“Non ero pronta ad affrontare la fama e il fanatismo che c’era intorno ai Beatles, soprattutto perché fu una cosa che non si era mai verificata prima. Non c’era nessuno a cui chiedere istruzioni”. Con questa dichiarazione disarmante Pattie Boyd (nata nel Somerset nel 1944), musa ispiratrice di un Fab Four (George Harrison) ha incantato i 300 accorsi ad ascoltarla alla Milano Music Week 2022. Ieri il grande locale Mosso, nel quartiere NoLo, ha vissuto attimi memorabili all’interno della giornata “BeatlesMI”, dove si sono dati appuntamento fans e celebrità di ogni latitudine per ascoltare le storie di prima mano da chi i favolosi anni Sessanta li ha vissuti in pieno.
Pattie Boyd è stata l’epicentro della scena musicale e della cultura pop londinese negli anni ’60 e ’70. Sposa di Harrison (che compose per lei la celebratissima “Something”), la fotografa e musa oggi lancia il libro “Pattie Boyd: My Life in Pictures” che presenta oltre 300 fotografie e opere d’arte, una inedita condivisione dell’accesso completo e intimo al suo archivio personale. Ex moglie di George Harrison ed Eric Clapton, Boyd è notoriamente l’ispirazione per “Something” di Harrison e “Layla” e “Wonderful Tonight” di Clapton. L’amore di Boyd per la fotografia si è sviluppato nel periodo del suo matrimonio con Harrison. Ha documentato la loro vita insieme, e in seguito anche il suo secondo matrimonio con Clapton, catturando un vasto archivio di immagini non solo come parte di due dei matrimoni più famosi di tutti i tempi, ma anche documentando i loro amici intimi e coetanei, tra cui Twiggy, David Bailey , Mick Jagger, Billy Preston e i Beatles.
L’archivio di Boyd include anche lettere dei suoi matrimoni e di amici, tra cui John Lennon e Yoko Ono. Include voci di diario, manufatti e opere d’arte, il più famoso è il dipinto originale della copertina dell’album Layla di Emile Frandsen. Presenta numerose fotografie della sua prima carriera di modella per Vogue e Vanity Fair, tra le altre pubblicazioni, che offrono un’affascinante istantanea del cambiamento epocale avvenuto nell’industria della modellazione dal pudico approccio in bianco e nero del dopoguerra allo psichedelico, gonna corta, oscillanti anni ’60. Include ritratti e fotografie di Boyd realizzati da alcuni dei più grandi fotografi del 20° secolo, come David Bailey, Eric Swayne, Terence Donovan, Robert Freeman e Robert Whitaker.
HAPPENING – L’arrivo in città di Boyd si è trasformato in una gigantesca festa per i Beatlesiani d’Italia. A Mosso è stato approntato un mercatino di memorabilia e una mostra illustrativa dei loro cimeli, soprattutto focalizzata sull’arrivo in Italia del quartetto di Liverpool nel 1965. Presenti il giornalista Enzo Gentile, che ha da poco stampato un libro sulle cover italiane dei Beatles, il cantante Alberto Fortis, l’organizzatore e autore Davide Verazzani con il co-organizzatore Riccardo Russino, il duo rock Lombroso.
L’amore dell’Italia nei confronti dei leggendari Fab Four è lungo e duraturo. Tra il 1962 e il 1970, quando erano in attività ufficiale, i Beatles generarono solo nel nostro Paese 132 cover. Oggi il libro I BEATLES MADE IN ITALY di Enzo Gentile e Italo Gnocchi, con la prefazione di Gianni Morandi, le ripercorre e analizza tutte, comprese quelle di Peppino Di Capri e Fausto Leali che sono passate alla storia. Per ogni disco vengono riportati tutti i “complessi” che si cimentarono nei rifacimenti, compresi i dati di etichetta, date, autori.