Incredibile pensare che ci sia ancora qualcuno che quando incontra Ambra dica: “Ti seguivo sempre a Non è la Rai”. Capitato sotto i nostri occhi quando abbiamo intervistato l’attrice con Matteo Cremon per lo spettacolo La Guerra dei Roses. Una virata impegnata, di teatro d’autore per Ambra Angiolini che in realtà il teatro l’ha sempre fatto, quasi immediatamente dopo l’abbuffata tv degli anni 90.
E anche con scelte coraggiose: “Ho accettato questo ruolo perché mi fidavo della regia di Filippo Dini e ci ho preso. Perché costruirlo con lui che ci diceva di essere quanto più viscerali possibile è stata una vera sfida. Nelle prove eravamo sfiniti, davamo il meglio, o il peggio di noi”.
Perché la celebre storia del romanzo (poi divenuto uno dei cult cinematografici degli anni 80 con Michael Douglas e Kathleen Turner diretti da Danny De Vito) è un pezzo di cultura contemporanea, tutti ce la sentiamo addosso.
L’autore del romanzo, Warren Adler, ha creato una commedia straordinaria, raffinata e caotica al tempo stesso, comica e crudele, ridicola e folle, che narra della lenta e terribile separazione tra i coniugi Rose, lui ricco e ambizioso uomo d’affari, tronfio della sua fortunatissima carriera, lei una moglie obbediente, ma mai dimessa.
Ambra dice che i risvolti privati vengono a galla sulla scena, un vero piano inclinato (anche fisico) in bilico tra finzione e realtà: “Tutti ci siamo trovati prima o dopo in una situazione simile. Le separazioni sono sempre conflittuali, si cerca sempre di affermare la propria verità. E poi c’è la scelta: o andare a fondo e impiegare le energie in una folle corsa alla distruzione. O ragionare. In questo testo si va a fondo”. Talmente tanto che l’attrice dice di aver constatato con il suo ex compagno, Francesco Renga, il limite “a cui potevamo arrivare”.
Bella prova di coraggio e bella prova professionale per Ambra. “Volevo assolutamente lavorare con un regista contemporaneo e geniale – dice – ed era tutto troppo, il film e il romanzo era tutto fatto così bene. Quindi quando mi ha proposto La Guerra dei Roses per me che sono tanto ansiosa e dubbiosa è stata una vera prova. Il lavoro a volte risolve pezzi di vita”.
Il teatro deve essere raggiungibile dice Ambra: “Da tutti, anche dai giovani perché le letture come questa non spaventa chi non è abituato a vedere questo tipo di teatro. Ci credo molto, anche se è sempre difficile fare delle scelte che possano essere di qualità e di contenuto e appetibili per una grande platea”.

Fino al 26 novembre – Teatro Manzoni Milano