Nell’era del politically correct capita anche che la creatività arrivi in aiuto (con l’ironia) per decodificare la realtà. Che è quella quotidiana che viviamo ogni giorno, priva di storicizzazione e immersa nel mare di polemiche che spesso proviamo a schivare. Ma da un lato Michele Rech, in arte Zerocalcare, classe 1983, fumettista italiano, cerca di fornire degli strumenti alternativi di comprensione, dall’altro ci richiama a una scelta precisa. Da che parte stare, a cosa credere, dove non cadere nella facile tentazione della semplificazione. Nulla è come sembra, pare ci dica il creativo romano protagonista della mostra alla Fabbrica del Vapore (fino al 23 aprile 2023) a Milano. Una cattedrale temporanea dedicata alla sua arte e comunicativa multumediale, dove si entra con l’idea di divertirsi e si esce con un bagaglio di conoscenza e interrogativi che obbedisce proprio al merito più alto che un percorso espositivo si prefigge di centrare.
Zerocalcare è tra le figure più interessanti, complesse e di denuncia della scena culturale contemporanea italiana. La mostra “Dopo il botto” con oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific, vuole raccontare la frammentazione sociale all’indomani della pandemia, ma non solo. C’è un meccanismo di identificazione lontano dalle logiche del marketing, quasi desueto, un allenamento spirituale a cui non siamo più abituati. Nel percorso c’è tutto il peso della “vita moderna”, comprese le paure all’epoca di una crisi globale e di un conflitto nel cuore dell’Europa o i divari generazionali che continuano allegramente a perseguitarci. Ci sono le idiozie delle tribù sociali, le mistificazioni dei media irrise, l’autoironia del forzato isolamento nella digital age. Che arriva, per sfida e per sbeffeggio, da sorprendenti tavole di carta. Carta, matita e penna, non uno schermo di pixel per una volta, in bella evidenza e con semplicità disarmante, ci parlano di un altro mondo possibile, partendo dall’osservazione di quello impossibile che viviamo.
Zerocalcare è frutto della disgregazione della perdita di contatto con la realtà che lui stesso vuole ritrovare. Ma è anche e soprattutto un artista di denuncia e resistenza. Una mission che non può compiere da solo, ma che chiama a raccolta un grande esercito di seguaci in cerca di miglioramento. E lo si vede girando per l’enorme sala minuziosamente allestita, dove vagano attenti giovani e anziani in cerca di risposte. Sarà anche per questo che il tempo di permanenza nella mostra è mediamente molto lungo. Un percorso che si legge, più che si vede. Che fa del fumetto un mezzo di interpretazione di manie, ossessioni e sfighe. Da cui non ci libereremo, chiaro, ma che almeno siamo indotti ad affrontare con consapevolezza. E un sorriso in più.