Stanlio e Onlio erano gli eroi della comicità del Novecento, quella dei primi film popolari, e anche dei primi divertimenti davanti alla tv in bianco e nero. Ma anche loro ebbero una parabola discendente, ed è proprio di quella fase che si occupa il biopic presentata ieri alla Festa del Cinema di Roma.
Comico, commovente e convincente. Così si può definire il biopic diretto da Jon S. Baird ed interpretato dagli attori Steve Coogan, Stanlio, e John C. Reilly, Ollio. Ma diciamo la verità: non era semplice riportare in vita la prima coppia comica del mondo della storia cinema, con lo scopo di scavare a fondo nei loro tormenti e fallimenti, senza tralasciare, almeno per quello che si è visto, nessuna ombra relativa ai due iconici attori.
Questa missione apparentemente impossibile è riuscita perché Baird, in conferenza stampa, ha affermato: “Sono un fan dei due comici e fino adesso avevo notato che nessuno era andato ad indagare nei loro problemi economici e di salute”. . Ciò che incuriosisce è sapere come è stato l’approccio per entrare nei rispettivi ruoli dei due attori.
“Ho sempre imitato Stanlio davanti allo specchio. Mi esercitavo quando ero bambino” ha risposto Coogan; mentre Reilly appare più giocherellone dicendo: “Dovevo aumentare di peso e mi preoccupava visto che da poco ero dimagrito di diversi chili”.
Ma entrambi gli attori, anche se a rispondere è solo Coogan, ammettono che quando sono stati ingaggiati per questo progetto si sono sentiti, dal primo momento, sia entusiasti che ansiosi di farne parte.
Nella sua essenza il lungometraggio racconta gli ultimi venti anni di carriera del duo comico, ma partendo dal 1937 per poi riprende la storia ben sedici anni dopo, esattamente nell’anno in cui ha inizio la loro ultima tourneé teatrale in Europa. Il film mostra il vero rapporto di amicizia fra i due, che si plasmò definitivamente proprio in quel periodo di oblio: “Abbiamo lavorato con i nipoti di Stanlio, cercando informazioni e testimonianze. E’ stato come comporre un puzzle. Se un pezzo mancava lo si aggiungeva con delle congetture o con delle licenze poetiche” ha detto in merito il regista; aggiungendo anche che: “questo film parla di loro due al di fuori del grande schermo e realizzarlo solo in bianco e nero non avrebbe permesso, nella sua completezza storica, di vedere i colori della Hollywood di quei tempi e l’Europa dopo la seconda guerra mondiale”.
Soprattutto ciò che ha colpito della pellicola è anche il make-up che ha reso, i due interpreti, identici a quelli originali; tali da non notare la differenza. I 97 minuti scorrono lisci senza un momento in cui lo spettatore ha motivo di perdere l’attenzione, tra gags e momenti riflessivi, nonché drammatici. Una scena su tutte che ha commosso è quando i due litigano in pubblico, accusandosi reciprocamente e stuzzicandosi, in maniera del tutto involontaria, come nei loro classici sketch, fanno scattare l’applauso dei presenti credendo che fosse una scena. Da vedere.
Testo e foto a cura del nostro inviato alla Festa del Cinema di Roma, Vincenzo Pepe