Nel 1993 ha esordito al Festival di Sanremo con “In Te”. Nek, oggi, ricorda con un piglio dolce amaro quel debutto, che fu accusato di essere una presa di posizione contro l’aborto, “e venne massacrata ancor prima che la cantassi. Salii sul palco ma la voce non usciva. Pippo Baudo mi gridava: “Devi usare il diaframma”. Volevo scomparire”. L’occasione di questo amarcord è il disco “Nek 5030”, l’album che festeggia 50 anni dell’artista e 30 anni di carriera, dove ogni canzone è stata contaminata da sonorità e ritmi anni ottanta, che il cantante emiliano dice di essere “la decade che più mi ispira”.
Per il momento il concerto che ne è scaturito, e di cui vi presentiamo le foto del nostro Luca Micheli, è stato quello del Teatro Arcimboldi a Milano, una festa a cui ha ha partecipato anche Francesco Renga, il collega con cui la star di “Laura non c’è” era andato anche in tour in trio con Max Pezzali.
A festeggiare 30 anni di carriera (e 50 anni di età portati benissimo) è uscito La Teoria del Caos e il cd e vinile del disco con alcuni grandi successi riarrangiati per l’occasione. Tra questi, tre vedono la partecipazione di amici e colleghi: Fatti avanti amore feat. Jovanotti, Dimmi cos’è feat. Francesco Renga e Cuori in tempesta feat. Giuliano Sangiorgi.
Nel 2023 le celebrazioni continueranno a Bologna, il 14 gennaio, Roma, il 16 e Torino il 21.
Parlando al programma tv “Le Iene” Nek ha ricordato il suo primo esordio a Sanremo, che fu anche un esordio televisivo: “Quella sera, per la prima volta, ho scoperto un coraggio che non credevo di avere, e che mi avrebbe accompagnato nella carriera e nella vita. Anziché farmi distruggere dalle critiche feroci, ho smentito chi sperava che fossi solo una meteora. Anni dopo, quando è morto mio padre, il dolore mi ha messo di fronte a una grande verità: non sarei mai più stato la stessa persona. E anche in quella occasione mi ha aiutato il coraggio, ma un coraggio diverso: quello della debolezza. Il coraggio di accettare il cambiamento. Ho trasformato la sua assenza in presenza, e ogni giorno mio padre lo ritrovo nelle piante del suo giardino, nel profumo del suo bosco, nel Lambrusco che bevo con gli amici. È successo anche due anni fa, quando con la sega circolare mi sono squarciato la mano. La mano per un musicista è tutto: cosa sarei stato io senza la musica? Dopo lo sconforto iniziale ho raccolto il coraggio rimasto: ho accettato che, forse, ci sarebbe stato un nuovo Filippo, diverso”.
Il cantante ha di recente detto che da subito aveva capito la forza delle esibizioni dal vivo: “Fin da quando suonavo nelle sagre di paese ho pensato: questo mestiere è qualcosa che mi esalta davvero. E lo continuo a fare. E ci sono stati anche momenti in cui ho avuto fiducia che nel buio si potesse accendere una luce. È una lezione che dovevo capire tanti anni fa: dal dolore per un addio è nata “Laura non c’è”. E da quel dolore, in cui tanti innamorati si sono riconosciuti, tanti, è nato il legame che mi unisce a tutti voi”.
Fotoservizio dal Teatro degli Arcimboldi di Milano – dicembre 2022 a cura di Luca Micheli per The Way Magazine.