7 Febbraio 2022

Luca Pozzar: “Il vero artista si apre al mondo”

Da Milano a Venezia il performer emerso da tanti musical di successo racconta: "Preferisco dialogare col mio pubblico a fine spettacolo piuttosto che sui social".

7 Febbraio 2022

Luca Pozzar: “Il vero artista si apre al mondo”

Da Milano a Venezia il performer emerso da tanti musical di successo racconta: "Preferisco dialogare col mio pubblico a fine spettacolo piuttosto che sui social".

7 Febbraio 2022

Luca Pozzar: “Il vero artista si apre al mondo”

Da Milano a Venezia il performer emerso da tanti musical di successo racconta: "Preferisco dialogare col mio pubblico a fine spettacolo piuttosto che sui social".

Sguardo intenso, tenuta della scena da consumato performer, freschezza ed energia da vendere. Luca Pozzar, attore e cantante nato a Udine 30 anni fa, milanese d’adozione, ha esordito nel 2007 nel film “Come Dio Comanda” di Gabriele Salvatores. Ha fatto anche parte dei cast di “Ischia for ever”, “Love sharing”, “Tutte nessuna e Giulia”, “ One more day”, “Una grande famiglia 3″, lavorando al fianco di Monica Scattini, Alessandro Huber, Luca Argentero, Sandra Milo, Lucia Cassini, Carlo Croccolo, Alessandro Gassman, Stefania Rocca, Stefania Sandrelli e altri grandi attori. A teatro ha lavorato nel campo della commedia musicale prevalentemente: “Sogno di una notte di mezza estate”, “Be original il musical”, “I promessi sposi”, dove ha interpretato la parte di Renzo, “Jersey boys”, “Febbre d’amore”, “Mambo italiano”, “Kinkyboots”. Dalla partecipazione ad alcuni show prodotti dalla Gardaland SPA si sono poi aperte per lui le porte dei dinner show. Ed è da qui che parte la nostra chiacchierata.


Luca cosa ti tiene impegnato in questo periodo?
Attualmente sono il frontman maschile di “Avanspettacolo dinner show“ a Venezia. Sono anche nel cast di uno spettacolo di Maison Milano, una location dove si assiste a performance con food experience a Milano. Entro fine anno un grande progetto teatrale legato a un nuovo musical che poi andrà in tournée.

Tra il 2018 e il 2020, Luca Pozzar è stato Harry in “Kinky Boots” per la regia Claudio Insegno e la produzione del Teatro Nuovo, Milano. Nel 2019 è stato Lu, il coprotagonista di “Smack- bacia chi ti pare”, primo musical inedito a tematica gay prodotto in Italia, su testo di Tobia Rossi, regia Manuel Renga, produzione di Paolo Scotti. Nello stesso anno ha avuto il ruolo di protagonista in “Mambo italiano”, recitando la parte di Anthony Drimelli diretto da Giacomo Frassica nella produzione Wizard. Nel 2018 è stato coprotagonista in “Febbre D’amore-racconti d’arte che fanno innamorare”, per la regia di Edoardo Scalzini, e ha avuto il ruolo di Barry Belson in “Jersey Boys”, per la regia di Claudio Insegno.

Da cosa nasce la tua passione per la recitazione?
Non ho avuto fulminazione vedendo film o spettacoli, ricordo solo di aver voluto fare l’attore sin dall’asilo. Credo sia una passione innata che è cresciuta con me. Alle scuole elementari misi in piedi un gruppo di recitazione mentre gli altri giocavano o facevano sport. Mi piaceva dirigere la scena, così alle scuole superiori decisi di iscrivermi a un’accademia semi-professionale e intorno ai 20 anni mi sono trasferito a Milano, era il 2011.

Cosa ti ha spinto in questa città?
Volevo fare studi artistici ufficiali, quindi mi sono iscritto a un master annuale alla scuola Paolo Grassi e poi ho vinto borsa alla MTS, la scuola dei musical in Italia. Contemporaneamente mi sono diplomato al loro conservatorio West London University. Il problema era che la famiglia mi doveva aiutare e subito mi cercai altri lavori per sostenere la mia formazione. Ricordo il primo giorno che fui retribuito per qualcosa, facendo volantinaggio. Poi sono entrato nelle boutique di Trussardi, a volte negli showroom per clienti facevo anche da modello degli abiti. Mi sembrava una soluzione conveniente per mettere da parte guadagne. Del resto avevo già posato per campagne pubblicitarie da ragazzino e avevo fatto parte del film di Gabriele Salvatores “Come Dio Comanda” a 15 anni.

Che consapevolezza di te avevi all’epoca dei tuoi esordi?
Io penso tuttora di essere mediamente intelligente e di saper fare parecchie cose ma l’unica che mi dà la vita è il mondo dell’arte. Ed è una strada che richiede molti sacrifici, nessun artista non li fa. Si lavora tanto per arrivare, poi si deve restare.

Oggi cosa vuoi essere? Come vive un giovane performer a 30 anni nel 2022?
Vivo migliorandomi. Ho approfondito gli studi di canto con vocal coach. Cerco lavori in tv ma non è come il teatro, almeno per me. Esibirmi davanti a un pubblico è importante, è quello che io chiamo la verità. Il palco, i suoi profumi, mi sono mancati in questi due anni di Covid.

Come li hai vissuti?

Devo essere sincero, sul palco ora mi sento più aggressivo di prima, sento voglia di esprimermi e comunicare. Mi sento anche cresciuto, perché non sono mai stato fermo. Ho seguito un corso di insegnante per canto, sono contento dei frutti che sono arrivati. Non sono arrugginito ma sono migliorato anche nell’affrontare la realtà, bisogna sapersi tirar su. Dopo un inziale smarrimento, che credo sia comune a tutti, non so cosa sia successo, ho guardato il mio orticello e mi sono dato da fare. Sono contento perché ho voluto far fruttare il mio tempo senza attendere che le cose cambiassero.

Qualcosa è cambiato nel tuo rapporto con la tua professione?
La percezione che ho di me è sempre quella di essere differente da molti miei colleghi. So di avere le caratteristiche per fare questo lavoro ma caratterialmente non ho il pelo sullo stomaco. Mi vedo artista a servizio delle altre persone, credo che l’arte sia un mezzo potente per comunicare. Ogni volta che salgo su un palco vorrei riuscire a creare qualcosa che possa aiutare tutti.

Questo desiderio potrebbe spingerti anche ad altro?

Certo, vogio creare un mondo artistico pensato da me. Sono interessato alla musicoterapia e voglio usare l’arte per scopi nobili. Questo è anche il motivo per cui non ho mai provato a entrare in un talent show televisivo, non mi interessa, non voglio fama, voglio vivere vita dignitosa ma fare della mia arte un punto vitale per me e per gli altri. Mi sento un artista vecchio stile.

Luca Pozzar, oltre a essere un brillante performer, ha una laurea in “Comunicazione e Multimedialità” conseguità all’università Mercatorum–camere di commercio italiane, e un diploma in “Teatro Musicale”, presso l’accademia professionale MTS Musical – The school di Milano.


Che ambizioni professionali hai?

Ho un sogno: un musical della Disney. Vorrei essere Aladdin, trovo che sarebbe davvero identificativo, trattandosi di un personaggio che pensa agli altri. Ma non ho limite alla fantasia, mi piacerebbe condurre Sanremo è il mio pensiero di vetta artistica.

Sono desideri molto eclettici…

La conduzione è un altro genere, bisogna andare al di fuori del copione secondo me. Sono dell’idea che l’artista non debba avere un limite, aprendosi a tutto. Sono mondi che possono comunicare, non ho capito perché bisogna sempre specializzarsi in Italia. Un attore non può fare l’acrobata se non è pronto ma impegnandosi ci si riesce e abbiamo molti esempi. Emozionare e comunicare qualcosa anche stando zitto o ballando ci fa capire che l’arte si misura in livello di empatia, non solo nello specializzarsi.
Da professionista dello spettacolo cosa scegli per il tuo intrattenimento privato?
Sono fanatico della musica black, la voce degli afro-discendenti, come Aretha Franklin mi tiene sempre compagnia. Come cantante italiano prediligo Ultimo, dal punto di vista autoriale. Mi piace anche il percorso che sta facendo Michele Bravi, è davvero maturato e profondo. Al cinema mi piace andare a vedere tutti gli eroi Marvel, sono film che entusiasmano. Il mio preferito è però Notting Hill. A teatro tendo a scegliere il musical e le commedie musicali. Amo sentir cantare dal vivo.
Cosa ti ha lasciato lavorare con i grandi?
Ho lavorato con dei grandi che avevano maleducazione e mi stimolavano reazioni che non posso dirti. Però ho imparato da questi atteggiamenti, ho capito che non ho bisogno di far capire quanto sono superiore schiacciando gli altri. Poi ci sono alcuni dei grandi che mi hanno fatto da mentore e non hanno sminuito le professionalità altrui. Ho conosciuto molte persone valide, che sono rimaste umili. Luca Argentero è staordinario, per esempio, lui riesce ad abbattere le distanze e a rendersi conto che siamo tutti uguali.

C’è un episodio che ricordi con piacere dei tuoi inizi?
Ero sul set di “Love Sharing” con Monica Scattini, figlia del regista Luigi Scattini, quando non giravo volevo imparare e restavo a guardare. Un giorno piovigginava a Roma, c’erano due sedie vuote e tutti i presenti erano in piedi. Io mi sono seduto per terra. E lei mi ha detto: ‘Farai strada perché ti sei seduto per terra, significa che sai stare al mondo e rispetti le gerarchie’.

Credi di aver imparato da questo?
Non ho sempre raccolto buoni frutti da situazioni simili, ci sono tante delusioni e persone arriviste nel mondo dello spettacolo. Però confido nel continuare a comportarmi come sono, sono il ragazzino che si è seduto per terra. Se sarà destino, un giorno sedierò sulla sedia.

In cosa ti arricchiscono i dinner show?
Ho collaborato con Franco Miseria per il dinner show in cui lavoro adesso, c’è grande stima reciproca mi ha insegnato molto. Spero di rincontrarlo nel mio cammino, non idolatra nessuno ma apprezza la professionalità e ne dà tanta. Lui è un coreografo vecchia scuola, durante le prove non si parla. Del resto non ci sono tanti altri grandi al momento come lui, tra l’altro giovanissimo d’aspetto. Quando l’ho visto la prima volta faticavo a riconoscerlo.

Parlaci del tuo ruolo in “Avan spettacolo”, il dinner show che ti vede protagonista ogni settimana a Venezia.

Abbiamo una splendida location adibita a spettacoli dentro cui c’è la ricostruzione del folklore veneziano con stucchi, statue, arredi di lusso. Lo spazio contiene 250 spettatori ed è come un piccolo Moulin Rouge dove in 2 ore e mezza due cantanti, 7 ballerini, un pianista e altri musicisti chiamati all’occorrenza, eseguono un repertorio vario. C’è la parte internazionale, una sezione “francese”, dove il mio cavallo di battaglia è Comme d’habitude, un brano di Claude François che è la ‘My Way” d’oltralpe. Ho anche una forte passione per Adam Lambert dei Queen che è il mio riferimento, quindi ci sono canzoni sue. Avendo studiato anche lirica, a volte c’è incursione in quel mondo con ‘Nessun Dorma’ e ‘Un amore così grande’ che è molto apprezzata dai clienti stranieri.

Il dinner show è sempre uguale ogni sera?
Le situazioini sono sempre diverse, quando posso ringrazio dal palco in maniera accorata, spesso ci sono pubblici educati e attenti che meritano davvero tutto il mio calore. A fine serata cerco sempre di parlare e di andare oltre l’applauso finale. Mi interessa sapere come è andata, cosa abbiamo lasciato a queste persone. Lo spettacolo è uno scambio empatico e ci si fa regali a vicenda, in qualche modo.

Ti scrivono sui social dopo averti visto?
Certo mi contattano, spesso anche per propormi canzoni da interpretare. Purtroppo l’ambiente social non mi appartiene molto, nonostante abbia solo 30 anni, quello è un mondo un po’ artefatto e non sempre corrisponde alla realtà. Forse è un po’ una pigrizia mia ma non è la mia attività primaria, infatti pubblico pochi contenuti. Vorrei utilizzarlo con più frequenza, ma mi sento un riservato in un mondo di esibizionisti.

Per seguire le attività di Luca Pozzar qui

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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