Da quando ha ricevuto il Premio Nobel, Bob Dylan ha fatto della discrezione un suo tratto caratteristico. Si esprime con le arti in cui persegue il suo discorso di ricerca e rilascia pochi indizi o dichiarazioni sul suo operato. Forse è anche per questo che “Retrospectrum” al Museo Maxxi di Roma assume una valenza ancora più grande: la prima retrospettiva europea di Dylan inteso come pittore.
Il poeta del Rock, intimamente legato ai movimenti rivoluzionari degli anni Sessanta, è altrettanto dirompente, forse meno originale, quando imbraccia tele e pennelli (in apertura, Bob Dylan, Endless Highway 2, 2015-2016 acrylic on canvas).
La prima tappa europea della mostra, dopo il Modern Art Museum (MAM) di Shanghai e il Patricia and Phillip Frost Art Museum di Miami, offre la visione di oltre 100 disegni, dipinti, sculture in metallo e video: la vasta produzione creativa di Bob Dylan viene raccontata anche in un volume attraverso il contributo di importanti scrittori, critici e artisti, tra cui Richard Prince, Anne-Marie Mai, Greg Tate e Alain Elkann.
ttraverso otto sezioni tematiche – Early Works, The Beaten Path, Mondo Scripto, Revisionist, Drawn Blank, New Orleans, Deep Focus e Ironworks – Retrospectrum offre la possibilità di ripercorrere l’esperienza vissuta da Dylan nel campo dell’arte visiva.
Le opere selezionate per la mostra di Roma rappresentano un diario visivo che documenta la trasformazione delle fonti e degli stili che hanno ispirato e influenzato Dylan nel corso degli anni.
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