Il nuovo volume per Edizioni Ariele curato dal sinologo Pietro De Laurentis, “Bevendo e poetando tra monti e ruscelli nell’antica Cina La Raccolta poetica del Padiglione delle Agrimonie”, si incentra sul recupero di una stagione lirica lontana ma tuttora di rilievo. Si tratta di un interessante libro edito dal sinologo che vive e insegna all’Accademia di belle arti di Canton, dove insegna calligrafia e filologia cinese. Oltre ad un’analisi del panorama politico culturale in cui la Raccolta poetica fu composta, in occasione del convivio letterario tenutosi tra i monti ed i ruscelli di Kuaiji il 22 aprile dell’anno 353, De Laurentis fornisce la prima traduzione italiana con testo a fronte non solo delle 41 poesie e delle 2 prefazioni della raccolta ma anche di 26 componimenti in versi e in prosa che vanno dal I al V secolo.
Toccano tematiche analoghe e che risultano essenziali per comprendere il contenuto della raccolta stessa. Come il curatore afferma, “Il cinese è una lingua tonale isolante con un sistema logografico. La pronuncia di questi caratteri viene oggi solitamente trascritta in caratteri latini secondo il sistema pinyin, adottato dalla Repubblica Popolare Cinese dal 1958 e che ufficialmente riconosciuto dall’Organizzazione Internazionale per la normazione (ISO) dal 1982, nonché in uso a Taiwan (Repubblica di Cina) dal 2009”. Il rito di lustrazione, celebrato tradizionalmente tra la fine di marzo e gli inizi di aprile, rappresenta uno dei topoi più ricorrenti nella storia delle tradizioni popolari cinesi. Indubbiamente il più celebre, ribadisce De Laurentis nel volume, “rito di lustrazione è quello tenutosi il 22 aprile del 353…questo convivio di carattere bucolico fu l’occasione per la creazione di una raccolta di poesie declamate di getto da ventisei letterati delle quali se ne sono conservate solo quarantuno”.
Un inscindibile aspetto dell’immaginario del Padiglione delle Agrimonie e degli analoghi convivi era ovviamente anche quello del vino, strumento per eccellenza di fuga dalla realtà contingente. Tale gioia è espressa nel componimento Nel raffinato convivio godiamo dell’escursione di stagione: Nel raffinato convivio godiamo dell’escursione di stagione, / liberi apriamo cuore e spirito. / Cantiamo versi facendo scorrere le coppe su acque sinuose lungo i rivoli / Chiari pesci tra le verdi onde volteggiano.Bellissima la poesia Degli uomini è stato detto: Degli uomini è stato detto / Che chi appaga il suo intento allora ne trae godimento. / Giunti tutti gli ospiti illustri, / ci riuniamo e svaghiamo felici e lieti. / Sottili suoni in versi si alternano, / fragranti come il profumo delle agrimonie. / Se lo stesso intento noi serberemo, / vagheremo con il pensiero impugnando come eremiti il bastone da pesca.
Va sottolineato che il curatore prima di trascrivere e tradurre i singoli componimenti presenta cinque capitoli in cui propone un’attenta analisi del periodo storico culturale in cui si inserisce l’opera stessa.
I capitoli riassumono i quadri socio culturali dell’antica Cina in cui visse l’aristocrazia dei Jin Orientali, il rapporto tra uomo-natura della Cina Altomedievale, il rito di lustrazione, la sua storia e la sua funzione antropologica, il rito di lustrazione nella sua dimensione conviviale, letteraria ed artistica; nel quinto capitolo si sofferma ad approfondire la conoscenza del luogo in cui si tenne il convivio, il famoso “Padiglione delle Agrimonie”. Vale la pena ricordare che l’agrimonia comune è una pianta officinale e medicinale appartenente alla famiglia delle Rosacee. È definita in Europa anche erba di san Guglielmo. È nota sin dall’antichità per le sue proprietà già ai tempi di Plinio il Vecchio che la consigliava per le affezioni epatiche. Tiepido vento s’innalza dai burroni ad Oriente, / un vapore gentile scuote i teneri rami. / Sereni e distesi pensieri remoti si destano / Oh, oltre il borgo siamo venuti a svagarci. Sono le parole che Xi Tan (320-361) affida all’eternità come fa il poeta Yu Yue in questi pochi versi: Il mio spirito nell’universo si libera, / il mio corpo viaggia tra stagni e canali. / Me stesso affido all’animo sgombro e gioisco dell’attimo, / con riverenza verso gli antichi, il loro stile assaporo. Pietro de Laurentis è autore di oltre 50 pubblicazioni in cinese, inglese, italiano, ha curato per le Edizioni Ariele Li Bai, l’uomo, il poeta giunto alla terza ristampa. Nella collana Monumenta Serica Monograph Series è uscito il suo Protecting the Dharma trhough Calligraphy in Tang China, uno studio sul rapporto tra Buddhismo, potere imperiale e calligrafia durante la Cina Medievale. Il volume non è rivolto unicamente agli studiosi della letteratura cinese per le sue peculiarità linguistiche, filologiche e storiche ma a quanti desiderano conoscere aspetti di una cultura antica, quella cinese con cui la vecchia Europa si confronta e si interroga da secoli. Viaggia la mente oltre i confini di queste lande: Viaggia la mente oltre i confini di queste lande, / lontanissima si spinge nell’immensità del vuoto. / L’ordine delle cose e l’umano sentire identici sono, / e silenti essi si fondono. Era l’anno 353.
Testo a cura di Teobaldo Fortunato