Le case degli artisti, come le loro opere, suggeriscono percorsi e personalità di chi vi abita. La casa in cui il giovane artista Wim Casier (in arte wimCasier) abita ad Oslo con il suo partner Samme Raeymaekers, direttore artistico della “Dansens Hus” della capitale norvegese, tradisce l’anima e la sensibilità, l’attenzione verso la natura e quel minimalismo tipico della cultura abitativa del Nord Europa. Wim, (classe 1971) è di origini belghe, ma risiede in Norvegia dal 2018; ha studiato arti visive a Maricolen, a Bruges, alla St-Lucas School of Arts, e pittura all’Accademia di Gent. Per il suo lavoro, Wim Casier parte dal semplice fatto che ogni linea tracciata sulla carta riflette l’artista che l’ha tracciata.
Ha la stessa capacità, la medesima valenza di un sismografo: la penna registra chi è l’artista in quel particolare momento. Sottolinea che “Il respiro, il battito del cuore e ogni vibrazione del corpo sono catturati in quella linea”. Dal momento che moltissimi artisti postano sui social media autoritratti, ne sta esplorando il significato sotteso e profondo. Sopraffatto dalla velocità del racconto visivo online, ci fa notare che gli piace mantenere un ritmo più lento. Le sue opere sono intrise di migliaia di linee disegnate, migliaia di autoritratti che si tramutano in paesaggi. Iterando linee fino a stancarsi a causa di un ininterrotto lavoro, afferma che l’artista a volte non riesce a mantenere il controllo sul risultato finale. Il ritratto-paesaggio alla fine enuclea le proprie dinamiche interne di spazio e tempo.
Wim con malcelato entusiasmo di fronte alle sue opere, ci fa notare che:” è affascinante vedere come le linee iniziano a danzare sulla carta, come si crea la profondità e per quanto tempo sia possibile guardare la tela e vedere cose nuove ogni volta. Il paesaggio può essere interpretato come un film poiché riflette chi era l’artista in prima linea e si evolve durante il lavoro”. Una costante per la sua arte è chiedersi dove inizi e dove abbia termine l’autoritratto, collocando nei suoi lavori persone che si confrontano e si interrogano in un dialogo visivo continuo. Nel suo atelier/studio all’interno della casa, il tavolo è ingombro di opere che prendono forma dalla sperimentazione continua, in cui come egli stesso afferma: “il mio corpo, il mio battito cardiaco e il mio respiro definiscono le linee, ma sei tu che assomigli al risultato”. Le “Rebellion Drawing lines” forse agli occhi di profani, possono essere viste come inutili.
Per wimCasier, non è altro che una forma di ribellione contro la corsa al successo in cui tutti siamo immersi. Il segreto per Wim? “Rallentare, tracciando linee. Il mondo di oggi è spesso definito dai bit e dai byte che ci circondano. Possiamo ancora vivere senza Internet, i social media”. Guardando con occhio più attento alle sue opere, possiamo notare che avendo egli lavorato nell’industria del software, le linee possono anche essere interpretate come un riferimento a bit e byte. Come ci spiega, “Uno è la linea, Zero è lo spazio che circonda quella linea. Il lavoro viene creato manualmente”. Casier utilizza tutti i mezzi a sua disposizione dai personal computer ad internet alla telefonia mobile in modo assolutamente dinamico; realizza disegni su carta, fotografa i disegni e utilizza queste immagini sul suo iPad per creare collage. Continua a disegnare sull’iPad, il supporto digitale, poi realizza stampe e lavora manualmente con esse. Tale tecnica gli consente una maggiore efficienza; tuttavia, è anche un modo per una riflessione attenta sulla sostenibilità e sul riutilizzo dei materiali.
I profili e le contemporanee silhouette che emergono sul supporto che di volta in volta wimCasier utilizza, sono di una assoluta bellezza nell’essenzialità del tratto in cui il corpo così delineato emerge, grazie agli imput di cromie ora delicate ed intense, ora decise e diafane. Tutti gli autoritratti e i profili si accampano all’insegna di una continua recherche, in cui la sperimentazione si confronta con la luce e le linee; queste ultime non demarcano campi tonali, piuttosto li definiscono in maniera geniale.
Testo di Teobaldo Fortunato, foto di Wim Casier