28 Dicembre 2020

Andy Warhol re del Pop, re di Instagram

Principesse e industriali stanno scoprendo di essere stati ritratti da Andy Warhol decenni fa. Tutto merito di una pagina Instagram che recupera opere oscure.

28 Dicembre 2020

Andy Warhol re del Pop, re di Instagram

Principesse e industriali stanno scoprendo di essere stati ritratti da Andy Warhol decenni fa. Tutto merito di una pagina Instagram che recupera opere oscure.

28 Dicembre 2020

Andy Warhol re del Pop, re di Instagram

Principesse e industriali stanno scoprendo di essere stati ritratti da Andy Warhol decenni fa. Tutto merito di una pagina Instagram che recupera opere oscure.

E se Warhol oggi usasse Instagram? Sarebbe una delle sue passioni, indubbiamente. Come passione è la collezione dei suoi ritratti per Cami Alfano, il collezionista che ogni giorno dedica parte del suo tempo ad alimentare una pagina Instagram su Andy Warhol, un account molto insolito, dedicata esclusivamente ai famigerati “portraits”.


Andy Warhol – Portrait of Georges Marciano (Guess?)
Year 1980

Mi piace vedere i suoi ritratti tutti assieme, uno accanto all’altro, ripescati in maniera ordinata e filologica“, ci racconta presentandoci Andy Warhol Portraits. Dell’iniziativa, totalmente indipendente e amatoriale, l’archivista e appassionato di Pop Art, non parla volentieri. Dei suoi contenuti sì, invece. Perché è proprio lui il primo a riscoprire, grazie a cataloghi vecchi, riviste conservate scrupolosamente, tutti i misteri e le ripetizioni possibili e immaginabili dell’opera su “commissione” del grande genio americano. La Pop Art alla portata di tutti, all’epoca della sua realizzazione, oggi viene portata al pubblico che ne fruisce semplicemente scoprendola di giorno in giorno.

La tua pagina è intitolata ai “portraits” di Warhol. Secondo te, cosa penserebbe lui dei social media?

Io credo che Instagram sarebbe il suo social preferito. Pubblicare la miriade di foto che scattava quotidianamente sarebbe stato il suo miglior passatempo e il mezzo più appropriato per diffondere la sua visione “pop” delle cose.

Ci sono delle analogie tra come usiamo noi Instagram e la sua opera?

La forma delle immagini postate su Instagram, il quadrato, era la figura geometrica scelta per i quadri delle celebrità che ritraeva Warhol. Anzi, il preferito era il formato 40 per 40, espresso in pollici, l’equivalente di un metro per un metro in cm. Era questa la misura standard dei suoi ritratti a partire dagli inizi a fine anni Sessanta.

Andy Warhol – Portrait of Sylvia de Waldner (earlier series)
Year 1974.

Come ti è venuto in mente di aprire la pagina un anno fa?

Quale miglior occasione, ho pensato, poteva essere, in primo luogo per me stesso, e poi per tutti gli altri, veder tutti i ritratti raggruppati in un unico supporto….e nel caso specifico Instagram me ne ha dato la possibilità.

Del resto Warhol sognava di poter vedere un giorno tutto i suoi ritratti accostati l’uno all’altro in un un museo, per rappresentare quella che riteneva la sua opera più importante e che lui avrebbe chiamato “la SocietyPortrait”.

Sappiamo che ci sono tante celebrità del passato che si sono viste pubblicate sulla tua pagina e avevano addirittura perso traccia di questi quadri. Che effetto ti fa?

Nell’epoca in cui tutto è reperibile su Internet, c’è ancora qualcosa che rimane non pubblicato, dimenticato negli archivi. Io credo sia dovere di tutti coloro che sono mossi da una passione, rendere fruibile agli altri quello di cui dispongono. Amo essere catturato dallo stesso entusiasmo di chi apprezza l’arte come me. Amo poter condividere tutto il sapere accumulato negli anni su un argomento specifico.

A chi è diretto quello che fai con Andy Warhol Portraits?

Chi è interessato all’immenso lavoro artistico di Warhol ha oggi diversi mezzi per soddisfare tale interesse. Ma chi vuole approfondire un aspetto peculiare della sua produzione, come nel caso della ritrattistica, ha dei limiti dettati dalle lacune conoscitive, da approfondimenti mancati, da lavori realizzati e rimasti non pubblicati nel corso degli anni. Un enorme contributo in tal senso è il lavoro monumentale che la Warhol Foundation sta compiendo con i Cataloghi Ragionati pubblicati da Phaidon, pubblicazione cominciata nel 2001, e che è arrivata ad oggi al volume 5 il quale ricopre la produzione artistica di Warhol fino al 1978. Attualmente è in preparazione il volume 6 che arriverà fino al 1980.

In alto a sinistra, Andy Warhol – Portrait of Carla Pizzera (Ritratto di Carla n*1 e n*2) Year 1974. Il ritratto maschile è invece di Hans Preben Smith, 1974, e dietro la sua vendita e reperibilità c’è un mistero che Andy Warhol Portraits ha risolto.

Warhol è morto nel 1987. Tu lo hai recuperato negli anni?

Il mio interesse per Warhol nasce dai ricordi di un bambino che nel 1981 viene trascinato dal padre e catapultato in un caos mediatico che avveniva davanti ai suoi occhi, allo stesso tempo spaventati e affascinanti, in occasione di una conferenza stampa per il grande incontro tra Warhol e Beuys a Piazza dei Martiri a Napoli.

E poi da quel ricordo cosa è nato?

Chiuso in un cassetto della memoria Warhol è rispuntato nei miei interessi anni dopo, nel 1987 e da lì in poi non si è più smosso. Ho iniziato a ricostruire la sua opera attraverso le celebrità con le quali lui aveva a che fare, molte delle quali erano i miei eroi di ragazzino. Io ricercavo, ritagliavo, collezionavo, e spesso in quelle foto pubblicate dalla stampa dell’epoca lui era con i divi del tempo. E da lì partono le mie ricerche per capire chi può essere stato soggetto di un ritratto.

Che rapporto aveva lui con questa sua produzione?

I ritratti sono stati un chiodo fisso per Warhol nel corso degli anni  70/80 perché rappresentavano la sua principale fonte di guadagno e la possibilità di sperimentare con il resto delle sua produzione senza preoccuparsi eccessivamente dell’andamento delle quotazioni di mercato.

La tua soddisfazione maggiore?

Alcuni di questi ritratti non erano in possesso nemmeno dei proprietari…. Andy Warhol Portraits ha pubblicato anche ritratti che precedentemente non erano ancora stati pubblicati, di alcuni non esiste neanche una foto appropriata. Quando reperisco foto sbiadite scolorite cerco di restaurarle partendo da varie assunzioni anche in base a confronti.

Ti sarebbe piaciuto vivere da adulto quando Warhol era in attività?

A volte fantastico su queste feste, eventi, serate in cui era onnipresente, di cui rende conto ossessivamente nei suoi “diaries”. Molti casi servivano principalmente a questo: incontrare celebrities e chiedere loro di farsi ritrarre. Avvenivano per commissione, il suo entourage era tutto spinto….”to pop the question”, che nel suo gergo significava “fare la domanda: che ne pesa di farsi fare il ritratto?”.

Perché ci sono stessi soggetti con diversi colori?

Oltre il formato anche il prezzo era standard, i primi due 25000,00 dollari e 5000,00 per ciascuno degli altri a seguire. E quindi un ritratto era composto di 2, di 4 o 24 tele a seconda della tasca, molti rimanevano nella Factory di New York per essere usati per il mercato e non necessariamente per essere acquistati dal committente. Ecco perché può capitare che oggi una principessa o una attrice si ritrovi a guardare alcune varianti dei suoi ritratti di cui non conosceva neanche l’esistenza .

Le tue pubblicazioni scatenano varie ipotesi sul reperimento di fonti. Tu cosa hai da dire in merito?

Chi è appassionato alla ritrattistica di Warhol non può essere soddisfatto sufficientemente dalla eventuale ricerca fatta sul web, il risultato, seppure utile, sarebbe in tal caso però poco esaustivo.A me capita ancora di scoprire versioni inedite del soggetto di un ritratto quando pensavo ormai di averli visti tutti. La fonte principale resta il cartaceo, i libri, gli archivi di biblioteche, gli innumerevoli cataloghi di mostre accumulati negli anni, ma soprattutto le riviste.

Cosa hai imparato in questo percorso?

La cosa strana ma fondamentale, è quanto l’opera di Warhol sia stata da subito documentata in ambienti non strettamente artistici. Non era un’opera elitaria ma popolare. Io ritrovo spunti e tracce dei suoi ritratti principalmente non in riviste specializzate di arte, ma riviste dei più svariati ambiti della cultura pop, quelle di moda, di musica, di spettacolo in generale. Credo siano affascinanti proprio per questo, fanno parte, chi più chi meno, del nostro immaginario culturale collettivo, della cultura pop che ancora oggi affascina. Un immenso rotocalco di society pages che oggi chiameremo “vita social”. Warhol l’aveva già immortalata.

Foto di apertura: una schermata della pagina Instagram Andy Warhol Portraits con Gianni Versace, Daniela Morera, Mario Borsato.

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Christian D'Antonio

Christian D'Antonio

Figlio degli anni 70, colonna del newsfeed di The Way, nasce come giornalista economico, poi prestato alla musica e infine convertito al racconto del lifestyle dei giorni nostri. Ossessionato dal tempo e dall’essere in accordo con quello che vive, cerca il buono in tutto e curiosa ovunque per riportarlo. Meridionale italiano col Nord Europa nel cuore, vive il contrappunto geografico con serenità e ironia. Moda, arte e spettacoli tv anni 80 compongono il suo brunch preferito.
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