C’è un modo di dire in Italia che ha per anni ridicolizzato i proclami da autoritarismo dell’Istituto Luce. E invece gli americani proprio a quei filmati sono legati al punto da metterli nel loro museo di arte moderna per antonomasia. Ed è così che l’Istituto Luce, spesso snobbato in patria, si impossessa delle sale del MoMa di anno in anno, con retrospettive e tributi ai grandi della cultura italiana. Perché il cinematografo dei primi decenni del Novecento era una voce autorevole e spesso unica per la documentazione dell’Italia a cavallo delle guerre. Dopo Pier Paolo Pasolini qualche anno fa, ora arriva il momento del ricordo di un altro sommo del cinema nostrano: Ugo Tognazzi.
Il primo tributo alla commedia all’italiana risale al 1986, quando proprio nelle sale chic di New York andò in scena il ciclo “Comedy, Italian Style” che ripose al centro dell’attenzione un genere spesso sbeffeggiato in patria. Dal 5 dicembre 2018 (fino al 30 dello stesso mese) invece ci sarà il tributo al grande attore, regista e sceneggiatore italiano Ugo Tognazzi (1922-1990).
La retrospettiva prestigiosa inizia con quello che è involontariamente un doppio ricordo a due grandi che non ci sono più: “La tragedia di un uomo ridicolo” è infatti un film del 1981, diretto da Bernardo Bertolucci, scomparso pochi giorni fa.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 1981, è valso a Ugo Tognazzi il premio per la migliore interpretazione, proprio all’attore che è stato tra l’inimitabile quintetto di attori dell’età d’oro del cinema italiano: Tognazzi, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Alberto Sordi e Nino Manfredi, che ha inventato e divulgato la commedia all’italiana.
Il MoMa quindi torna su quella stagione considerata il massimo dell’arte cinematografica italiana nel mondo fatta da tragicomica mescolanza di follia e malinconia, protagonista al botteghino italiano negli anni ’60 e ’70. La carriera di Tognazzi è iniziata al fianco di Raimondo Vianello in commedie satiriche d’abbozzo della nascente televisione italiana degli anni Cinquanta – i suoi doni di imitazione e improvvisazione sono esilarati in film come I mostri di Dino Risi (1963) e Una Questione d’onore di Luigi Zampa (1965) – e approfondito come i suoi ruoli negli anni successivi sono diventati più acidi e introspettivi.
Se un tipico personaggio di Tognazzi era virile e dissoluto, mentre parlava dolcemente nei letti, negli uffici esecutivi e nei corridoi del potere, si trovava di fronte anche alla consapevolezza della propria mortalità. Un testimone in questa retrospettiva, quindi, è il passaggio apparentemente inesorabile di un uomo dall’aspirazione sfacciata che cerca di preservare la sua dignità di fronte al passar del tempo.
In collaborazione con Luce Cinecittà, a Roma, il MoMA celebra Tognazzi con una retrospettiva che attraversa la sua carriera di quattro decadi. La serie comprende 25 dei suoi quasi 150 film, tra cui i suoi indimenticabili spettacoli in Il fascista di Luciano Salce (1961), La vita agra di Carlo Lizzani (1964), Porcile di Pier Paolo Pasolini (1969), La Grande Bouffe di Marco Ferreri ( 1973), Gli amici miei di Mario Monicelli (1975), La cage aux folles (1978) di Édouard Molinaro e La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci (1981).
Organizzato da Joshua Siegel, Curatore, Dipartimento di Cinema, Museo d’arte moderna, Camilla Cormanni e Paola Ruggiero, Luce Cinecittà.
La retrospettiva organizzata da Camilla Cormanni e Paola Ruggiero per Istituto Luce Cinecittà, insieme a Josh Siegel, curatore del Department of Film del MoMA, vedrà all’inaugurazione la presenza della figlia dell’attore, Maria Sole Tognazzi.
Foto d’apertura: “La tragedia di un uomo ridicolo”, Archival 35mm print from Luce Cinecittà; courtesy Warner Bros