A NoLo, quartiere multietnico di Milano, il crocevia di culture questo weekend porta al pubblico due sensibilità femminili diverse ma legate da una stessa matrice. La mostra “Japanise Feminine Icons“, alla chiesetta del rigenerato parco Trotter, intende accostare due sensibilità affini, oltre che due amicizie di lunga data, quelle di Marica Inoue (Tokyo 1972-Milano 2019) e Tomoko Nagao (Nagoya 1976): illustratrice e autrice di manga la prima, artista la seconda. Sono donne creative giapponesi che hanno scelto l’Italia come seconda patria innestando la multiforme e stratificata cultura nipponica nella culla europea, confrontandosi in particolare con la tradizione italiana delle arti visive.
I temi affrontati da Marica Inoue, nell’invenzione di storie in stile manga, sono spesso legati alla figura femminile, una ragazza che diviene eroina dei nostri tempi e con energia ribadisce non solo un ruolo leader nella società contemporanea, ma anche la straordinaria felicità di amare, la fragilità e la forza che la mantiene vincolata ai sentimenti e agli affetti familiari. Nella striscia di Mu e Muina, ad esempio, una sorta di trasposizione fantastica di una condizione edenica tra uomo e donna, Eva ha il ruolo di indirizzare e sostenere un Adamo impacciato e disorientato. L’invenzione, sovente, non è altro che la trasposizione di sé e dell’altro in un mondo irreale in cui Marica stessa si riconosce protagonista in una società contemporanea, quella italiana in particolare, dove alla donna è affidato il compito di coprire i ruoli che l’uomo, in crisi di identità, non sempre è in grado di affrontare.
Tomoko Nagao, invece, ha optato, nel linguaggio delle arti figurative, per un’estetica kawaii (carino, leggero) in cui vi è certamente un’eco della cultura manga giapponese – e qui è il trait d’union con l’amica Marica – ma ormai metabolizzata nel carosello di figure, loghi, emotion, smiley legati alla comunicazione della società contemporanea. Il riferimento alla tradizione, ai capolavori dell’arte occidentali, non è che il punto di partenza per ribadire, con uno stile definito “Japan Pop”, «parodie giocose, ma dissacranti che eleggono il mito a icona popolare, con tenerezza», come è stato recentemente notato da Chiara Gatti.
Le sue figure femminili, di ambiguo erotismo, i miti della bellezza occidentale come Salomè, si traducono in icone eroiche di una femminilità soggetta alla violenza stereotipata della cultura dell’occhio maschile: intendono quindi liberarsi e irrompere come protagoniste.
L’Eden rivisitato da Tomoko, un riferimento al capolavoro Adamo ed Eva (1526) di Lucas Cranach il Vecchio, sembra una dissacrante metafora della propria esperienza di donna artista nel mondo dell’arte e nella vita, con le tentazioni, le difficoltà e le ambiguità provenienti da una cultura ancora dominata dalla presenza maschile. Talvolta i suoi miti alludono, invece, alla condizione femminile giapponese contemporanea, sempre più fragile e tuttavia abile a celare il dramma più sofferto dietro un’icona felice e spensierata.
Tomoko Nagao (Nagoya, 1976) Vive a lavora a Milano. Si è diplomata al Chelsea College Art & Design, MA Fine Art a Londra nel 2003 al termine di una formazione artistica esperita in Giappone, tra Nagoya, Kyoto, Yokohama. Trasferita in Italia dal 2006 ha partecipato tra l’altro, alla nota mostra Botticelli Reimagined presso il Victoria and Albert Museum nel 2016. La sua arte, legata alla cultura digitale della nostra epoca, si esprime in pittura, scultura, grafica, decorazione. www.tomokonagao.info
Japanese feminine icons
5-6 novembre 2022
Ex chiesetta del Parco Trotter
Via Giuseppe Giacosa, 46 Milano
Inaugurazione sabato 5 novembre h 11.30
Orari di apertura per i giorni 5 e 6 novembre 10-19.30