelli dalle quotazioni vertiginose su Ebay.
Non è un caso che i robot di plastica che hanno popolato l’immaginario degli adolescenti italiani di 40 anni fa siano accostati a opere d’arte: il Japan pop è tutto l’immaginario manga che parte dal manufatto e si eleva ad arte. In Giappone non c’è stata la rottura che abbiamo avuto in Occidente con Marcel Duchamp, l’arte, o meglio, l’artigianato, è un continuum col passato, costantemente reinterpretato.
La stessa fascinazione che i francesi del primo Novecento vivevano con la scoperta del Japonisme la ritroviamo nelle sale della Deodato Arte in questi giorni: trovarsi di fronte alle colorate stampe di Takashi Murakami è come fare un tuffo in un universo che percepiamo lontano ma estremamente coinvolgente.
Takashi Murakami:
un Otaku Superdeep
29 giugno – 30 settembre
Deodato Arte, via Santa Marta 6, Milano