Impegnata nella sua terra natia, il Sud Africa, da artista, fotografa e attivista, Zanele Muholi è al centro di un grande interesse museale in quest’anno. Nella scorsa primavera un passaggio al Mudec di Milano ne ha rivelato il suo occhio critico e intimista, specie per i ritratti. Al Kunstmuseum di Lucerna, la personale è molto più ampia e rappresentativa della sua carriera fotografica. Sono esposte opere in numero assai superiore rispetto a Milano, e di notevole portata estetica.
Le fotografie in bianco e nero di Zanele Muholi (1972) sono ricche di contrasti. Muholi però non vuole mostrarci una realtà in bianco e nero, ma piuttosto il variegato spettro intermedio: le persone ritratte sono nere, lesbiche, gay, queer, trans, intersessuali e provengono dal Sud Africa, la patria di Muholi.
Lì molti di loro sono odiati, minacciati e perseguitati per queste qualità. Muholi si descrive come un “attivista visivo” e sfida il pensiero in categorie binarie – maschio/femmina, bianco/nero – con ritratti di persone che non si conformano alle aspettative e alle convenzioni comuni.
Non vediamo il dandy della pubblicità, ma una persona in abito dai lineamenti morbidi e dallo sguardo desideroso.
La scollatura di un’altra persona non è elastica, ma pelosa. Sebbene il mondo in bianco e nero sia altamente estetico, è tuttavia complesso.
Forse le immagini di Muholi sono così efficaci perché sconvolgono il nostro ordine e indicano che non possiamo usare il linguaggio per esprimere adeguatamente ciò che vediamo.
La mostra è la prima presentazione completa del lavoro di Zanele Muholi in Svizzera. vernissage Venerdì 7 luglio, dalle 18:00 a cura di Fanni Fetzer, Yasufumi Nakamori, curatore senior, Tate Modern sostenuto dalla Fondazione Landis & Gyr organizzato da Tate Modern, in collaborazione con Maison Européenne de la Photographie, Parigi, Gropius Bau, Berlino, Institut Valencià d’Art Modern, Valencia.
Contributo testo e foto di Gianni Foraboschi per The Way Magazine, 2023
Per info www.divers2023.ch