Gianni Versace e Carlo Vanzina, nella cultura italiana di fine Novecente, sono stati campioni nel loro settore. Gianni, da sarto calabrese a principe delle passerelle milanesi. E Carlo, regista, produttore cinematografico e sceneggiatore della commedia all’italiana rivista per i tempi moderni. Sul mercato ci sono ora due libri dove i rispettivi fratelli raccontano le gesta e i successi, ma anche i lati nascosti, della loro ascesa all’incredibile successo raggiunto. Entrambe le figure sono accomunati da una data: nel 2018 la Gianni Versace fu venduta agli americani, e proprio nel 2018 si interruppe il sogno cinematografico della coppia italiana di fratelli più potenti dello spettacolo.
Santo Versace, 78 anni, in “Fratelli” (Rizzoli) celebra il suo atto d’amore per Gianni. Una autobiografia a 25 anni dall’omicidio nella villa di Miami del celebre stilista, ne ripercorre non solo i successi professionali, ma soprattutto le vicende private di famiglia. Sin da quel lontano 1976 quando i due fratelli partirono alla volta di Milano per realizzare un’opera di incredibile riusciata: la fondazione di un marchio che diventerà simbolo stesso del made in Italy nel mondo. Nelle pagine del libro appena uscito, oltre ad aneddoti e fotografie private, ci sono le descrizioni di tanti risvolti inediti della carriera di Versace che interessano molto a livello anche globale, visto che si parla di un brand di caratura internazionale. Dopo la cessione, nel 2018, dell’azienda di famiglia agli americani per due miliardi di dollari, Santo è fuori dalla moda. Oggi è presidente della Fondazione che porta il suo nome e della casa di produzione e distribuzione cinematografica Minerva Pictures. Donatella invece continua ad essere la consulente creativa della Versace con la figlia Allegra che si occupa delle campagne pubblicitarie.
Nel volume “Mio Fratello Carlo” (HarperCollins) Enrico Vanzina ripercorre la storia del rapporto con suo fratello Carlo, fino alla scoperta della malattia che lo ha colpito, portando, nel giro di un anno, alla sua scomparsa (nel 2018).
«Per me, Carlo era tutto. Era mia fratello, era il mio migliore amico, era il mio confidente e io il suo, era il mio alter ego nel lavoro. Siamo stati insieme praticamente tutti i giorni della nostra esistenza, prima da piccoli, poi da adolescenti, poi lavorando insieme. Carlo è stato il mio passato ed era il mio futuro. Essendo il fratello maggiore ho provato a proteggerlo per tutta la vita. Non ce l’ho fatta». racconto particolare e privato del rapporto di due fratelli Vanzina che – uno sceneggiatore e scrittore, l’altro regista – hanno attraversato e segnato il mondo culturale italiano come pochi altri artisti nel XX secolo. È la storia universale dello spaesamento, della rabbia, dell’essere umano di fronte al male e al lutto. È un libro che commuove, che fa piangere, che fa riflettere sul senso della vita e della morte, che scandaglia i misteri della fede, che descrive in maniera impietosa il dolore di chi soffre e di chi vede soffrire una persona amata durante una malattia terminale. Ed, è innanzitutto, l’atto di amore di un fratello.