24 Ottobre 2023

Gianni Rosato: il cinema fa volare

L'attore scherza sulla sua capacità di attesa della grande occasione ("adesso me la tiro"), racconta con passione le sue ambizioni. E della sua terra d'origine, la Calabria.

24 Ottobre 2023

Gianni Rosato: il cinema fa volare

L'attore scherza sulla sua capacità di attesa della grande occasione ("adesso me la tiro"), racconta con passione le sue ambizioni. E della sua terra d'origine, la Calabria.

24 Ottobre 2023

Gianni Rosato: il cinema fa volare

L'attore scherza sulla sua capacità di attesa della grande occasione ("adesso me la tiro"), racconta con passione le sue ambizioni. E della sua terra d'origine, la Calabria.

La perserveranza paga, specie nei mestieri dello spettacolo. Partito dalla Calabria alla volta di Roma molti anni fa, Gianni Rosato ha passato molto della sua carriera iniziale da attore in attesa del treno giusto. L’anno scorso ha superato un provino per un’importante produzione col registra Francesco Vicario per un ruolo nella serie tv con Can Yaman “Viola come il mare“. E in questo 2023, “Do ut des“, un film che si ispira a fatti realmente accaduti che denuncia la violenza di genere, sta spiccando il volo a Taiwan e Giappone.

Il film prodotto da Flat Parioli in collaborazione con TNM Produzioni e Halley Pictures, distribuito dalla stessa Flat Parioli in collaborazione con Variety Distribution, oltre al talentuoso Gianni Rosato vede altri bravi protagonisti (Beatrice Schiaffino, Ilaria Loriga, Luca Avallone, Ilde Muri, Martina Di Fonte e Miriam Dossena). Ne abbiamo parlato con Rosato, un’occasione buona per conoscere da vicino la persona oltre che il personaggio.

Nato a Catanzaro, già all’età di 16 anni hai iniziato a frequentare le prime classi di teatro. Quando hai sentito per la prima volta ardere in te il fuoco della recitazione?
Mi viene difficile dirlo, ricordo bene che in terza elementare scrissi, in un compito in classe, di voler fare l’attore. La passione per la recitazione si è sviluppata con il passare del tempo. Mi è sempre piaciuta l’idea di vivere di innumerevoli vite, tutte diverse tra loro. La possibilità di evadere da quelle situazioni in cui subivo del bullismo, a scuola, e desideravo chiudere gli occhi e fuggire. Una semplice voglia di esplorare, di mettersi alla prova e raccontare storie interpretando altre identità.

Guardavi molti film?

Mi affascinava il cinema dei grandi registi italiani e non solo. Restavo incantato dinanzi a film come E.T. L’extra terrestre o Il tempo delle mele. Penso che la passione sia esplosa proprio lì, fra i banchi di scuola durante il Cineforum del lunedì pomeriggio.

Cosa ti piace del mestiere dell’attore?

Non basta imparare a memoria una parte. Bisogna compiere un lavoro interiore, tremendo e meraviglioso al tempo stesso, con cui si impara a conoscere davvero se stessi e ad incanalare le proprie emozioni. Amo recitare, non importa il contesto, la cosa importante è farlo al meglio, emozionandosi. Devo dire, con orgoglio, che sono sempre stato un gran sognatore e lo sono ancora oggi. Ancora rido se ripenso alla mia infanzia, alle feste comandate in cui approfittavo della presenza di parenti e amici per inscenare il mio spettacolino a tema. Che bella la mia infanzia!

Hai dovuto combattere con la famiglia per farti largo nel cinema o sono stati di supporto?
Credo che nessun genitore voglia sapere il proprio figlio vagare nell’incertezza, specie a livello professionale. Ad ogni modo, devo a loro il mio sostentamento a Roma, per quanto riguarda i primi tempi. Dopo essermi ambientato, però, ho voluto farcela con le mie forze. Roma è, da sempre, costosa e la vita non era di certo facile. Ho lavorato come cameriere, pur di supportarmi negli studi, nelle spese. Ripeterei tutto, senza dubbio alcuno, per amore di questo mestiere.


Com’è iniziata la tua carriera professionale?
Facendo il cameriere in un locale e una sera incontrai Giulio Base. Per farla breve, mi chiese cosa facessi nella vita, gli parlai di me, di quanto credessi nella passione per il cinema. Due giorni dopo mi chiamò la IIF, Giulio aveva visto in me qualcosa e mi diede un ruolo ne “L’inchiesta” così mi ritrovai a confrontarmi con nomi del calibro di Ornella Muti, Mónica Cruz e Max von Sydow; un’esperienza straordinaria, che auguro a tutti. Da li, non mi sono più fermato, continuando a studiare per migliorare sempre.

Il no a un provino: è uno stimolo o una sconfitta che pesa?

E che dire del ‘le faremo sapere’?….sono le risposte più brutte che mai vorremmo sentirci dare. E invece credo che i numerosi no, aiutino l’attore o aspirante tale a porsi delle domande e a darsi delle risposte. Solo chi è davvero determinato nel voler intraprendere questo meraviglioso lavoro vedrà il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Bisogna lottare continuamente, un no non vuol dire che non sei bravo o che non puoi fare questo lavoro. Magari è una questione di essere adatti: i colori, le somiglianze, l’etnia. Un provino non vinto appartiene al passato, bisogna sempre guardare avanti, perché quando meno te lo aspetti ecco che arriva una nuova sfida da affrontare e tutto si rimette immediatamente in discussione.
Hai preso parte alle riprese di “Viola come il Mare” con Francesca Chillemi e Can Yaman, parlaci del tuo personaggio.
Sicuramente è una bellissima serie televisiva. Dopo essere stata trasmessa in prima serata su Canale 5 ed aver ottenuto un successo clamoroso, è successivamente sbarcata su Netflix. Ho interpretato Fausto Russo, un docente affetto da insufficienza cardiaca e che in seguito viene accusato di omicidio in circostanze che all’apparenza lo incastrano senza ombra di dubbio, ma il corso degli eventi riveleranno altro. La serie è stata diretta da Francesco Vicario, un regista che stimo molto.

E i tuoi colleghi come sono stati?

In passato ho avuto modo di lavorare con Francesca Chillemi, in “Che Dio ci aiuti”, sempre della famiglia Lux Vide, e ho apprezzato, oltre al talento, anche la sua umiltà. Conoscere e lavorare con Can Yaman mi ha fatto tanto apprezzare il suo modo di essere, specie a telecamere spente. Nel suo caso, parliamo di una star mondiale, ma di grande umiltà e bontà d’animo. Di lui posso dire che è un ragazzo socievole e con una grande voglia di lavorare, per niente presuntuoso, visto l’enorme successo ottenuto e sicuramente con i piedi ben saldi.
Sei protagonista del film “Do ut des” diretto da Dario Germani e Monica Campanese, in questo film interpreti Leonardo un imprenditore che ha come mantra appunto “Do ut des” ( io do affinchè tu dia): come hai interpretato questo paradigma?
Era il periodo in cui, per via del Covid-19, si realizzavano solo i self tape. Mi richiamarono dalla produzione per un provino in presenza, nel pieno rispetto di tutte le normative vigenti. Ricordo che ricevetti la conferma del ruolo e subito mi emozionai. Per interpretare questo paradigma sono andato alla ricerca di tutto ciò che in lungo o in largo trattava questa tematica, evitando scrupolosamente tutto ciò che era già stato visto nella caratterizzazione di un personaggio scomodo come il mio. Sono il protagonista maschile, Leonardo, un ricco imprenditore milanese. Spesso si da solo per ricevere in cambio qualcosa, ed è proprio questo che fa di Leonardo un vero imprenditore di successo. La sua storia si intreccia con quella di Francesca, studentessa universitaria e modella. Francesca, nonostante non subisca il fascino di una vita lussuosa, è comunque attratta da Leonardo, ma disdegna ogni tipo di contatto fisico, a causa di un passato che continua a perseguitarla. Questo suo essere sfuggente alimenta il desiderio che ha per lei Leonardo, fino al punto da trascinarla nel suo mondo per prenderle tutto ciò che gli nega. Quando nella sua vita entra Emanuelle, una scrittrice che porta avanti un esperimento sulla sessualità, Leonardo sprofonda in un turbine di lussuria e oscurità. Emanuelle e Leonardo attraversano i confini sfumati che separano il bene e il male, spinti da desideri pericolosi, rischiando tutto pur di conquistare ciò che desiderano. Una ragnatela che li imprigiona in un gioco sadico, nel quale ogni certezza viene messa in discussione, e Leonardo presto si renderà conto che tutto quello che ha strappato agli altri, gli verrà portato via, perché a volte rischiare tutto ha un prezzo troppo alto da pagare. Il film nasce dalla penna geniale di Monica Carpanese che oltre a scriverne la sceneggiatura ha anche affiancato il regista Dario Germani. Il mio grazie va a entrambi e a tutti coloro che hanno lavorato con noi.
Leonardo manipola e controlla le donne e ha come passione la pratica dello Shibari, l’arte giapponese divenuta una pratica sessuale che consiste nel legare le proprie “prede”. Quali sono state le sfide maggiori per interpretare questo ruolo?
Dello Shibari non ne sapevo praticamente nulla. La produzione però, ha messo a nostra disposizione, prima e durante le riprese, un maestro che ha fatto da coach per insegnarci questa nobile arte in cui uno dei due amanti inizia a fare l’amore col partner legandolo dolcemente, cosa che invece non farà Leonardo che abusa di questa disciplina per infliggere dolore e terrore nelle sue vittime. Le difficoltà sono state tante, forse troppe, ma alla fine siamo riusciti a portare a casa un gran bel film che è da poco sbarcato anche oltreoceano.
Un tema forte, protiettato anche a Curinga, la tua città natale. Quanto sono importanti le tue origini per te?
Tengo molto alle mie origini e non le tradirò mai. Il film è uscito in tutta Italia e recentemente anche all’estero facendo tanto discutere, ma personalmente ho voluto organizzare in collaborazione con la produzione, un proiezione in anfiteatro per farlo vedere anche a chi non è un amante del cinema, o a chi ha una cultura o passioni diverse che non hanno niente a che fare col cinema. E poi, avendo un legame molto forte con Curinga, la mia cittadina, l’idea del ritorno da dove si è partiti, per condividere un risultato molto importante è per me sintomo di orgoglio perché ricevo tanto affetto e stima che mi riempiono il cuore e mi spingono a voler fare sempre meglio.

Come guardi al futuro?
Arrivati a questo punto adesso me la tiro un po’…! Scherzi a parte, ho appena terminato le riprese di un bellissimo corto d’autore. Questo progetto è destinato a fare un bellissimo percorso, vuoi per la sceneggiatura davvero originale, vuoi per la tematica attuale e perché no, lasciamelo dire, il cast è molto ricco e il regista, davvero bravo.
Quando non reciti come passi il tuo tempo libero, hai hobby, passioni?
Amo molto andare a cavallo, animale con cui ho instaurato una sorta di rapporto amore e odio. Inoltre sono amante della lettura, mi piace leggere tutti quei libri che poi ispirano o sono ispirati da film. Sin da piccolo quando volevo ritagliarmi del tempo per me e rifugiarmi nel mio piccolo mondo fantastico, mi immergevo nella lettura e sparivo, volavo via in un’altra dimensione. E poi gli amici, quelli veri… non potrei mai vivere senza poter condividere con loro tutte le mie emozioni quotidiane.

Intervista a cura di Nicola Sacchi

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