“Water like wine”. L’acqua come il vino, sì, questo parallelo impossibile per un imprenditore italiano, Pietro Ricci, sta diventando realtà visto che le acque imbottigliate a Guarcino in provincia di Frosinone, finiscono sulle tavole delle celebrità e dei posti di lusso di tutto il mondo.
L’acqua Filette è stata conosciuta dai Romani fin da 4 secoli prima di Cristo e la fonte dell’appennino laziale da dove sgorga era dedicata a Venere come simbolo della generosità di questi rivoli sorgivi e la vita che donavano. Oggi è conosciuta come acqua salubre e curativa ma anche promotrice di un bere consapevole. Pietro Ricci ha annunciato: “Nell’anno del 125esimo anniversario dell’imbottigliamento abbiamo deciso di procedere alla totale abolizione di tutte le componenti di plastica del nostro imbottigliamento”.
E per la nuova cultura del bere, a Pietro si aggiunge anche il giovane figlio, nella qualità di general manager, Stefano, che con Jules Artur Sastre all’export, sta traghettando il marchio verso un posizionamento ancora più di classe e cosmopolita.
L’acqua come il vino “Water like wine” è il nome del progetto sostenuto da Filette per dare la stessa dignità al bene più prezioso, l’acqua, che si dà al vino valorizzandone la persistenza. “Il vero lusso è concedersi la qualità sempre”, dicono in azienda. Il ruolo chiave per divulgare questa consapevolezza è l’idrosollemier, una nuova figura professionale certificata che si specializza nel consigliare il tipo di acqua più adatta ad accompagnare una pietanza o anche un vino, per esaltare il gusto.
Al lancio del 125° anniversario di Filette a Milano, era presente anche Stefania Santini Simoncelli, la nota idrosommelier. Che ci ha detto: “L’esperienza di degustazione dell’acqua coinvolge la vista, il profumo e l’aroma. La scelta mirata è necessaria per educare il consumatore a distinguere ogni caratteristica organolettica per abbinare l’acqua nel modo giusto”.
Anche il più grande della cucina italiana, Gualtiero Marchesi, consigliava acque invece che vini in prima istanza. E la sensibilità è arrivata a compimento, visto che oggi anche in Italia oltre che all’estero si trovano le carte delle acque minerali nei ristoranti più accorsati.
L’acqua ha quattro gusti base: salato, acido, dolce e amaro. Di diversifica per diversa mineralizzazione, diverso pH, percentuale variabile di anidride carbonica disciolta, tutti elementi che influenzano la percezione al palato. Perché le acque sono diverse? Perché percorrono la terra e il percorso idrogeologico è diverso per ognuna.
Gli italiani consumano 224 litri d’acqua all’anno in media ed è un dato record mondiale a cui tiene testa solo il Messico. Due litri d’acqua al giorno suggeriti sono da assimilare come il buon vino, a piccoli sorsi. Filette è quindi una buona pratica nel proprio paese d’origine, ma si è fatta strada, dagli anni 30 del Novecento a oggi, anche a livello internazionale (presente in 40 paesi).
Infatti il 40% del fatturato complessivo di questa acqua pura italiana (tra le più pure d’Europa), è realizzato all’estero. In prima battuta a Taiwan, poi Russia, Austria, Usa e Messico, per l’appunto. In Europa, e questa è bella!, il primo mercato per fatturato è la Francia, che ha una tradizione in materia davvero granitica. Entry level di export per la Spagna, che è considerato il prossimo mercato redditizio.
Il residuo fisso è il parametro che indica il contenuto di sali disciolti dopo l’evaporazione di un litro d’acqua a 180 gradi. Se il residuo non supera i 50mg di minerali per litro questa è acqua poco mineralizzata, per i residui inferiori a 500mg ci troviamo in presenza di acqua oligominerale. La medio-minerale ha il residuo tra 500 e 1500 mg per litro e quella ricca di sali, superiore ai 1500 mg per litro, deve essere assunta sotto controllo medico.
L’Ordine nazionale dei biologi consiglia ottimali le acque oligominerali con un residuo fisso compreso tra 200 e 300 mg per litro (Filette è perfetta col suo parametro a 224).
Cosa fa male nell’acqua? L’arsenico, potenzialmente cancerogeno (mai superiore ai 10 microgrami per litro, meglio controllare), e sotto controllo i nitrati e nitriti. Controllare anche il pG, che è la scala di misura dell’acidità o basicità di una soluzione acquosa. Se supera il 7 è acqua alcalina (o basica) con ricchi antiossidanti e minerali). Maggiore è il contenuto in anidride carbonica e solfati e minore arà il pH (e quindi maggiore acidità).
BOTTIGLIA – Per il rilancio l’Acqua Filette reinterpreta la classica bordolese da vino dangole seconda vita e stessa dignità dei prestigiosi vini. Infatti l’apertura è stappabile una sola volta ed è garanzia di qualità. Già attraversata da un restyling nel decennio scorso a opera dell’agenzia Armando Testa, ora Filette è stata re-branded da Independent Ideas, l’agenzia di Lapo Eljann e Alberto Fusignani, che ne ha rinnovato logo e packaging.
L’etichetta ora è in carta perlescenta, F iconica di Filette è in lamina d’argento. Gli hotel esclusivi dove si serve quest’acqua sono Hassler di Roma, il San Pietro di Positano, il San Celemente Kempinski di Venezia, il Verdura Resort di Sciacca e il Bulgari in Asia.
Gli chef stellati che la usano sono Heinz Beck al Rome Cavalieri Hilton dove c’è il ristornate La Pergola, Davide Oldani al D’O e Gianfranco Pasucci di Pasucci al Porticciolo con Giovanni Santoro al Shalai Resort.
Ultimo riconoscimento arriva dal cerimoniale di Palazzo Chigi a Roma che ha selezionato Filette Prime Water come acqua ufficiale della residenza del Presidente e quindi presente sui pranzi ufficiali alle più alte cariche politiche del mondo.