La cosa che lo ha fatto soffrire di più in una settimana di solitudine in strada: “Mi chiedevo: e adesso che faccio?“. Grande prova di coraggio da parte di Gianluca Fumarola, affermato atleta e docente della disciplina (in qualità di sifu The Way Magazine lo aveva intervistato qui). Da quando il cinema lo corteggia, l’atleta milanese ha deciso di mettere al servizio della collettività le sue doti comunicative. Ha abbandonato la sua vita di comfort per una settimana e ha deciso di vivere come un senza fissa dimora. Da insegnante blasonato di una disciplina che fa riscoprire la forza interiore, Fumarola ammette di aver avuto difficoltà: “L’inverno a Milano, per strada, è ovviamente una prova di resistenza. Ma la cosa più terribile è stata schivare gli sguardi degli altri, o avere a che fare con l’indifferenza che queste persone affrontano ogni giorno”. Non l’aveva detto, del cambio di vita temporaneo, a nessuno della sua famiglia. E quando è tornato a casa dopo la prova più estrema della sua vita per le strade della sua città, la madre lo ha mandato subito a lavarsi. “Anche lei era spaventata“.
Con la paura e la diffidenza del diverso dobbiamo necessariamente avere a che fare se abbiamo un minimo di coscienza. E in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà, Regione Lombardia ospita nell’Auditorium Gaber di Piazza Duca d’Aosta 3 il 17 ottobre 2023 la prima del docufilm “L’invisibile”, diretto da Cilo Eis e interpretato da Gianluca Fumarola.
Attraverso un’eccezionale narrazione visiva e testimonianze autentiche, il documentario svela le sfide quotidiane affrontate dai senzatetto e dall’attore Gianluca Fumarola, infiltratosi sotto copertura in questa comunità per una settimana.
La partecipazione all’evento è gratuita con obbligo di prenotazione al seguente link.
Alla presentazione alla Regione Lombardia, Mario Furlan, che con i suoi City Angels ha fornito supporto ispirazionale e motivazionale al protagonista, ha detto: “Gianluca è stato molto coraggioso a inserirsi nella realtà dei senza tetto. Milano è una città col cuore in mano: beni come coperte vestiti e cibo sono sempre disponibili per tutti. La maggioranza di questi senzatetto su cui il film vuol fare luce, sono stranieri, gli italiani sulla strada sono persone che hanno perso, soldi, rete famigliare o senno. Tutti hanno bisogno di un grosso sostegno psicologico. Con la differenza che in genere gli stranieri vengono già da esperienze difficili e sono più giovani e vogliono tentare di rifarsi una vita. Il film di Gianluca aiuta a riflettere su questo, sul calo dei volontari in Italia per effetto della crisi economica o il Covid che ci ha abituati a stare in casa. Oggi viviamo anche un problema di numero di forze, la riforma del terzo settore ha complicato la burocrazia per mettere a lavoro i volontari”.
Giancluca Fumarola ha condensato la sua esperienza in settanta minuti di documentario emozionante, duro, crudo, che a tratti ci mette finanche in discussione: “Ho voluto portare a galla tante esperienze che spesso facciamo finta di non vedere – dice il protagonista -. Mi sono detto: se devo fare un film sui senzatetto devo fare quello che fanno loro. Mi sono messo in strada e sono saltate fuori anche delle rimozioni che avevo avuto. Al terzo giorno il primo ripensamento, non parlavo con nessuno in cinque ore quattro euro ma le persone mi evitavano. Detto questo, non lo rifarei più. Questa è stata una lezione che mi è servita e ringrazio la mia pazzia“.
Cilo Eis, regista abituato a imprese difficili, oggi ricorda: “Ero felice di affiancare Gianluca da lontano. Ho fatto da regia ma anche le riprese, ero al suo seguito travestito da turista senza farmi riconoscere. Per entrambi è stata una settimana molto dura in un mondo che non si può descrivere, bisogna viverlo. È un docu-film su un viaggio, perché abbiamo adottato un linguaggio cinematografico per renderlo fruibile da tante persone”.
Elena Lucchini, assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità, conclude: “Grazie a Gianluca Fumarola e a tutto il suo staff per aver voluto coinvolgere anche la Regione Lombardia nelle riprese e nel racconto di chi vive senza fissa dimora in situazioni di estrema marginalità. Un viaggio che vuole portare luce, attenzione e un impegno concreto da parte di tutti nei confronti di una parte di società spesso ignorata ed esclusa, quella dei chlochard“.