Si tratta di “arte dell’ombra” o di arte degli occhiali? Vonjako ha intitolato la sua mostra a Milano alla Fondazione Maimeri “The Art Of Shade” e questo perché visivamente gli occhiali c’entrano, giusto. L’artista ritrae le più belle street art del mondo e ci mette sopra degli occhiali. Per evidenziarle meglio.
Una forma d’arte che ha stregato Saturnino, il poliedrico bassista di Jovanotti, che ha convinto l’italiano espatriato a Los Angeles a esporre a Milano il frutto del suo recente lavoro.
Ne è scaturita una mostra godibilissima e anche un volume con bellissime stampe delle opere. L’opening ha visto la partecipazione perfino di Jovanotti, tra un concerto e l’altro al Forum d’Assago.
A volte bastano un paio di occhiali da sole e una macchina fotografica per creare un’opera d’arte.
Il progetto di fotografia fineart dell’autore Vonjako presentato dalla Fondazione Maimeri in collaborazione con Noema Gallery. Andrea Jaco Giacomini, inaugurata al MAC di Milano si avvale di fotografie dell’artista che ha scattato davanti alle street art più spettacolari della capitale della California, aggiungendoci l’occhiale da sole.
Il tutto è iniziato perché l’occhiale, shade in inglese, è un accessorio elegante che stride col concetto caduco di street art.
Quindi Saturno e Vonjako, entrambi di Ascoli Piceno, sono uniti dalla passione per gli occhiali che usano in maniera diversa ma per fini artistici uguali. Saturnino ha regalato un paio di “shade” della sua linea all’amico artista, che successivamente li ha usati per degli scatti pubblicati sui social media che includevano arte a cielo aperto e occhiali stessi.
Da lì il convincimento del bassista: bisognava trasformare la serie in una mostra.
“Non avrei immaginato mai una mostra di queste dimensioni – ha detto Vonjako all’inaugurazione – , il progetto è nato per caso con Saturno, avevo in testa da anni un tributo alla street art perché a Los Angeles ho scoperto il mondo dietro le strade, i palazzi. L’arte street si trova fuori dal pubblico. L’accoppiamento con l’occhiale funziona perché abbellisce l’opera e mi fa catturare l’istante dell’opera che fotografo. Le street art non sono permanenti, a volte restano giorni, a volte mesi. L’artista stesso sa che l’arte che realizza sfuma. Per lui è nascita e morte simultanea e io l’ho voluta catturare alla mia maniera, è la macchina del tempo“.
Fino all’11 marzo 2018 la mostra è visibile nella seconda location, nello spazio di Noema Gallery in via Solferino a Milano.