Ha dimostrato il meglio che aveva da dare NoLo, il vivace quartiere a nord di piazzale Loreto a Milano, in occasione di Biennolo, la prima edizione della biennale d’arte a Milano.
La mostra di 37 artisti che sta per chiudersi in queste ore, ha raccolto nei primi tre giorni di apertura addirittura oltre 3mila persone. The Way Magazine, media partner dell’evento, stima che in chiusura ci si avvicini alle 10mila presenze totali per quello che è stato uno dei grandi eventi di aggregazione e divulgazione del nuovo corso di Milano.
Sicuramente un evento di meritato successo per Carlo Vanoni, autore e critico d’arte, che l’anno scorso, trasferitosi nel quartiere in fermento di Milano, ha subito fiutato le energie giuste e ha iniziato a lavorare per la creazione di una manifestazione di grande valore artistico e grande portata sociale.
Decisivo l’apporto curatoriale non solo di Vanoni: con lui hanno scelto artisti e tematiche gli esponenti dell’associazione ArtCity Lab, Rossana Ciocca e Gianni Romano, e il direttore di Exibart e noler doc Matteo Bergamini.
In un percorso variegato e multicolore, Studio Pace10 ha messo insieme decine di realtà creative nel quartiere NoLo (fermate metropolitane comprese tra Loreto, Pasteur, Rovereto e Turro) che hanno tenuto aperto studi e abitazioni per tre sere dal 24 al 26 maggio 2019.
Ci sono anche delle esperienze di arte e artigianato in autoproduzione tra le strade di NoLo. Molti hanno aderito al circuito di case e abitazioni aperte chiamato Habitat, messo assieme da Studio Pace10 di Gianfranco Maggio e Monica Scardecchia.
Ci sono opere che per Biennolo sono state fatte con il metodo “site specific” e che rimarranno nel sito anche una volta che la biennale chiuderà. Il caso delle muffe ricalcate con i gessetti di Stefano Arienti e dei segni pittorici murali di 2501.
Altri lavori hanno stabilito una connessione speciale e indelebile col quartiere. Come la Premiata Ditta, che ha realizzato l’installazione eterea e delicatissima “Odori”, un insieme di suggestioni olfattive realmente percepite dal duo che ha vagato per le strade di NoLo
Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà, Premiata Ditta. Hanno realizzato un lavoro site specific nei giorni del debutto alla stampa di Biennolo a fine febbraio 2019, facendo sopralluoghi nel quartiere camminando e raccogliendo pezzi d’asfalto e sassi lungo le strade. Le hanno sospese al soffitto della stanza di Biennolo dove è ospitata l’installazione e sulla carta velina fissata sono stampate le descrizioni degli odori con la geolocalizzazione precisa di dove sono stati percepiti.
Gli artisti del quartiere certamente non sono stati a guardare e hanno sfoderato tutte le loro forze per mettersi in mostra grazie al circuito Habitat che ha tenuto aperte case e gallerie. FujiLab di via Merano ha presentato le opere pop di KokoKid, Michele Penna e aChryliko, tutte accomunate da uno spirito di recupero e fantasia.
Due grandi artisti del quartiere, Emilio Isgrò e Sandro Martini hanno deciso di ospitare un numero limitato di appassionati d’arte e raccontare la propria opera mostrando i propri archivi.
Un grande dripping di chewing-gum masticati è la citazione di Polock e dell’action painting di Serena Fineschi, esposta a parete in uno dei grandi spazi dell’ex panettonificio di Cova a NoLo.
Nello stesso ambiente, opere di Vedovamazzei e la metamorfosi di alcune carene di scooter di Marco Ceroni che crea sculture in bilico tra demoniaco e animale. E ieri, una performance con motociclette disposte a cerchio con motori accesi ha valorizzato ancora di più il messaggio.
Giuseppina Giordano per Biennolo ha realizzato “The Wall of Delicacy (Ode to America) che oltre a essere un’opera è una pratica meditativa che si compie con un gesto. Che è quello di inserire un bocciolo di rosa dopo l’altro con un filo metallico. L’ha sperimetato al MASS MoCa nel Massachusetts.
“Credo che lo spazio abbia impressionato e messo d’accordo tutti – ci ha riferito Carlo Vanoni, ideatore della manifestazione e del nome Biennolo – non c’è stata una persona che ha detto che le scelte o le realizzazioni erano banali, come a volte succede in occasioni come questa, dove c’è arte contemporanea. Ed è una delle grandi vittorie di questa avventura”.