Non la crescita fine a sé stessa ma la capacità di creare nuove opportunità e la determinazione nel coglierle, a vantaggio non solo della propria realtà ma di tutto il settore. È questa la visione diffusa tra i big del mondo dei gioielli (settore orafo gioielliero), riuniti a VOICE dal 12 al 14 settembre a Vicenza, per il primo confronto in presenza dopo il lockdown.
L’innovazione deve necessariamente coniugare la tecnologia e il digitale con il valore del capitale umano e la sostenibilità, in una dimensione etica che è comune denominatore per i protagonisti del settore.
Lo confermano le testimonianze, tra gli altri di Roberto Coin, titolare di uno dei brand più noti ed internazionali con un immancabile riferimento alla sostenibilità: “Un grande uomo dovrebbe prima di tutto possedere una grande memoria, per ricordarsi di avere un cuore ed è su questo concetto che dovremmo ripartire per orientare sempre più i nostri sforzi verso la sfera sociale ed etica. Il lusso è responsabile. Il futuro è diversity & Innovation e l’italia resterà sempre il bacino delle idee del mondo”.
“La sostenibilità deve essere una questione tangibile, parte integrante dello sviluppo responsabile ed etico di ogni azienda” dice Eleonora Rizzuto, CSR Director Bulgari Group, tra gli speaker dell’atteso seminario di CIBJO, la Confederazione Mondiale del Gioiello, su CSR e sostenibilità nell’era post-Covid. “La strada della sostenibilità è lunga e necessita dell’impegno di tutti. Anche del mondo della moda, della gioielleria, del lusso. La pandemia ha offerto al mondo l’occasione per riflettere sul futuro per rivedere le proprie priorità e cambiare alcune direzioni. La sostenibilità non è solo una questione di tracciamento dei materiali, ma comprende anche la Responsabilità Sociale d’Impresa, un aspetto di natura etica che completa il progetto di sviluppo”.
Focus sulla sostenibilità anche per Pomellato, dice Maddalena Capra, responsabile CSR: “E’ necessario acquistare e trattare la materia prima in modo responsabile, sostenere gli estrattori e i piccoli artigiani che non sono tutelati. Stiamo infatti attuando un progetto mirato a sostenerli, acquistando più oro di quello di cui abbiamo specificatamente bisogno. E un’altra nostra priorità è la parità di genere, il 70% della forza nostra lavoro è donna, il nostro CEO è donna e abbiamo una collaborazione con valore D che sostiene la leadership femminile. Naturalmente ci occupiamo anche di donne con difficoltà. Sosteniamo la Kering Foundation, fondata da Salma Hayek, per donne che hanno subito violenza domestica.”
Per Simona Demeglio, Production Manager di Roberto Demeglio: “Si stanno aprendo nuove opportunità ed è fondamentale unirsi con chi ha la stessa visione della propria azienda per affrontare in modo più organico le sfide del mercato”.
“La situazione che stiamo vivendo è un’occasione di colmare il gap digitale che ci separa dal resto d’Europa – afferma Duccio Vitali, AD di Alkemy. Le previsioni per il 2020 relative all’e-commerce anticipano una crescita compresa tra 35% e il 40% rispetto al 2019. Questa crisi ha messo in luce, quindi, come il digitale possa essere una leva essenziale di creazione di valore anche per il lusso, filiera chiave dell’economia italiana. La differenza nel medio termine sarà determinata da quanto le aziende sapranno cogliere questa sfida per ripensare al proprio modello di business e adeguarlo alla nuova realtà che il digitale ha creato.”
È d’accordo con questa visione Alexandra Trosin, Direttore del Club degli Orafi: “Il Covid ha enfatizzato alcune tendenze che si stavano già intravedendo, ha accentuato l’importanza della forza del marchio, delle nuove tecnologie e del digital e ha messo a fuoco la capacità delle aziende di adattarsi e di adottare una mentalità quasi da start-up. Assistiamo ora alla polarizzazione del mercato tra grandi e piccoli brand. I primi, da sempre molto attenti allo storytelling e al branding e già con un’importante vetrina online, sono stati maggiormente facilitati, mentre ha sofferto il comparto dell’unbranded e i marchi che non avevano una vetrina online.”
E parlando di storytellling il pensiero va a De Beers. “Meno cose ma migliori” dice Stephen Lussier, CEO at Forevermark at De Beers. “I segnali che arrivano dal mercato incoraggiano verso un cauto ottimismo ma è necessario saper interpretare le nuove richieste dei consumatori: gioielli dal fascino più duraturo e meno dettati dalle tendenze in continua evoluzione. I consumatori inoltre stanno ritornando nei negozi con un atteggiamento diverso rispetto al passato. La prima scelta avviene sul web e spesso, nella boutique avviene solo la finalizzazione dell’acquisto”.
Aggiunge una riflessione sull’importanza della formazione Augusto Ungarelli, Presidente di Vendorafa Lombardi: “Quello dell’innovazione è un concetto ampio, dobbiamo pensare non solo alla tecnologia ma soprattutto alla formazione di risorse umane. Il distretto valenzano potrà avere un ulteriore boost nel momento in cui riuscirà a usare le premesse per una formazione specifica ma anche di base delle risorse umane. Il settore ha bisogno di tecnici e professionisti “completi” capaci di affiancare l’organizzazione manageriale”.
Non parla di ripartenza ma di una nuova modalità organizzativa del mondo dei gioielli Diego Nardin, CEO di FOPE: “non ci siamo mai fermati, durante il lockdown abbiamo abbassato i giri del motore continuando a coltivare i rapporti con i nostri interlocutori che per noi sono la chiave del successo. Nessun modello da stravolgere, nessuna strategia da cambiare, rimodulare è il lavoro del prossimo futuro”.
Conferma il tema organizzativo Paolo Bettinardi, CEO di Better Silver (gioielli in catene della tradizione orafa) “questo è un periodo di grandi opportunità di ripensamento e riorganizzazione. Il futuro è molto legato alle dinamiche di innovazione e digitalizzazione”.
Si afferma con evidenza tra i padiglioni di VOICE il ruolo importantissimo che hanno le giovani generazioni nel settore, soprattutto in chiave femminile. Il futuro è donna, è responsabile ed è in Italia.
Ne è convinta Isabella Traglio, vice direttore generale di Vhernier (gioielli contemporanei) “abbiamo una grande responsabilità nel mantenere la produzione nel nostro Paese. Significa dare un progetto alle maestranze del territorio e portare avanti un mestiere e un Know How tutti italiani che altrimenti andrebbero perduti”.
“E’ necessario trasmettere non soltanto competenze, ma identità” – afferma Alessia Crivelli, Mktg Manager dell’azienda di famiglia – “ci siamo resi conto che se non avessimo messo la formazione tra le priorità del nostro settore, nei prossimi 5 anni avremmo perso il 40% delle nostre maestranze. Per questo abbiamo creato la Fondazione Mani Intelligenti per promuovere un modello formativo che potesse essere attrattivo per le giovani generazioni e garantisse il futuro del nostro settore. Oggi siamo in contatto con tutti i distretti che condividono il nostro impegno”.
Sulla collaborazione e la bellezza di “un mestiere difficilissimo, che si può fare solo se ci sono un profondo amore e una grandissima dedizione” si sofferma Azzurra Cesari, special project manager Cesari& Rinaldi Gemmai “la collaborazione che nasce da una pulizia di intenti che si respira fortissima qui a Voice tra tutte le aziende e gli operatori presenti. Ho personalmente una grande gratitudine per gli organizzatori che ci hanno permesso di sentirci uniti e concordi nel portare avanti le nostre sfide e quelle del settore intero”.