Decine di autori coinvoilti, quattro giorni di incontri intensi, due città toccate e circa mille persone ad accogliere la kermesse. Damiano Gallo, imprenditore di origini siciliane e volto noto tv, con il Piazza Armerina Book Festival e il Siracusa Book Festival, ha dato avvio agli eventi culturali nella sua regione e da Milano, dove vive e lavora, ha portato nelle due città del Sud un plotone di celebrità e personaggi di cultura tutti riuniti per raccontarsi pubblicamente.
Damiano, a capo della Damiano Gallo Estates Srl, società di intermediazione immobiliare che opera nel luxury, ha assicurato pluralismo di idee e varietà di proposte. Gli incontri pubblici, liberi e gratuiti, sono stati un successo e anche le amministrazioni locali si sono stretti intorno alla sua idea. A Piazza Armerina il festival ha avuto come location il cortile dell’antico palazzo Trigona, restaurato e sede di un ricco museo. A Siracusa è stato svolto nel prestigioso Castello Maniace, a picco sul mare, di recente ristrutturazione e ammirato dal pubblico che non lo conosceva.



Che tipo di scelte hai fatto quest’anno con gli autori e i contenuti che ti hanno portato?
Non seguo mai un filo conduttore, piuttosto mi affido alle letture personali, ai suggerimenti di amici fidati e ai filoni che interessano il pubblico in un momento specifico. Credo molto nell’aderenza delle proposte letterarie alla realtà che viviamo, i miei incontri devono essere popolari, non mi piacciono gli atteggiamenti snob. Preferisco invitare le persone che incontro quotidianamente e che hanno un feeling con il mio modo di intendere la comunicazione. Ovviamente non necessariamente con le mie posizioni o i miei pensieri.
La sfida più ardua che ti eri proposto con questi due eventi in Sicilia?
Raggiungere un pubblico sempre più vasto. Ho infatti coinvolto Enna e tutta la provincia con il Piazza Armerina Book Festival e Siracusa e tutta la provincia. Ho invitato tutte le scuole paritarie e le associazioni culturali.


Gli ospiti sono rimasti ammirati dalle bellezze delle sedi dei due festival. Pensi che si possa fare di più per la loro valorizzazione?
Certamente. Ho già una idea brillante per il prossimo anno. Valuto di mostrare altri angoli delle città meno conosciuti.
Questi luoghi li avevi scelti per uno scopo specifico?
Sì, volevo stupire. E il castello Maniace non ha bisogno di aggettivi, è già uno scenario splendido di suo. L’effetto sorpresa è stato raggiunto. Peraltro quest’anno siamo riusciti ad ottenere il cortile interno adiacente la sala ipostila, in cui la luce filtra da 15 finestre sulle pareti e da una grande finestra a mare appena restaurato. Davvero suggestivo, con un’illuminazione serale che lo esalta.




Ha fatto molto riflettere la vincita di un romanzo sulla follia per il Premio Alessandra Appiano. Hai avuto feedback in tal senso?
Tutti indistintamente hanno detto che il libro meritava di vincere. La giuria è stata quasi unanime. Il premio intitolato ad Alessandra nasce per ricordare che di depressione o comunque di malattie mentali si muore. Abbassa il cielo e scendi di Giorgio Boatti ha quindi meritato di vincere.
Un personaggio come Silvana Giacobini è stato particolarmente amato. Cosa si può imparare da quello che dice e dalla sua esperienza di vita da giornalista decana?
Ogni singola parola, ogni suo aneddoto raccontato con semplicità e talvolta ironia mi riempie il cuore. Ho la fortuna di essere un suo caro amico altro che compagno di avventure porfessionali. Accetto i suoi consigli, è un privilegio averla accanto. Ho imparato l’umiltà. Non è da tutti quando si è ai livelli di Silvana che ha intervistato e incontrato i grande e potenti della terra per decenni.


Le case editrici sostengono festival indipendenti?
Non mi sostengono, piuttosto presenziano perché invitate da me. Ho una credibilità grazie a quello che ho fatto in ambito di comunicazione, ma confesso che non ho mai avuto difficoltà a relazionarmi con le migliori case editrici italiane
Ci sono state polemiche su come è stato gestito l’incontro con Gianni Barbacetto, l’autore della biografia non autorizzata di Silvio Berlusconi. Ci vuoi dire la tua a riguardo?
Polemica in realtà stemperata immediatamente. Credo che Silvia Truzzi, la giornalista a cui avevo affidato la presentazione che non era intesa come un dibattito, abbia sbagliato a zittire le rimostranze di alcune persone del pubblico. Penso che abbia capito. Sia il pubblico che l’ospite ai miei festival sono da considerare sacri. Non mi piace la prepotenza culturale. Amo il confronto e la democrazia liberale. Da direttore artistico non avverto imposizioni politiche. Invito sia esponenti di destra che di sinistra.

I dibattiti sulla questione rifiuti che hai organizzato in avvio nelle due tappe sono stati molto partecipati. Pensi sia stato giusto posizionarli in eventi culturali?
Penso che sia questo che faccia la differenza dai soliti festival laterari. È giusto a mio parere affrontare questi aspetti in pubblica piazza per far riflettere le persone. Quest’anno i rifiuti, il prossimo anno forse randagismo. Sono temi che le persone sentono vicini alla loro quotidianità ed è giusto dare la possibilità di un confronto con gli enti locali.
Come ti immagini una prossima edizione? Da dove vuoi ripartire?
Da me stesso, voglio essere libero di poter scegliere chi far lavorare al progetto. Sono fortunato perché sono sempre stato affiancato da ottimi collaboratori ma di certo voglio mandare via molti approfittatori seriali. Anche in questo campo c’è chi è più interessato ad apparire che alla organizzazione del festival. Non inviterò più autori e relatori capricciosi, ma persone di contenuto e meno di apparenza. Ho avuto autori che sono arrivati due minuti prima della presentazione che non erano evidentemente interessati al festival e che ho dovuto chiamare più volte perché era il loro turno. Non hanno quindi seguito la manifestazione, erano soltanto interessati a presenziare e ad esibirsi. Per il prossimo anno, anche accogliendo qualche suggerimento pervenutomi, ho pensato di dare spazio a più autori siciliani. Ci sarà una giornata del festival a loro dedicata.



Per lasciarci, dicci un successo e un insuccesso di questa tornata di festival 2023
Sono soddisfatto. Ho smosso le acque durante questi festival: politica, società , tv, giornali …tutto per un fine specifico, ossia valorizzare la Sicilia che tanto mi sta a cuore. Insuccesso? Dovrebbe essere il pubblico a dirlo ..io sono soddisfatto.

















Fotoservizio di Federico Guida